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Resilienza: ecco il cambiamento che fa vivere le città

L’Ordine degli Architetti di Asti ha presentato la terza edizione del Festival dell’Architettura Astigiano che avrà come tema centrale le città di transizione

Gli architetti di Asti presentano la terza edizione di A.S.T.I Fest

Energia, mobilità, natura e risorse: sono questi i quattro grandi temi che la 3^ edizione di A.S.T.I. Fest, il Festival dell’Architettura Astigiano, intende affrontare attraverso tavole rotonde, convegni, workshop, mostre e laboratori in programma tra maggio e i primi giorni di giugno. Un festival molto atteso, che ha saputo accendere i riflettori su un gruppo di lavoro molto vivace e promotore di iniziative, l’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Asti, desideroso di portare avanti un discorso sulle “Città di transizione”. Questo è il leitmotiv del Festival il quale affronterà il concetto di “resilienza” intesa come capacità di adattarsi al cambiamento che i nuclei urbani devono sviluppare per affrontare le sfide, ma soprattutto le criticità del momento. Criticità, è meglio puntualizzare, che gli architetti guardano come risorse da cui partire non solo per trasformare il contesto urbano, ma anche per renderlo più sostenibile, inclusivo, un posto dove le persone tornano a essere al centro della progettazione di spazi loro dedicati. Se la “resilienza” è l’arte di adattarsi al cambiamento, la capacità di trasformare le incertezze in occasioni e i rischi in innovazioni, ben si capisce perché l’A.S.T.I. Fest abbia deciso di farne il filo conduttore di una serie di appuntamenti che guardano anche a esperienze di altri Paesi.

«L’Italia è un Paese a tempo»

A spiegare il programma del Festival sono stati gli architetti Fabio Musso (presidente dell’Ordine della Provincia di Asti), Marco Pesce (referente della Commissione cultura dell’Ordine astigiano) e Marco Giovanni Aimetti (coordinatore del Dipartimento Lavoro, Nuove Opportunità e Innovazioni del Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori). Alla conferenza stampa di annuncio del Festival, cui ha partecipato anche il sindaco Maurizio Rasero, è stato proprio l’architetto Aimetti a evidenziare le criticità che insistono su molte città italiane e lo stato di cattiva salute di tante infrastrutture: «L’Italia è un Paese a tempo – ha sottolineato – con 12,2 milioni di edifici residenziali di cui 7,2 costruiti prima degli anni ‘50. Ci sono 1,3 milioni di edifici a rischio di alluvione, 550 mila a rischio di frane e 17.000 fabbricati abusivi. In più abbiamo 80.000 km di strade che rischiano di essere alluvionate e abbiamo scoperto, dopo il disastro del Morandi di Genova, che ci sono 3.000 ponti autostradali di cui non si conosce il gestore».

«Un settore abbandonato a se stesso»

L’architetto ha anche dovuto constatare che il settore delle costruzioni, con il suo indotto, a cominciare dalle progettazioni, «è abbandonato a se stesso, nonostante, prima della crisi, rappresentasse quasi il 30% del PIL». Se aggiungiamo i cambiamenti climatici in corso e la necessità di ridurre il consumo del suolo, si capisce come gli Ordini professionali, in questo caso gli architetti, dovrebbero non solo essere più coinvolti quando si scrivono i piani urbanistici, ma anche quando si lanciano concorsi di idee per capire cosa fare di una certa area dismessa o abbandonata. Asti, che di contenitori vuoti non ha che l’imbarazzo della scelta, ha un Ordine che si fa promotore di proposte sui beni comuni, come nel caso del contest “ProvocAZIONI2” tuttora in corso, ma occorre che l’amministrazione comunale gli tenda una mano e decida quale dovrà essere la visione della città per il prossimo futuro.

Confronto sulla resilienza che fa vivere le città

«E’ necessario studiare la nostra città e guardarsi attorno – ha spiegato il presidente Musso – mettendo al centro il territorio, perché anni di crisi che ci portiamo dietro hanno reso questo discorso necessario e non più rimandabile».
A.S.T.I. Fest è anche questo, un momento di confronto tra la nostra realtà e altre città dove la “resilienza urbana” ha sortito gli effetti sperati. «Il nostro sarà un Festival aperto a chiunque si voglia confrontare, – ha aggiunto l’architetto Pesce – ma anche diffuso perché gli appuntamenti non saranno concentrati in un unico posto». La città è viva e gli architetti invitano i cittadini a partecipare agli incontri che faranno scoprire loro alcuni luoghi fuori dai percorsi ordinari, oppure di archeologia urbana.
Gli appuntamenti inizieranno proprio con questo tema venerdì 3 maggio, al Michelerio, quando si parlerà di “Archeologia industriale: criticità o risorsa?” e dove sarà inaugurata la mostra “Acciaio, sale e tabacchi”. Il programma del Festival è molto articolato nonché diviso tra gli appuntamenti ordinari e del “fuorifest” dove si affronteranno il tema delle città di transizione attraverso la narrazione di esperienze di successo avvenute in altri contesti, italiani ed esteri. Anche le città gemelle di Biberach e Valence saranno protagoniste di un evento nel quale si confronteranno le esperienze di trasformazione portate avanti nei rispettivi contesti urbani. Non solo. Il Festival avrà numerose sessioni di lavoro – convegni – e due camminate urbane per scoprire “I frammenti di archeologia industriale” (già in programma per il 14 aprile, ma cancellata per maltempo e di cui presto si conoscerà la nuova data) e gli “Spazi di resilienza” prevista per domenica 5 maggio.
Per maggiori informazioni sul calendario degli eventi di A.S.T.I. Fest 2019 è possibile consultare il sito www.astifest.it/

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