Un mezzo miracolo: è quello che le mani di Anna Rosa Nicola e del suo staff di restauratori hanno fatto nel riportare a nuovo splendore le pale lignee dipinte fronte e retro che facevano parte della dotazione artistica dell’Abbazia di Vezzolano e sono state rocambolescamente ritrovate dopo molti anni in un laboratorio di restauro cui erano state affidate ma cui non era ma stato dato l’incarico del restauro.
Un documento dell’Abbazia risalente al 1955 riferisce di alcune tavole inviate al restauro presso il laboratorio Patrito nel quale vennero “messe in sicurezza” con l’incollaggio di un manto di veline. Approdate in un secondo tempo ad Aramengo, le opere furono attribuite, grazie all’intuizione del professor Giovanni Romano, alla scuola di Antoine de Lonhy, pittore, scultore, miniatore, illustratore, disegnatore di vetrate, ricamatore artistico del 1500.
Le grandi pale lignee rappresentano l’una Natività/Crocifissione, l’altra Assunzione/Resurrezione e sono state restaurate grazie ad una straordinaria campagna di raccolta fondi attivata e alimentata dall’Associazione La Cabalesta, non nuova a ricerche fondi per il restauro di opere presenti a Vezzolano.
«Ci sono volute migliaia di ore di lavoro – spiega Anna Rosa Nicola – per restaurare queste due straordinarie opere, ma siamo molto soddisfatti dei risultati. In stretta collaborazione con la Sovrintendenza abbiamo deciso, passo dopo passo, quali dstacchi di colore ripristinare e quali lasciare vuoti in un equilibrio che restituisce la visione d’insieme di come dovevano essere in origine senza essere invadenti».
Il verde mela, il rosso cicliegia, il rosa cipria, grazie all’attenta e lunghissima opera di pulizia dalla “invelinatura” che ha comunque fermato ulteriori cadute di colore, sono ricomparse in tutta la loro forza e bellezza. E modernità.
Due opere di grandi dimensioni che hanno messo alla prova la grande competenza dei restauratori del Laboratorio Nicola e che ha visto il ricorso in molti punti alla tecnica del “rigatino”, ovvero ricostruzione del colore e della pittura con un leggero tratteggio che consente al pubblico, ad un’osservazione ravvicinata e attenta, di distinguere il confine fra l’originale e la parte ricostruita dal restauratore per dare armonia alla figura.
Le restaurate pale di “bottega Lonhy”, montate su cavalletti girevoli per ammirarle da entrambe i lati, in questi giorni prenderanno la via di Susa dove, dal 10 luglio al 10 ottobre saranno esposte al Museo Diocesano nell’ambito della mostra “Il Risarcimento Europeo”.
L’obiettivo è di riportarle a casa loro, ovvero all’altare dell’abbazia di Vezzolano.
«Ci stiamo lavorando – assicura Valentina Barberis, direttrice di Vezzolano – Ciò accadrà solo quando ci saranno le condizioni ottimali in termini di sicurezza».
Cartellone
- Elisa Ferrando