Dopo la Regione, anche l’Asl AT replica a Report che ha sollevato criticità sulla gestione dell’emergenza
Mentre la Regione Piemonte ha annunciato di voler querelare Report per il servizio sulla gestione dell’emergenza sanitaria, mandato in onda lunedì sera, l’Asl AT ha deciso di replicare con un lungo comunicato alle criticità evidenziate durante le riprese in città, in particolare quelle al pronto soccorso del Cardinal Massaia e sui numeri degli operatori sanitari infettati.
Di seguito il testo integrale della replica diffusa dall’azienda sanitaria.
“Capovolte le prospettive sulla realtà dei fatti”
La trasmissione televisiva “Report”, andata in onda lunedì 20 aprile scorso su Rai3, ha diffuso un servizio sulla sanità Piemontese e sulle misure di gestione dell’emergenza Coronavirus che ha riguardato anche l’Azienda sanitaria locale di Asti.
Il servizio, basato su riprese e estrapolazioni di interviste registrate a cavallo tra fine febbraio ed inizio marzo, ha sollevato alcune questioni che, purtroppo, hanno a loro volto ingenerato fraintendimenti ed interpretazioni estremamente negative in chi ha avuto modo di vederlo.
“Per sua natura – evidenzia il Commissario Asl AT, Giovanni Messori Ioli – un servizio giornalistico televisivo di pochi minuti non può evidentemente spiegare esaustivamente criticità e punti di forza di una situazione complessa e straordinaria come quella che stiamo affrontando ormai da oltre due mesi. Tuttavia, alcuni passaggi di questo servizio hanno, di fatto, capovolto le prospettive sulla realtà dei fatti, creando malumore e disorientamento non soltanto tra i cittadini, ma persino tra gli stessi operatori della sanità più direttamente coinvolti nella quotidianità dell’emergenza CoVID-19”.
Per queste ragioni, dunque, l’Azienda ha ritenuto doveroso evidenziare i seguenti chiarimenti suddivisi per punti, così come emergeva dal servizio:
“Le buste di plastica in Pronto Soccorso”
Il servizio di “Report” ha evidenziato come elemento di carenza una misura che, per quanto realizzata artigianalmente, è stata in realtà efficacemente messa in atto sin dall’inizio dell’emergenza, per motivazioni effettive correlate alla riduzione di pratiche a rischio da parte degli operatori. Gli spazi dell’Osservazione breve intensiva (OBI) del Pronto Soccorso astigiano sono stati da subito convertiti in zona “sporca”, ovvero potenzialmente contaminata, per la gestione di pazienti positivi. La chiusura delle feritoie “passa documenti” del bancone/isola che separa l’OBI dal resto del Pronto Soccorso, pertanto, è stata una misura volta a garantire una maggiore sicurezza, anche in considerazione del fatto che il contagio può avvenire per semplice contatto con materiale cartaceo e, di fatto, finalizzata ad impedire agli operatori di mantenere la prassi e la normale abitudine quotidiana di utilizzare questi passaggi per scambiarsi etichette degli esami, referti, cartelle cliniche, ecc.
Pertanto, il materiale plastico utilizzato, anche se riposizionato più opportunamente da parte dell’Ufficio tecnico in questi giorni, non sarà sostituito né rimosso, anche in considerazione del fatto che la plastica resta il materiale che offre le migliori garanzie di isolamento (basti pensare al cosiddetto “nastro americano” utilizzato per isolare al meglio gli operatori dopo aver indossato le tute Nbc ed applicato a caviglie, polsi e collo).
“I numeri dei contagi tra il personale aziendale”
I numeri che si sentono estrapolati nell’intervista al Commissario Asl AT da parte del giornalista di “Report”, corrispondono al personale aziendale che a quella data risultava positivo ed in condizioni tali da rendere necessario il ricovero: in effetti alla data del 6 aprile risultavano ospedalizzati 2 medici e 2 infermieri; anche considerando i positivi, sintomatici e pauci-sintomatici, in isolamento domiciliare, dai sistemi informativi aziendali si contano complessivamente 30 casi di operatori positivi al CoVID-19, ben lontani dagli 80 cui si fa riferimento nel servizio, diffondendo pertanto dati allarmanti.
“Le misure di sicurezza inadeguate”
sin dall’inizio dell’emergenza la sicurezza è stata tema prioritario per l’Asl AT: da subito è stata costituita un’equipe per la gestione dell’emergenza formata da Direzione sanitaria di presidio, Ufficio tecnico, RSPP, Servizio di igiene e sanità pubblica, Direzione delle professioni sanitarie, Direzione di Distretto, Direttori delle Strutture Mecau, Malattie Infettive ed Anestesia e Rianimazione, con la presenza costante ed il continuo coinvolgimento della Direzione generale.
Le attività di messa in sicurezza dei reparti, riconversione di spazi da dedicare ai pazienti CoVID-19 positivi, l’implementazione della Rianimazione, la revisione di numerose procedure interne e dell’organizzazione ed erogazione dei servizi è stata svolta in una situazione di emergenza a livello globale, garantendo comunque sempre la sicurezza di operatori e pazienti e comportando anche significative modifiche tecniche, impiantistiche e strutturali.
Anche rispetto al tema dei dispositivi di protezione individuale (Dpi), la situazione è sempre stata gestita con la massima priorità ed attenzione, garantendo un pieno allineamento alle indicazioni regionali e nazionali, nonché alle raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità.
“I servizi territoriali inefficienti”
Il Servizio di igiene e sanità pubblica (Sisp) di Asti si è visto da subito, a partire dal 21 febbraio scorso, coinvolto in attività in regime di urgenza, portate avanti grazie ad un impegno straordinario del personale aziendale.
Il modo migliore per far comprendere tale impegno è probabilmente una sintesi del lavoro sin qui svolto ed ancora in corso a pieno regime.
Il numero dedicato ha raccolto le segnalazioni e le richieste di informazioni, di tutta l’utenza: popolazione, MMG, PLS, Autorità di Pubblica Sicurezza (Sindaci, Prefettura, Forze dell’Ordine), impegnando due dirigenti a tempo pieno.
Parallelamente è stata garantita la partecipazione ai turni dell’Unità di Crisi regionale e la presenza attiva alle riunioni operative dell’Unità di crisi aziendali e dei tavoli tecnici di coordinamento.
Fino ad oggi, l’attività di “inchiesta epidemiologica” è sempre stata condotta con tempestività in relazione alla conoscenza del singolo caso.. In alcune limitate occasioni la positività del caso è stata evidenziata con ritardo, anche per difficoltà tecnico-organizzative che, nel corso del tempo, sono state però via via risolte o mitigate. Finora sono indicativamente 1000 le “inchieste” effettuate sui casi, le quali hanno condotto all’isolamento di circa 2200 persone. Le persone oggi in sorveglianza sono invece circa 1200.
I dirigenti Sisp sono stati supportati grazie alla collaborazione (previa formazione) di 4 dirigenti di altre strutture e distaccati a partire dal 17 marzo.
Sempre il Sisp, con il proprio personale amministrativo, ha prodotto oltre 1500 ordinanze individuali o collettive (per nucleo famigliare) trasmesse ai comuni della provincia per procedere con le notifiche ai soggetti interessati.
La sorveglianza telefonica attiva delle persone in quarantena è stata quotidiana. Ciò ha permesso di tenere sotto controllo lo stato di salute delle persone, verificare i bisogni e intervenire tempestivamente in caso di aggravamento dei sintomi. In diversi casi l’intervento del Sisp è risultato cruciale ai fini del contenimento della pressione sui ricoveri ospedalieri. L’attività è stata gestita dal personale infermieristico Sisp, con il supporto di 2 infermiere della Medicina dello sport distaccate per tali funzioni.
L’Unità speciale di continuità assistenziale (USCA) è stata attivata venerdì 20 marzo, in concomitanza con la nuova linea telefonica dedicata a medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. Le attività sono state strutturate inizialmente con servizio telefonico dalle ore 8.00 alle 16.00, dal lunedì al venerdì, poi ampliato dal 30 marzo con orario 8.00-20.00, 7 giorni su 7. Dopo la prima fase di accoglimento segnalazioni e monitoraggio telefonico, a partire da venerdì 3 aprile, l’attività dell’USCA si è poi maggiormente concentrata su visite a domicilio ed attività di assistenza nelle Rsa del territorio.
Dal 3 aprile ad oggi l’USCA ha garantito 291 visite, di cui 221 in Strutture residenziali e 69 a domicilio. . I tamponi a domicilio sul territorio sono stati gestiti da squadre infermieristiche composte da operatori domiciliari delle Malattie infettive e da operatori Sisp. Nelle ultime settimane è stata implementata l’organizzazione, consentendo di ampliare l’attività a circa 200/250 tamponi al giorno ed aumentare il soddisfacimento del fabbisogno clinico-diagnostico (sintomatici sul territorio) e di controllo della negativizzazione dei casi. Il totale, comprensivo dei tamponi che vengono fatti in ospedale, ha così raggiunto la soglia di circa 350 tamponi al giorno.
Rispetto alle comunicazioni con Medici di famiglia, Pediatri ed Istituzioni (elenco quarantene e compilazione della piattaforma), si sono effettivamente registrati problemi di tempestività che, da qualche settimana, sono stati sostanzialmente risolti con l’istituzione del numero telefonico dedicato dell’Unità speciale di continuità assistenziale (USCA) e la possibilità di accesso da parte di medici, sindaci ed altre Autorità alla piattaforma regionale.
Una risposta
Più raccolgo proteste, soprattutto da chi viene coinvolto, più mi rendo conto che Report come sempre ha svolto un buon servizio alla collettività.