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Incontro allo spazio Kor

L’Ucraina e gli obiettivi della Russia: ritorno al clima post bellico degli anni ‘50

Il giornalista e corrispondente di guerra Domenico Quirico è stato ospite del PD per un confronto con l’eurodeputato Brando Benifei

Si è svolto allo Spazio Kor l’incontro organizzato dal PD di Asti per parlare di “Asti, Ucraina, Europa. Il mondo che cambia”. Moderati dal segretario provinciale del PD, Riccardo Fassone, sono intervenuti Brando Benifei, eurodeputato, Domenico Quirico, giornalista reporter per “La Stampa” e Paolo Crivelli, candidato sindaco per “Astinsieme”.

Un appuntamento per approfondire e informare, per capire un po’ di più i motivi e gli intenti di questo conflitto. Inizialmente sembrava dovesse essere una guerra breve, volta ad acquisire Kiev; «invece non è così semplice, – ha esordito Domenico Quirico – l’idea che la Russia volesse conquistare Kiev utilizzando 120/130mila uomini, non è tecnicamente possibile perché la guerra è violenza ma anche matematica».

«La mia idea – ha commentato il giornalista – è che l’Ucraina sia il teatro della guerra, non lo scopo; non credo che Putin voglia guadagnare qualche chilometro di steppa bensì ottenere il riconoscimento della propria statura di potenza mondiale». Secondo Quirico, l’interlocutore del presidente russo non è Zelensky ma sono gli Stati Uniti e la Cina: «Quello che vuole Putin – aggiunge Quirico – è sedersi con Biden e Xi Jinping intorno a un tavolo per dividersi il mondo e fino a quando non otterrà questo, continuerà la guerra». Un’interpretazione del mondo fatta da punti di vista diversi, della forza e degli affari, una Russia che ha il PIL del Portogallo, l’economia di uno stato coloniale ma che ha speso tutto per rimodernare il proprio esercito.

«L’annessione dell’Ucraina all’Europa è impensabile» è stato affermato, «bugia propagandistica» è stata definita, mentre le sanzioni «su cui si fanno molte discussioni, – ha sottolineato Brando Benifei – potrebbero essere, soprattutto se rigide, determinanti per aiutare ad accelerare la fine del conflitto». Una guerra che potrebbe rivelarsi lunga e dove le diplomazie dovrebbero fare uno sforzo maggiore «coinvolgendo di più India e Cina», ha aggiunto Benifei.

«Non voglio essere pessimista – ha ribattuto Quirico – ma la diplomazia è morta, insieme all’ONU (inteso come amministratore della pace) e alla globalizzazione perché il mondo che è già nato, è quello delle ideologie, delle culture, delle economie contrapposte, degli alleati contrapposti, è il mondo degli anni ’50, quando ognuno stava per conto proprio, quando ognuno era diverso».

Sul fronte religioso è stato detto che in un momento simile la chiesa cattolica potrebbe avere un ruolo importante, al contrario della chiesa ortodossa russa che è controllata politicamente. Crivelli ha invece ricordato il suo lavoro in Somalia, la guerra che visse in quelle zone e i suoi anni di lavoro per le Nazioni Unite.

[foto Ago]

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