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Silvio Brustolin, portiere astigiano doc dei galletti

Il classe 1995 è una delle grandi certezze della compagine di Montanarelli

Un ASD Asti attualmente a punteggio pieno in Eccellenza dopo sole tre partite ma fermo addirittura da tre mesi a causa della seconda ondata del Covid-19.

Il capitano della squadra biancorossa allenata da Davide Montanarelli è il portiere Silvio Brustolin, nato nella nostra città il 29 ottobre 1995. Un particolare curioso: in quello stesso giorno, con Renato Biasi tra i pali, l’Asti affrontava il Saluzzo tra le mura di casa. Valevole per il campionato di Serie D, quella gara finì a reti inviolate. Cresciuto nel Valleversa, Silvio ha poi giocato con Astisport e Colline Alfieri Don Bosco.

Dopo l’accordo di collaborazione tra quest’ultima società e l’Asti Calcio, il nuovo sodalizio, denominato Alfieri Asti prima e ASD Asti poi, ha schierato sempre Brustolin come portiere titolare. Rimasto fermo per alcuni mesi a causa di un serio infortunio allo scafoide del polso destro e tornato in squadra nel gennaio di due anni fa, l’estremo difensore biancorosso, a partire dal 3 settembre del 2017, ha collezionato finora 67 gettoni di presenza in campionato. Lavora per un’azienda vinicola. Abita ad Asti con la compagna Rea e con il piccolo Thomas, che è nato il 7 settembre scorso.

Silvio, come stai vivendo il secondo lockdown?

«Rispetto a quello di primavera, che è stato generale, lo vivo in maniera diversa, anche se il primo era arrivato verso la chiusura della stagione regolare (mancavano infatti nove giornate, ndr). All’inizio dell’autunno eravamo partiti molto bene, poi non abbiamo potuto disputare alcune gare, e successivamente è stato sospeso il campionato».

Secondo te, quando si tornerà a giocare?

«Spero al più presto, ed è quello che vogliamo tutti. Il nostro desiderio principale, infatti, è quello di poter tornare alla normalità e ripartire nello stesso tempo senza altre interruzioni. Sarebbe davvero un bene per tutti».

«Se parliamo dell’Asti – continua Brustolin -, riprenderemo sicuramente prima degli altri visto che abbiamo quattro partite da recuperare. Poi, da cosa sento dire, porteremo a termine il girone di andata, dopodiché verranno disputati dei playoff più allargati».

Come avete lavorato in questi mesi?

«Abbiamo sostenuto allenamenti individuali nel pieno rispetto delle norme. E continueremo così fino al 15 gennaio. Poi dovremmo cominciare ad allenarci normalmente».

Siete andati molto bene anche in Coppa Italia superando i primi due turni con altrettante vittorie…

«Meglio di così non avremmo potuto fare. Con la prospettiva di arrivare solamente alla fine dell’andata, ogni sfida sarà però una finale. Non potremo permetterci quindi di sbagliare e di lasciare nello stesso tempo punti importanti alle dirette rivali».

Quali sono a tuo avviso?

«Il nostro raggruppamento comprende squadre molto attrezzate, ma dobbiamo pensare solo a noi e cercare di fare bene in ogni partita».

So che la tua compagna ti ha allenato durante il lockdown di primavera…

«A marzo e ad aprile non si poteva uscire di casa, e allora Rea, che sa calciare bene, mi aveva dato una mano nella preparazione».

«Il calcio – è sempre Silvio che parla – manca a me e ai miei compagni, e questa è la dimostrazione che non è solo uno sport, ma uno stile di vita, soprattutto per noi che siamo degli appassionati».

Come hai cominciato?

«Avevo 7-8 anni e mi fecero giocare da attaccante perché avevo un tiro potente. Volevo giocare però in porta, e dopo le prime esperienze non ho più abbandonato questo ruolo».

Perché non hai cercato di giocare in categorie superiori?

«Il mio desiderio era quello di restare ad Asti, e sono contento di questa mia scelta. Comunque, cercherò anch’io di andare più in alto, però con i galletti».

Qual è la tua squadra del cuore?

«Sono tifoso della Juventus. Attualmente è a 7 punti dal Milan, ma sono convinto che riuscirà a fare meglio nel girone di ritorno».

Gianni Truffa

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