In primo grado, al tribunale di Vercelli, le prove raccolte dalla Procura non erano state ritenute sufficienti per farlo condannare e l’astigiano Gianpaolo Nuara, difeso dall’avvocato Lamatina, era uscito assolto dalla gravissima accusa di omicidio di Pietro Beggi, lo chef del Ciabot del Grignolino di Calliano massacrato di botte il giorno dopo il Capodanno del 2000.
Non sono stati invece della stessa idea i giudici della Corte d’Appello di Torino che hanno ribaltato la sentenza ritenendolo colpevole di omicidio preterintenzionale e condannandolo a 14 anni di reclusione.
A lui i carabinieri di Asti sono arrivati a distanza di 16 anni da quell’omicidio le cui indagini erano state archiviate per mancanza di valide piste investigative da seguire. Ma nei reperti erano rimaste quelle tre calze di nylon da donna, trasformate in passamontagna, trovate sulla stradina che portava al ristorante.
Per l’accusa erano quelle indossate dai tre rapinatori che quella tragica alba di Capodanno erano entrati nell’alloggio sopra il ristorante in cui viveva lo chef e socio del ristorante, alla ricerca di 30 milioni di lire, l’appetitoso incasso del cenone del Capodanno del Millennio.
Ma qualcosa era andato storto, lo chef non aveva rivelato dove avesse nascosto i soldi (poi ritrovati in un secondo momento dagli investigatori nascosti in cantina) e i rapinatori si erano accaniti su di lui. Una caduta su un gradino durante la colluttazione le era stata fatale. Morí poche ore dopo il ricovero al CTO di Torino.
Su quelle calze di nylon vennero repertati dei residui biologici e il profilo DNA estratto venne archiviato nel database nazionale in uso alle forze dell’ordine.
Sedici anni dopo quello stesso DNA diede un riscontro con il nome di Nuara sul quale indagavano i carabinieri di Lodi in seguito ad una serie di furti avvenuti in quella zona.
In uno di essi il ladro si era tagliato con un vetro e il sangue riportato corrispondeva a quello di Nuara. Nell’incrociare quel DNA con quelli ancora “sconosciuti” è venuto fuori il suo coinvolgimento nel delitto di Beggi. Che lui, sia in primo che in secondo grado, ha sempre respinto.