Con 3.500 iscritti, tra servizi e circoli, ai quali se ne aggiungono ulteriori 1.500 attraverso l’Unione Sportiva, le Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) rappresentano una parte importante della società astigiana e, per ovvie ragioni, dell’elettorato.
Nei giorni scorsi i rappresentanti del centrosinistra in Consiglio comunale, ma anche fuori dall’emiciclo di palazzo civico, si sono riuniti per confrontarsi sul nome del candidato sindaco di un’eventuale coalizione in vista delle amministrative del prossimo anno.
Il “conclave” è terminato con una fumata nera, neanche tanto a sorpresa, mentre non sono mancate le numerose indiscrezioni sui nomi “papabili” alla candidatura che sono stati portati all’attenzione dei presenti: Michele Miravalle e Roberto Vercelli (entrambi espressione del Partito Democratico), Francesco Scalfari, espressione della società civile, ma anche Beppe Rovera, già candidato sindaco nell’ultima campagna elettorale per la lista civica Ambiente Asti. Alcuni di questi nomi erano stati annunciati da varie fughe di notizie, altri erano già noti da tempo. Inaspettato il nome di Beppe Rovera che, dopo due anni tra i banchi dell’opposizione, aveva lasciato il posto a Mario Malandrone come previsto da un accordo interno alla lista.
I temi su cui confrontarsi
Ma il grande assente negli incontri per trovare il candidato della coalizione di centrosinistra è proprio il mondo rappresentato dalle Acli. Un mondo che guarda all’attuale minoranza consiliare come interlocutore privilegiato nella speranza che al centro del dibattito politico, quindi del futuro programma elettorale, possano trovare spazio temi quali l’accoglienza, la pace, l’ambiente, la legalità, la solidarietà tra cittadini, una città innovativa e ovviamente il lavoro, soprattutto per i giovani.
«Durante l’estate abbiamo avuto l’occasione di incontrare tutti i partiti e i gruppi di minoranza in Consiglio comunale, meno Italia Viva – spiegano Mauro Ferro, presidente provinciale Acli Asti e Gianni Valente, ex presidente – e già allora avevamo fatto presente che una realtà come la nostra dovrebbe trovare un unico candidato che possa raccogliere il consenso, partendo da un programma basato su temi condivisi. Non avevamo presentato nomi particolari, ma leggendo quelli che sono trapelati in questi giorni non abbiamo problemi a dire che Francesco Scalfari sarebbe un buon candidato, a prescindere».
Quest’ultimo, direttore del Consorzio Asti Studi Superiori Polo Universitario di Asti, in passato ha anche collaborato con le Acli, ma sarebbe sbagliato identificarlo solo come un potenziale “candidato” della società civile. Quella stessa “società” che ha scritto due lettere pubbliche, firmate da una settantina di astigiani, nelle quali si chiede alla politica di riformarsi partendo da una selezione della classe dirigente in base ai curricula e non alle tessere di partito.
«Secondo noi “società civile” è un modo di dire un po’ abusato, ma al di là di questo ci interessa molto partecipare a questo processo democratico nello scegliere i temi che dovrebbero incanalare il lavoro di chi potrebbe essere il candidato sindaco della coalizione – continuano Ferro e Valente – Temi come l’ambiente, le periferie, le frazioni, la cultura, il lavoro: noi ci siamo a livello di contenuti e siamo pronti a confrontarci con tutti».
Per le Acli è necessario che la futura amministrazione sia consapevole che «è giunto il tempo di agire» specie su alcuni problemi che non possono più attendere.
«È indispensabile che vengano definite delle priorità, alcune delle quali ci sembrano abbastanza evidenti: l’inquinamento, il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici rappresentano un pericolo enorme di cui forse non si ha ancora una reale consapevolezza. Un’amministrazione comunale, preso atto di ciò, dovrebbe operare scelte coerenti, anche incisive che potrebbero andare dalla riconversione del suo parco macchine, all’estensione della ZTL, all’incremento del trasporto pubblico investendo anche su un progetto pedagogico rivolto ai cittadini. Abbiamo l’impressione – sottolineano – che “mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata”».
Dimenticati dal Tavolo dello Sviluppo
Le Acli mettono in rete diverse realtà, ma nonostante questo lamentano di non essere state coinvolte nel Tavolo dello Sviluppo portato avanti per definire le priorità e i progetti del PNRR astigiano.
«Forse è stata una dimenticanza, – osservano Ferro e Valente – anche se, guardando con un po’ di attenzione quelle schede, ci sembra che su certi temi si sarebbe potuto fare di più. La pandemia ha insegnato che è necessario lavorare per favorire una nuova socialità e un’economia diversa da quella che c’era prima del virus. Questa estate ci siamo confrontati con Maurizio Pallante su temi come PIL e felicità ed è venuto fuori che non bisogna per forza aumentare il PIL per essere felici, ma ridurre gli sprechi sarebbe più che sufficiente».
Da qui la richiesta delle Acli non solo di potersi confrontare, senza pregiudizi, partendo da argomenti che interessano la città, «ancora oggi senza una vera anima», ma anche di giungere, nel confronto con le forze politiche del centrosinistra, alla scelta di un candidato sindaco «capace di portare avanti una visione di città».
Anche, nel caso servisse, facendo scelte rivoluzionarie che non sono mai state tentate per mancanza di coraggio o per non perdere voti nell’ottica di tentare una riconferma. Riconferma a palazzo civico che Asti, da tempo, non ha più dato a nessun sindaco uscente ricandidatosi per un secondo mandato.
Tutto questo, aggiungono dalle Acli, «guardando alle competenze, non al genere maschio o femmina perché non siamo tra quelli che vogliono per forza una donna candidata a sindaco». Come dire: il curriculum viene prima del genere dal momento che la città ha bisogno di persone capaci. Però le Acli una condizione su come dovrà essere il futuro sindaco la mettono: «La democrazia dev’essere partecipata perché l’uomo solo al comando proprio non ci piace».