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Orange, il giorno dopo la delusioneGiovannone: «Si vince o si cambia»
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Orange, il giorno dopo la delusione
Giovannone: «Si vince o si cambia»

Il giorno dopo in casa orange. Difficile da digerire il boccone amaro del pesante rovescio nei quarti di Coppa Italia di serie A contro la Lazio. Primi della classe gli astigiani, ma, purtroppo,

Il giorno dopo in casa orange. Difficile da digerire il boccone amaro del pesante rovescio nei quarti di Coppa Italia di serie A contro la Lazio. Primi della classe gli astigiani, ma, purtroppo, “zeru tituli” conquistati nell’ultimo anno e mezzo. Come ha vissuto questa debacle la dirigenza? La parola al vicepresidente Claudio Giovannone.
Claudio, dopo le tre  sconfitte dell’anno scorso un’altra pesante delusione…
«Meno grande di sicuro specie se paragonata a quella della semifinale campionato dello scorso anno però brutta davvero e  soprattutto difficile da comprendere e ancora di più  da giustificare. Potrebbe sembrare ormai che questo gruppo di giocatori che abbiamo messo insieme anno dopo anno non sappia mai  vincere quando conta. Certamente si tratta di un loro atteggiamento mentale di grande debolezza e immaturità. Senza dimenticare forse un eccesso di presunzione. Una forma mentale che comunque non è da campioni quali credevo e che provo a continuare a credere che loro siano; 41 partite consecutive senza sconfitte in campionato stanno lì a testimoniare che da due anni ormai l’Asti è la squadra più forte in Italia,  però per qualche motivo quando è ora di vincere le partite importanti noi…Semplicemente non le giochiamo come possiamo e sappiamo fare. E i risultati si vedono».

Eppure quest’anno vi siete ancora rinforzati, e non poco…
«Questo lo pensavo anch’io però ti devo dire che per il momento la conferma purtroppo non ce l’ho, visto che quello che ho visto finora sul campo non risponde di certo alle mie aspettative. Ci mancava un difensore molto bravo e abbiamo preso sul mercato quello che dovrebbe essere il più bravo di tutti, serviva un laterale difensivo di peso e anche lui è arrivato. E’ vero che, anche se con un bel po’ di fortuna specialmente nel corso delle ultime partite, in campionato anche quest’anno non abbiamo ancora mai perso, però devo dire che per adesso non è che abbiamo fatto poi chissà quali grandi partite. E nemmeno abbiamo offerto ai nostri tifosi quello spettacolo che, almeno a volte, si era visto lo scorso anno. A riprova di questo puoi vedere anche tu che ci segui in casa ad ogni partita come la presenza del pubblico stia purtroppo diminuendo partita dopo partita. Per carità e lo dico chiaro: non è una questione di incassi che, come sempre abbiamo fatto, doniamo in beneficenza a chi ha più bisogno ma direi piuttosto una specie di disamoramento di una parte di chi ci ha seguito nel passato che evidentemente non si diverte più così tanto da venire a sostenerci di persona».

Cos’è che non funziona a tuo parere?
«Sinceramente non riesco a capirlo. La società ha ingaggiato Polido, un nuovo tecnico, bravissimo giovane vincente e che vincerà ancora molto in questo sport, lui  giustamente ha imposto le sue idee e i suoi moduli di gioco stravolgendo non poco gli assetti tecnico-tattici del passato, però al momento mi sembra di poter dire che certi errori, più che altro di testa nel gruppo di giocatori, continuano a manifestarsi. E questo è un fatto molto grave per una squadra che nutre le nostre ambizioni. Lasciami anche dire che, per lo meno, mi auguro che questa ultima brutta partita abbia messo a tacere quelli che lo scorso anno hanno attribuito le nostre sconfitte esclusivamente alle presunte incapacità di Sergio Tabbia. Spero che sia chiaro a tutti  oggi che non era così visto che alla fine in campo ci vanno i giocatori».

Anche le scelte di Polido stanno creando qualche malumore e qualche polemica tra i tifosi…
«Guarda, nel quotidiano di ognuno di noi ci devono essere delle regole ben precise. Ed è assolutamente necessario rispettarle sempre se no non si è uomini. Il mio credo in ogni cosa che ho fatto nella vita è che ognuno, all’interno di qualsiasi gruppo, deve fare e possibilmente al meglio la sua parte. Non mi sono mai permesso e non lo farò mai nemmeno in futuro di mettermi a discutere di scelte tecniche. Non è questo il mio compito all’interno della società. E magari farei solo disastri come fa, per forza di cose, chi si crede onnipotente e vuol decidere qualcosa quando altri sono più competenti di lui. Detto questo, se torniamo all’ultima sconfitta in Coppa Italia ti posso dire che Kiko, Fortino e Marquinho non erano in grado di scendere in campo per problemi muscolari, mentre sicuramente uno come il nostro capitano Ramon sarebbe stato utilissimo nel prosieguo se fossimo andati avanti come ragionevolmente pensavamo di poter fare.

Noi siamo andati Pescara per vincerla la Coppa Italia e le nostre partite dovevano essere tre e non una sola. Infine abbiamo 16 giocatori e in campo si va solo in 12. E comunque se le cose a fine campionato non dovessero andare come tutti speriamo il mister sarà l’unico del nostro roster e staff a poter decidere liberamente del suo futuro. A proposito di infortuni muscolari: purtroppo, anche quest’anno, ne abbiamo sofferti troppi e tutti causati esclusivamente dal parquet del Palasanquirico ormai troppo vecchio, obsoleto e tremendamente pericoloso. Non gravissimi infortuni e aggiungo, per ora, grazie a Dio, ma troppo spesso determinanti per le scelte tecniche del mister che si è ritrovato a dover tenere fuori giocatori che avrebbe voluto far scendere in campo. Sinceramente non so per quanto tempo saremo ancora disposti ad accettare di giocare là dentro alle condizioni attuali.

E’ tristemente logico che per me sarebbe una grande sconfitta, la più grande di tutte, quella di dover portare via da Asti questa squadra, però se e quando sarà il caso dovrò comportarmi di conseguenza. Infine vorrei anche sottolineare che nel corso della partita contro la Lazio non siamo certo “stati aiutati” da un arbitraggio troppo severo. Sia ben chiaro: noi non abbiamo perso per colpa degli arbitri, però di certo una discreta mano ce l’ha data anche il signor Genolese come purtroppo sono tre anni che capita puntualmente quando ci arbitra lui. Sarà che non ama l’aria di Asti che ti posso dire…Non ricordo due nostre espulsioni, discutibilissime oltretutto e a pochissimi minuti di distanza una dall’altra da quando la nostra società esiste».

La squadra è piena di campioni, giocatori che hanno già vinto molto e che non dovrebbero trovare grandi problemi solo cambiando moduli di gioco e schemi, dico bene?
«Verissimo, campioni ne abbiamo talmente tanti che diventa inutile nominarli tutti, addirittura tre di loro sono freschi campioni d’Europa però per noi, per Asti intendo, loro non hanno ancora vinto praticamente nulla. Davvero non so cosa pensare, ci sarebbero troppe variabili in ballo, magari alcuni dei nostri giocatori sono già troppo appagati dai successi ottenuti con altre squadre, magari alcuni il meglio lo hanno già espresso in passato, forse non hanno più la “fame” necessaria per vincere ancora o forse abbiamo sbagliato tutto noi ed io in particolare impostando la società con un modello troppo familiare».

Questo non te lo volevo chiedere io ma.. non è che li trattate troppo bene?
«Non sei l’unico a farmi questa domanda. Anche molti nostri tifosi me lo chiedono ogni sabato. Ed è una cosa che mi rattrista molto perché, a mio parere, tutte le persone dovrebbero, nella vita, essere trattate con il massimo rispetto proprio così come noi trattiamo i giocatori. Poi però quando vedo i nostri perdere senza lottare con la giusta determinazione contro squadre nelle quali gli stipendi vengono pagati “ogni tanto” e dove i giocatori vengono trattati come figurine da scambiare senza un minimo di umanità allora qualche dubbio di averli viziati troppo mi viene. Anche perché il rispetto non può non essere reciproco in questi casi. E’ ben noto a tutti ormai nel calcio a 5 in Italia che moltissimi giocatori di altre squadre sognano di venire qui da noi perché considerano Asti come un Paradiso, però, attenzione, il Paradiso non può essere gratuito e bisogna saperlo meritare. Questo vale soprattutto per il futuro dei nostri attuali giocatori».

Deluso per l’eliminazione dell’U21?
«Assolutamente no. Siamo andati a Pescara con tutti giocatori astigiani, con una età media inferiore ai vent’anni, altro che Under 21! Abbiamo incontrato subito una squadra, l’Acireale, i cui ragazzi, un po’ più vecchi di età, giocano stabilmentein A2 e che hanno fatto più che altro valere la loro maggiore esperienza in questo tipo di competizioni. I nostri si sono comportati benissimo, hanno dato tutto ma proprio tutto quello che potevano, cosa potrei chiedere loro di più? Meritano solo i complimenti. Tutti sanno quanto mi stia personalmente a cuore il settore giovanile, e, lasciami dire, quasi più a livello sociale per la nostra città che per i risultati puramente sportivi che si possono ottenere, ma purtroppo a livello di imprenditoria astigiana sembra che io sia l’unico al quale interessano o si preoccupa per questo genere di cose. E comunque tutte le squadre del nostro settore under hanno già vinto o stanno per vincere i rispettivi campionati di categoria».

E adesso?
«E adesso viene il bello oppure il brutto, dipende da come finirà il campionato. Con i ragazzi sono stato, come è il mio solito, molto chiaro prima dell’inizio della stagione: quest’anno Asti deve vincere il campionato. Non è pensabile mantenere questi assetti e soprattutto questi costi se si continua a non vincere la competizione più importante. Se loro non cambieranno, e in fretta,  registro, a fine stagione a livello societario trarremo le nostre conclusioni e con ogni probabilità decideremo di aprire un nuovo ciclo visto che questo, pur formato da grandissimi campioni, si è rivelato perdente. Con tutto l’affetto che ho per loro e per le loro famiglie nello sport chi perde non ha scuse a casa mia specialmente quando è il più forte. Abbiamo ottimi giovani in prestito ad altre società di A, A2 e B e altri ne abbiamo nelle nostre squadre giovanili, loro saranno i nostri futuri campioni che insieme ai pochi giocatori attuali che, dopo un bel bagno di umiltà, potrebbero rimanere ancora con noi. Andranno a formare una squadra che sarà comunque di ottimo livello con meno ambizioni immediate forse ma con quel grande spirito di gruppo che a questi di oggi è mancato. Se dovesse andare così comunque tutti tranquilli per favore perché gli obiettivi saranno sempre gli stessi: vincere e far divertire i nostri tifosi, questo è sicuro!».

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