Un cittadino di Canelli ci scrive.
«”Canelli puzza di morto”. Detta così potrebbe apparire un pesce d’aprile, considerato il giorno in cui la frase è stata pronunciata. O, se si preferisce, cedimento psicologico dettato dalle lunghe limitazioni imposte dai lockdown. Ma che sia risuonata nell’aula del consiglio comunale, in mezzo a una riunione diffusa in streaming, non me lo sarei aspettato. Frase-choc che mi ha gelato e mi ha indignato, come canellese che ama la propria città, dove ci abito, lavoro, che mi ha dato tante soddisfazioni. Frase pronunciata dalla consigliera di “Insieme per Canelli” Roberta Giovine.
In un passaggio, riagganciandosi alle parole di chi l’aveva preceduta, ha detto: “Ho sentito tante persone che vengono a lavorare a Canelli ma che qui non abiterebbero mai. Perchè? Perchè a Canelli c’è puzza di morto, non c’è un’idea di prospettiva futura, di un domani diverso”.
Mi chiedo: è il modo, questo, di trattare i propri concittadini? Gli imprenditori che qui hanno fondato aziende che danno lavoro a migliaia di persone? Ai commercianti che qui operano? A tutti gli stranieri che ogni anno vengono, anzi venivano prima del Covid? Perchè, chiedo, ci hanno fatto patrimonio Unesco? Non credo che questi signori arrivati da lontano abbiano sentito “puzza di morto”».
(Foto Billi)
Una risposta
Caro concittadino offeso,
Sono Roberta Giovine e non potrei essere più d’accordo con Lei: sentire queste affermazioni su Canelli fa male.
Capisco lo sconcerto, per chi come noi ama la città. Purtroppo, però, quelle affermazioni sono vere. Di più, giustificate. Nonostante la lungimiranza dei nostri imprenditori, nonostante la disponibilità di posti di lavoro, nonostante la preziosa rete di rapporti umani, nonostante la bellezza del nostro centro storico, nonostante l’incanto delle nostre colline Unesco, Canelli sta perdendo la sua rilevanza e la sua attrattività fra apatia e rassegnazione.
Abbiamo perso, più e prima di altri, uffici pubblici, cinema, un grande reparto di fisiatria, un ospedale, collegamenti, una cantina sociale e un prestigioso Assedio, che ha fatto scuola, naufragando poi fra padelle teflonate a poco prezzo. Abbiamo perso un centro commerciale e tanti esercizi, che hanno lasciato vetrine desolate. E molto altro abbiamo perso o rischiato di perdere, ma se ne parlerà a tempo debito.
Vuole un’indicazione inequivocabile che Canelli non è attrattiva? Consulti i siti di offerte immobiliari. A differenza di quanto ricordo di poco più di una decina di anni fa, affitti e vendite espongono prezzi inferiori non solo a quelli di Nizza Monferrato, ma anche della più piccola Santo Stefano Belbo. Sarà che la guardo con gli occhi dell’amore, ma Canelli mi sembra molto più bella di entrambe. A Nizza invidio “solo” il Foro Boario, il Nizza docg e la capacità di creare iniziative con entusiasmo e semplicità, senza guardare i colori politici. I più giovani di me aggiungerebbero la movida.
Per fortuna, nonostante tutto, qualcuno che rilancia cultura, teatro e iniziative di ogni genere c’è e sarebbe compito di tutti noi canellesi farci trovare partecipi e proattivi a fianco di chiunque ci metta l’anima, per dimostrare che Canelli è viva e vitale, in modo che si riescano a trattenere i giovani, che invece studiano poi se ne vanno, e attirare le coppie che vogliono costruirsi una vita nella città “porta del mondo”, come la chiamava Pavese. Non nascondiamoci dietro un dito: anche prima del Covid, a molti, soprattutto fra i quindici e i trent’anni, Canelli appariva poco stimolante.
Quello dell’altra sera in Consiglio era un modo, forse audace, ma evidentemente efficace viste le reazioni, di ricordare che fare non basta. Tante o poche, tutte le amministrazioni nel tempo di cose ne hanno fatte. Perché abbiano un senso, occorre una visione, un’idea forte di quello che Canelli può e deve diventare per non morire. Nei documenti programmatici a noi sottoposti non l’abbiamo trovata. Di qui le sollecitazioni di entrambe le minoranze all’Amministrazione. Ci auguriamo che, nonostante la reazione scomposta e risentita di alcuni, si capiscano i nostri incoraggiamenti. Il fatto che il Sindaco abbia dichiarato di comprendere le ragioni e il “sentire” dietro il mio intervento lascia ben sperare. Vedremo.
Venendo in specifico agli intenti della lettera, o lei frequenta la politica e la vita pubblica e allora non si capisce come non abbia ancora constatato certi fenomeni, oppure, quando potrà farlo in futuro, sono fiduciosa che si adopererà affinché le cose cambino, magari dando ad altri la possibilità di dimostrare quel che sanno immaginare e fare con un’auspicabile e fisiologica alternanza, la quale a Canelli non si vede da troppo tempo.
Volendo credere che la lettera pubblicata non sia stata scritta ad arte, La invito a contattarmi per un confronto aperto sui contenuti della serata del Consiglio e sulle ragioni delle mie affermazioni. In Comune hanno i miei recapiti. Sempre che non preferisca continuare a esprimersi mantenendo il suo confortevole anonimato.
Grazie in ogni caso di avermi offerto questa opportunità.
Roberta Giovine