Mi reco al Palucco, sulla strada regionale 10, al numero 90, dove mi aspetta nel giorno del suo compleanno (23 gennaio), Alberto Negro, che mi riceve in un salotto con i muri tapezzati di fotografie,
Mi reco al Palucco, sulla strada regionale 10, al numero 90, dove mi aspetta nel giorno del suo compleanno (23 gennaio), Alberto Negro, che mi riceve in un salotto con i muri tapezzati di fotografie, con molti album di fotografie e di articoli. Dopo Giovanni Gerbi, Amulio Viarengo, Natalino Arata, Battista e Marco Giuntelli, Luigi Marchisio, Osvaldo Della Latta, Sebastiano Torchio, negli anni ?50 sarà Alberto Negro a rinverdire i fasti ciclistici astigiani. Era nato qui nel 1929, ultimo dei 5 figli (solo maschi) di Natale e Margherita Cerrato. All'età di 16 anni inizia la passione della bicicletta seguendo le orme di Attilio Fassio, dilettante del Pedale Astigiano, con sede al caffè Italia, con la bicicletta Legnano (già con discreto telaio e cambio Regina Margherita) donata da suo fratello Rinaldo.
Allora non vi era la categoria esordienti e a 17 anni corre da allievo. La prima grande affermazione è nel ?47 quando nella Torino- Bardonecchia conquista il titolo di campione regionale allievi arrivando solo e vince anche le corse di Casale, Acqui, Tortona, Torino e Genova con bici Marco Giuntelli.
«Nel 48 sono passato dilettante con la Way Assauto, con la bici Battista Giuntelli, che aveva il negozio in via a Cavour svuotato dall'alluvione. Ho vinto ad Acqui sotto un forte temporale e la coppa internazionale a Boscomarengo (Al) battendo i corridori locali della società Siof con allenatore Cavanna e il massaggiatore cieco di Fausto Coppi, che ha voluto congratularsi con me. Nel ?49 ho corso nella squadra di Gerbi, che faceva il direttore sportivo con buoni risultati. C'erano Roberto Francesco di Refrancore, Doviglio Tosetto di Vaglieranno, Ugo Massocco di Alessandria. Nel ?50 sono andato a Torino al Velo Club Covolo, perché Gerbi aveva chiuso la squadra. A Torino nel gran premio "Snia Viscosa" sono arrivato secondo. In squadra c'era anche Conterno e nella corsa di Novara sono caduto all'arrivo rompendomi la clavicola. Sono andato a militare a Palermo e nel ?52 mi allenavo da solo.
L'anno dopo ho ripreso a correre nella Covolo. Nel 1954 vesto la maglia Ceat, vinco la prima corsa a Torino e poi a Ivrea arrivo solo al 1° Trofeo Gran Premio Olivetti sotto il temporale. L?ultima corsa da dilettante fu la Torino-Caluso. Nel 1955 sono professionista con la bici Torpado e nel Giro dell' Emilia Romagna, dopo il via, andai in fuga con 15 corridori. Sulle prime rampe dell'Appennino ho lasciato tutti e ho passato solo l'Abetone e il Barigazzo, le due montagne amate da Bartali e da Coppi. Portavo la maglia della mia città: Asti con il Veloclub San Pietro. Poi ho corso con la squadra Carpano di Fausto Coppi il giro d'Italia del ?56 e del ?57 con l'Asborno. Fausto Coppi contava molto sulla mia presenza e partecipai anche al giro della Svizzera: sia in uno che nell'altro sfiorai la maglia di primo in classifica. Durante la tappa Pescara-Campobasso, a 30 km dal traguardo, sono stato raggiunto e vinse Charly Gaul con Fantini in maglia rosa».
Fu l'anno della tappa del monte Bondone, monte di Trento dove sotto una tremenda bufera vinse Gaul dando 8'a Fiorenzo Magni e 15' al torinese Agostino Coletto. Negro arrivò anche lui (molti si ritirarono) vestito da alpino, impossibile riconoscerlo. Termina così la carriera di Alberto Negro, gregario di lusso del campionissimo Fausto Coppi, schivo e modesto, arrampicatore/passista.
Paolo Cavaglià