I nuovi “velobox” di Asti hanno scatenato una discussione sulle pagine Facebook, non solo su quella del nostro giornale. Tra favorevoli e contrari, è scoppiata una bagarre che è degenerata, come spesso capita, nel classico “benaltrismo” di cui Asti rappresenta un terreno fertile.
I favorevoli all’uso di questi dispositivi, anche come semplici deterrente, non solo hanno applaudito all’iniziativa del Comune, ma chiesto che si installino altri autovelox in corso Torino, corso Don Minzoni, in via Petrarca, in corso Volta, via Spandre, via Carlo Urbani, in strada Valmanera e anche sulla provinciale per Sessant.
I contrari criticano l’operazione “velobox” come un semplice modo per fare cassa, commentano che si tratti di scatoloni finti, che nessuno ci crede che servano come deterrente o addirittura che siano un bluff senza alcun tipo di autovelox al loro interno.
Accuse rimandate al mittente dall’assessore alla sicurezza Marco Bona (vedi articolo in alto) pronto a confermare non solo la legittimità delle installazioni, ma anche il loro reale utilizzo da parte della polizia municipale.
Quando i “velobox” comparvero per la prima volta in via Cuneo ci fu chi non riuscì ad accettarlo e, poche ore dopo, una delle colonnine arancioni fu abbattuta intenzionalmente. Fu l’unico caso, ma l’installazione degli autovelox portò realmente più sicurezza in via Cuneo e meno auto sfrecciare impunemente, specie di notte. Se questi “velobox” fossero davvero scatole di plastica senza alcuna utilità, un bluff, c’è da chiedersi come mai molti automobilisti abbiano davvero ricevuto una multa tramite questi dispositivi, ma anche perché migliaia di piccoli Comuni li abbiamo installati per regolamentare il traffico.
Isteria di massa? O forse davvero fanno quello per cui sono stati progettati? Senza contare che sono le Prefetture a dare l’autorizzazione definitiva per installare i “velobox” definendo esattamente dove collocarli su proposta degli enti locali. Insomma, credere che sia tutto un Truman Show ai danni degli automobilisti è davvero difficile da sostenere. Ma in questa vicenda non è mancato il popolo del “benaltrismo” che si è fatto sentire a gran voce, ricordando al sindaco Rasero che «i problemi sono ben altri».
Ci sono le strade dissestate, l’immondizia gettata dove capita, la scarsa manutenzione dei marciapiedi, del verde, l’illuminazione che manca, etc. Come dire che i “velobox” non sono una priorità, salvo che quando succedono gli incidenti, magari mortali, la prima domanda che in molti si fanno è sempre la stessa: perché non mettono un autovelox?