Il capitano inginocchiato a terra, commosso, dopo aver segnato il rigore dello scudetto: è questa l’immagine iconica della storia del futsal piemontese, e ha quali attori protagonisti l’Orange Asti e il proprio leader, Ramon Bueno Ardite. Nel 2016, dopo i penalty, la società del patron Claudio Giovannone, superando il Real Rieti si laureava campione d’Italia. Sei anni dopo, il PalaBrumar è pronto ad ammirare le gesta del calcettista che più di ogni altro ha lasciato in città un’impronta indelebile. Il grande colpo di mercato del sodalizio presieduto da Piergiorgio Pascolati e del main sponsor Brumar di Bruno Scavino è proprio Ramon, pronto a essere il leader di una squadra giovane e ambiziosa, ai nastri di partenza della Serie A2.
Ramon, bentornato. Come è nata la trattativa per il tuo ritorno in Orange?
Dopo la promozione in Serie A con Pomezia avevo alcune opportunità interessanti, e le ho valutate con attenzione. Potevo restare in Italia e si era manifestata la possibilità di un’avventura all’estero, in Belgio. Mentre ero in Brasile dalla mia famiglia mi ha contattato il dg, Marco Caccialupi, e l’idea di tornare nella città che più di ogni altra mi è rimasta nel cuore mi ha subito affascinato. Ad Asti posso stare con la famiglia e vestire una casacca che mi ha dato molto, la scelta è stata fatta con il cuore ma anche con la consapevolezza che arrivo in un club serio e affidabile, composto da persone che stimo.
Quanto è cambiato l’Orange Futsal e quanto sei cambiato tu in questi sei anni?
Ricordo bene quando scelsi di giocare per Asti, e sposai il progetto di un grande uomo di sport come Claudio Giovannone. Era allora un sodalizio emergente e fu una scelta azzeccatissima. Oggi l’Orange Futsal è cambiato, ma solo parzialmente: ci sono sempre dirigenti che stimo, come Milosevic e Caccialupi, i principi sono gli stessi. Sono variati gli scenari, la squadra è ripartita dalla Serie D e ha valorizzato tanti giovani, che possono far bene. Segno che i tecnici hanno lavorato e continuano a lavorare alla grande. Il Ramon che torna in Piemonte è un calciatore che ha una voglia matta di vincere e cercare di trasmettere alla squadra la sua determinazione e la sua esperienza. Sono pronto a lottare ogni giorno, a sudare fin dal primo allenamento per puntare al vertice. Dopo gli Orange ho vinto alla Luparense e ho vissuto una esperienza indimenticabile in Spagna, al Jean. Ogni atleta che ne ha la possibilità dovrebbe affrontare un campionato come quello iberico, che è professionistico in senso assoluto.
Intervista completa nell’edizione di martedì 23 agosto, disponibile anche in edizione digitale