Difesa, unione, valore. Quasi come fossero imprescindibili colonne d’Ercole di un progetto nato dalla passione per i colori bianconeri ma che si fonda su principi inderogabili riconducibili a equità e correttezza nello sport. Nelle ultime settimane è balzato agli onori (con tanto di oneri, manifestatisi come colorite e spesso offensive esternazioni social di supporter delle squadre avversarie) delle cronache il nome dell’avvocato astigiano Michele Patrisso, responsabile del team legale e anima fondatrice della Fondazione Jdentità Bianconera. Una realtà che su “X”, l’ex Twitter di proprietà di Elon Musk vanta circa 12 mila follower e che ha accolto moltissimi tifosi della Vecchia Signora del calcio. La Fondazione JB si propone di difendere i colori bianconeri e sollevare quesiti e dubbi sulle condotte delle altre società e ha partecipato alla trasmissione della Rai, Report, nella puntata del 2 febbraio u.s. con focus la situazione debitoria dell’FC Internazionale.
Avvocato, come nasce la Fondazione JB?
Tutto parte da una vicenda scolastica, paradossalmente. La figlia di Massimo Durante, presidente della Fondazione, torna a casa e dice al padre che i compagni le hanno detto che non può tifare per la Juventus, perchè ruba. Massimo rimane interdetto, sulle prime non sa cosa rispondere alla sua bambina: decide di farlo in maniera eclatante, di farle rispondere da migliaia di tifosi bianconeri e inizia a pensare ad un’iniziativa che potesse avere come obiettivo quello di difendere chi tifa Juventus dalle accuse che spesso vengono rivolte al club e ai suoi supporter. Così contatta il collega Vincenzo Mosca, avvocato come lui, e, successivamente, organizza a Torino un incontro con me e con Vito Piemonte. Da quel meeting nasce l’idea di creare una realtà in grado di essere un riferimento per tutti i tifosi bianconeri, in un periodo in cui la Vecchia Signora subiva le gravi ingiustizie derivanti dalla condanna per le presunte finte plusvalenze (che poi si sono rivelate, nei fatti, tutt’altro che fittizie) e le venivano tolti e ridati punti, quasi come nella celebre scena di Karate Kid “metti la cera, togli la cera”.
Le iniziative da un anno e mezzo a questa parte sono state parecchie…
Purtroppo, in Italia, molti tifosi sono prima di tutto “antijuventini” e poi tifano, magari, per la loro squadra La nostra tifoseria è divisa in mille correnti: prima c’erano gli Allegriani e gli “Allegri out”, adesso ci si concentra su Giuntoli, Motta, il mercato di gennaio, tralasciando quelli che sono i veri problemi: noi tifosi siamo visti come semplici clienti dalla Juventus, non c’è parità di trattamento, chi deve giudicare la Società, che per motivi imperscrutabili decide quasi sempre di non difendersi, ha esternato senza vergogna la propria “antijuventinità”. Ecco perché uno dei pilastri della Fondazione è l’Unione. Abbiamo creato una Fondazione, investendo capitali nostri, principalmente per porre fine alla disparità di trattamento che viene riservata alla Juventus fin dai ben noti fatti del 2006. Penso, recentemente, alla penalizzazione della Juventus per le plusvalenze, che, a quanto pare, secondo l’accusa, faceva da sola. Penso alla mancata penalizzazione del Napoli sul caso Osimhen, della Roma e dell’Inter per casi del tutto analoghi. Il tutto forzando quelle che sono le norme di un processo, quello sportivo, che tutto è tranne che giusto, in spregio ai valori della nostra Costituzione. Serviva creare una realtà che supportasse la nostra squadra del cuore e così abbiamo fatto: il secondo pilastro della Fondazione è la Difesa.
La prima grande iniziativa è stata l’esposto, divenuto virale anche sui giornali nazionali…
Neanche tanto in realtà, ha parlato di noi solo Tuttosport, che ci ha messo in prima pagina, gli altri quotidiani hanno messo tutto a tacere: chissà come mai. Era il 5 aprile 2024 e, dopo un accurato lavoro del team legale e dei nostri consulenti contabili, abbiamo deciso di inviare alla Co.Vi.Soc., alla procura federale, al Ministero delle Finanze e alle Procure di Roma e Milano il famoso esposto, con il quale ci chiedevamo se l’Inter a partire dal campionato 20/21 avesse di mostrato di avere la cosiddetta “continuità aziendale” che le consentiva di iscriversi validamente al campionato. Leggendo quello che i giornali (spesso internazionali) riportavano sulla situazione economica di Suning e della famiglia Zhang, ci era venuto il dubbio che la proprietà dell’Inter potesse essere insolvente (la cronaca di questi giorni ci da ampiamente ragione sul punto). Ci siamo chiesti: ma se queste notizie riguardassero la proprietà della Juventus, gli organi di controllo cosa farebbero? La risposta ci sembrava scontata ed abbiamo deciso di smettere di lamentarci sui social e di agire. Noi non siamo né giudici, né organismi certificatori, ci siamo semplicemente posti le domande che avrebbero dovuto porsi in tanti, anche e soprattutto gli organi di stampa indipendenti. Negli anni dal 2021 al 2023, a nostro avviso, l’Inter non aveva diritto ad iscriversi al campionato e ne abbiamo chiesto conto a chi avrebbe dovuto controllare la situazione: questo non significa che avrebbe vinto lo scudetto la Juventus, poteva vincerlo anche il Milan, l’Atalanta, il Napoli o altre squadre.
E poi avete sollevato il caso Lyon Rock…
L’art. 20 bis delle NOIF (le Norme Organizzative Interne della Federcalcio) prevede che “Ove l’Acquisizione avvenga ad opera di società o enti, nazionali o esteri, di qualsiasi genere (anche aventi la natura di trust), i requisiti di onorabilità devono essere soddisfatti da coloro che ne detengano il controllo (per tale intendendosi la condizione di cui al n. 1 dell’art. 2359 del codice civile) nonché da coloro i quali ne esercitino i poteri di rappresentanza o ancora ne risultino i beneficiari effettivi”. Chi si celava dietro Lionrock? Quando era avvenuto effettivamente il passaggio ad Oaktree del 31,05% dell’Inter? Gli organi preposti avevano controllato? Anche in questo caso, nessuno, nè mass media, nè organi competenti, ha indagato sulla questione. Su questo argomento anche il ministro Abodi ha voluto far chiarezza dicendo che “deve esserci trasparenza nella struttura proprietaria dei club: non c’è stata un’applicazione della norma sistematica, puntuale, efficace, trasparente che potesse mettere in condizione tutti di poter vedere dentro questa scatola, che deve essere di vetro, trasparente”.
Pochi giorni fa, inoltre, a dare cassa di rilevanza alla Fondazione è giunta anche la sua presenza a Report nello speciale dedicato proprio alla situazione societaria dell’Inter e al tifo organizzato. Che esperienza è stata?
Una bellissima soddisfazione venire contattati dalla Rai per far conoscere le nostre iniziative: siamo stati i primi a sollevare la questione e Report ce ne ha dato merito! E’ la dimostrazione che la Fondazione ha fatto passi importanti in questi primi mesi di vita. Il mio obiettivo è stato quello di far capire a tutti gli spettatori quelli che erano i nostri quesiti, utilizzando il linguaggio più semplice possibile. E oltre a noi hanno parlato altri professionisti, sottolineando ad esempio le pressioni ricevute per non portare alla luce le anomalie riscontrate nei bilanci (si pensi all’ex funzionario della Co.Vi.Soc): insomma Report ha fatto quello che avrebbero dovuto fare, ben prima, gli altri organi di stampa.
Quali sono i riferimenti attuali della Fondazione?
Oltre al presidente del Consiglio di Indirizzo Massimo Durante, che dedica grande energia alla causa, c’è un CDA composto da professionisti e guidato dal Dottor Eros Durante e un team legale che ha me come responsabile. Altra figura preziosa è il nostro direttore generale, il Dottor Simone Brancozzi, che non appena ha conosciuto i nostri obiettivi e le nostre battaglie ha sposato la causa con grande entusiasmo.
A chi dice che le vostre iniziative non hanno portato a risposte cosa si sente di dire?
Che gli esposti hanno fatto il loro dovere: si parla ancora adesso delle questioni che abbiamo sollevato, noi pretendiamo la par condicio! Inoltre, stiamo ancora aspettando una risposta dalla Consob, che ci ha opposto il segreto d’ufficio: evidentemente sta indagando sulla circostanza se i dovuti controlli siano stati effettuati correttamente. La nostra costante presenza, il nostro evidenziare le anomalie presenti nel mondo del calcio e la nostra richiesta di pari condizioni di trattamento, è una garanzia per tutti i tifosi non solo juventini. Abbiamo appreso con stupore dell’iscrizione alla Fondazione anche di tifosi milanisti e di altre squadre: la voglia di giustizia è tanta e noi siamo l’unico organismo indipendente che solleva certe questioni, di dominio pubblico. I giornali stano iniziando a darci spazio, le televisioni nazionali hanno evidenziato il nostro lavoro, significa che siamo sulla strada giusta. Hanno conosciuto la nostra realtà migliaia di persone. Ai tifosi che si sono stufati dello stato delle cose dico di iscriversi e di venire a far parte della Fondazione: se a far sentire la nostra voce saranno decine di migliaia di persone, certamente le nostre ragioni andranno ascoltate, e i risultati saranno ancor più evidenti. Anche la Juventus stessa, che tutti accusiamo di non difendersi mai da accuse e contumelie, dovrà per forza fare i conti con noi se saremo in tanti a chiederlo.
Sbaglio, o è corretto dire che la Fondazione JB nasce come realtà bianconera ma che in generale persegue valori che esulano dal tifo?
No, non sbaglia. Una analisi corretta. Spesso ci definiscono anti interisti, ma noi semplicemente difendiamo la nostra squadra di fronte ai trattamenti impari subìti. La nostra iniziativa è scalabile. Ci dovrebbe essere una Fondazione per ogni tifoseria: le società ci vedono solo come clienti, ma senza di noi il carrozzone si arenerebbe inesorabilmente.
Prossimo traguardo?
Avere sempre associati sulla nostra “barca”. I tifosi bianconeri possono scoprire ciò che facciamo seguendo i nostri canali social e il sito della Fondazione JB. Perchè il nostro motto è “Fino alla fine … ma è solo l’inizio”. Abbiamo ancora tanto lavoro da fare.