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Decaro Enzo
Cultura e Spettacoli
Intervista

Enzo Decaro: “Il teatro può sanare il virus della paura”

Parla il noto attore che stasera sarà sul palco del Teatro Alfieri di Asti con lo spettacolo “Non è vero ma ci credo” di Peppino De Filippo

«Il teatro ha la funzione di sanare almeno in parte il virus, pericoloso e un po’ subdolo, della paura e della diffidenza dopo la fase più acuta della pandemia».
Sono le parole del noto attore Enzo Decaro, attore, sceneggiatore e cabarettista napoletano, noto al grande pubblico in quanto attivo a teatro, al cinema e in televisione. Stasera (martedì) alle 21 salirà sul palco del Teatro Alfieri con “Non è vero ma ci credo”, spettacolo di Peppino De Filippo per la regia di Leo Muscato. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per porgli alcune domande sullo spettacolo e sulla sua carriera.

Lo spettacolo all’Alfieri

Martedì 15 marzo sarà ad Asti con “Non è vero ma ci credo”. E’ la prima tournée dopo l’allentamento delle restrizioni dovute alla pandemia?
Sì, abbiamo cominciato lo scorso gennaio e ora siamo in Piemonte. Dobbiamo recuperare le date che non si sono potute svolgere due anni fa a causa dell’emergenza sanitaria. Peccato che alcuni teatri non possono più ospitarci perché, essendo privati e dovendo sostenere le spese dell’affitto, non hanno retto ai lockdown e hanno chiuso definitivamente. Notizie che hanno suscitato in noi un profondo dispiacere, perché ogni volta che un luogo della cultura chiude è una sconfitta per tutti.
Ad ogni modo, è bello poter tornare sul palco ed è bello poterlo fare con la consapevolezza che la gente ha piacere di tornare a teatro e riprendere quella vita sociale interrotta dal Covid, che si stava perdendo.
Il teatro, in questo senso, ha la funzione di sanare almeno in parte il virus, pericoloso e un po’ subdolo, della paura e della diffidenza, che va vinto nella propria interiorità.
In “Non è vero ma ci credo” lei è l’attore protagonista. Cosa l’ha colpita maggiormente del personaggio che interpreta?
Mi piace sottolineare, a questo proposito, che lo spettacolo è un classico della tragedia comica (o della commedia tragica, dipende da come la si vuole vedere) di Peppino De Filippo. Parla di una deformazione, in sostanza di una patologia, cui abbiamo assistito anche attualmente: l’affidamento cieco a qualcosa. Nel caso della storia raccontata dallo spettacolo, alla dottrina della superstizione, che il protagonista ritiene una scienza esatta, tanto che gli crea problemi con il mondo esterno e con sé stesso.

Il rapporto con Napoli e l’amicizia con Troisi

Lei è anche nel cast di “E’ stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino, film peraltro candidato all’Oscar. Anche in questo caso Napoli è protagonista. Quali sentimenti suscita in lei, che ha origini napoletane, questa città?
Penso che pochi trattati di Sociologia abbiano fornito un ritratto della Napoli degli anni Ottanta come è riuscito a fare Sorrentino nel suo film, nel quale la città può essere candidata come migliore attrice non protagonista. Una Napoli viva e contraddittoria, caratterizzata da anni di eccessi nel bene e nel male. Certo, questa è l’immagine vista con gli occhi del protagonista, ma posso affermare che Napoli in quegli anni era proprio come è stata dipinta nel film.
Proprio a Napoli ha avviato la carriera con il trio “Le smorfie” insieme a Massimo Troisi e Lello Arena. Più volte, in passato, lei ha definito Troisi un poeta. Ce ne parli…
Massimo Troisi va definito poeta nel senso letterale del termine in quanto, sebbene la sua notorietà fosse legata al cinema, scriveva poesie. E poi posso dire che la poesia rappresentava in lui un atteggiamento, tanto che era alla base del suo modo di fare cinema. E col termine poesia, in questo caso, intendo la capacità di guardare le cose in maniera diversa, con un’altra inquadratura. Un atteggiamento che ci servirebbe anche ora, che siamo come “addormentati” perché ormai abituati sia al bene sia al male.
Qual è uno dei lasciti più importanti di Massimo Troisi, secondo lei?
Penso sia il film “Il postino”, basato appunto sulla fondamentale importanza della poesia nella vita di tutti i giorni.

Fiction e carriera

La sua popolarità è legata anche alle fiction televisive, tra cui le note “Una donna per amico” e “Provaci ancora prof”. A quale dei personaggi che ha interpretato in queste fiction si sente più legato?
Non saprei. Le fiction a lunga serialità, come quelle citate, obbligano a dare ai personaggi qualcosa di sé stessi. E penso che sia anche uno dei motivi che hanno contribuito al buon riscontro di questi titoli.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Per ora mi concentro sul portare a teatro i De Filippo, geni assoluti del teatro italiano ed europeo, in modo da farli riscoprire.

Biglietti

Ultimi biglietti disponibili (22 euro platea, barcacce, palchi; 17 euro loggione) acquistabili sia online (https://www.bigliettoveloce.it/ e http://www.allive.it) che alla cassa del Teatro Alfieri.

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