E’ stato un mancato pagamento di dosi di droga il movente della sparatoria che a fine ottobre è costata la vita ad Adriatik Xhafa, colpito da un colpo di pistola di notte in corso Matteotti.
L’autore dello sparo era già stato individuato ed arrstato dai carabinieri del Nucleo Investigativo a novembre, ma le indagini sono proseguite per ricostruire esattamente il perimetro nel quale è maturato il tragico gesto.
E il perimetro è quello dello spaccio di stupefacenti in città.
Gilmond Metaliu, albanese di 41 anni residente in via Pallio in carcere per la morte di Xhafa, la stessa sera della sparatoria aveva litigato violentemente con la moglie della vittima per un credito legato proprio agli stupefacenti non pagati. Una discussione che era poi passata per le vie di fatto quando Metaliu si è messo alla ricerca di Xhafa per le vie della città trovandolo in corso Matteotti angolo via Allione, a piedi.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, che è stata in seguito confermata anche da alcuni testimoni che in un primo momento non avevano avuto il coraggio di testimoniare, Metaliu , una volta individuata la sua vittima, ha inchiodato la sua BMW serie X6 nera in strada, è sceso e ha esploso i colpi contro Xhafa. Poi si è dato alla fuga ripresa e seguita dalle telecamere di sorveglianza di mezza città.
Arrestato inizialmente per tentato omicidio, dopo la morte di Xhafa avvenuta qualche giorno dopo la sparatoria, ieri i carabinieri hanno formalizzato a carico di Metaliu la più grave accusa di omicidio volontario.
Ma, ricostruendo il giro di spaccio di cui faceva parte, gli investigatori hanno circoscritto le indagini e hanno eseguito ieri 15 perquisizioni fra San Damiano, Asti e Isola e sono già stati notificati 5 avvisi di garanzia ad un albanese e 4 italiani per il reato di spaccio di stupefacenti in concorso.