Accoltellata di schiena davanti alla stazione
Tre anni fa la vita di Barbara Natale si spense una mattina davanti alla stazione dismessa di Canelli dove era scesa per portare a spasso il cane. Ancora oggi non si sa se abbia avuto il tempo di capire che ad accoltellarla mortalmente, da dietro, fu l’ex marito o se sia caduta immediatamente a terra incosciente.
Per quell’efferato femminicidio arrivato dopo un matrimonio costellato di violenza e soprusi e una separazione difficilissima, è definitiva la condanna a 30 anni all’ex marito Luigi Caramello, di Santo Stefano Belbo.

Ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione, dichiarando inammissibile il corso presentato dai difensori dell’uomo, ha di fatto chiuso la vicenda giudiziaria che lo riguarda, mettendo la parola fine alla morte di Barbara, che viveva con le due figlie.
Anche in questo caso non c’erano dubbi sulla responsabilità dell’ex nella morte della Natale, che da poco si era trasferita a Canelli dopo la separazione.
Quello sul quale si era “giocato” il processo era: premeditazione sì o premeditazione no dell’omicidio?
Per la pubblica accusa, fin dal processo in primo grado, era sicuramente sì, visto il biglietto con l’indirizzo di Canelli trovato in tasca dell’uomo e l’uso di un’auto in prestito da un collega per non farsi intercettare dalla donna.
Per la difesa, invece, Caramello passò a Canelli per caso e anche per caso intercettò la donna che dichiarò di aver visto abbracciata ad un uomo: di lì la rabbia incontenibile. Uomo di cui non vi è alcuna traccia nelle testimonianze di chi assistette all’agghiacciante delitto.
Con la decisione della Cassazione cala il sipario su questo ennesimo femminicidio astigiano.