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Cronaca
Sicurezza

Al carcere di Asti guardiole senza via di fuga in caso di rivolte

E’ una delle criticità segnalate dall’onorevole Andrea Delmastro Delle Vedove in visita alla struttura di Quarto

E’ stato firmatario dell’interrogazione sull’impiego degli agenti di polizia penitenziaria al carcere di Asti per lavori di giardinaggio e sabato mattina ha visitato la struttura di persona.
L’onorevole Andrea Delmastro Delle Vedove, avvocato penalista e responsabile Giustizia per Fratelli d’Italia, accompagnato da Sergio Ebarnabo è entrato nelle sezioni della Casa di Reclusione di Quarto e ha raccolto lamentele sia dei detenuti che, soprattutto, degli agenti.
«Ci sono questioni più generali da risolvere, che riguardano tutte le carceri d’Italia e alcune specifiche di questa struttura qui – ha esordito all’uscita – La prima e, ritengo, più importante, è l’assenza di un protocollo di sicurezza per gli interventi in caso di rivolta. Gli aenti non sanno fino dove possono spingersi per ripristinare l’ordine e la sicurezza nelle sezioni. Spesso è un giudice a deciderlo a posteriori al termine di un processo per maltrattamenti contro di loro».
Altro punto che l’onorevole ha toccato è la sua convinzione di una separazione dell’amministrazione delle carceri: «Ho presentato una proposta per creare due dipartimenti distinti: quello per i detenuti e quello per la Polizia Penitenziaria con l’obbligo di mettervi a capo un agente. Solo così verranno tutelati tutti. E, a questo, aggiungerei anche l’istituzione di un Garante degli agenti penitenziari in aggiunta a quello dei detenuti che esiste da molto tempo».
Sul caso specifico di Asti, gli sono stati riferiti dal segretario provinciale del Sappe Vito Di Paolo i problemi noti da tempo. Dal sovraffollamento che, seppur inferiore ad altre realtà risulta più pericoloso per lo spessore criminale dei detenuti reclusi (sono tutti ergastolani o con pene molto lunghe prevalentemente per reati di criminalità organizzata) alla carenza di organico calcolato in almeno 30 unità.
E poi la logistica interna che presenta delle “distorsioni” abnormi.
«Mi riferisco alle guardiole che hanno la via di fuga direttamente in sezione – dice l’onorevole – questo significa che in caso di rivolta l’agente di turno non ha vie di uscita, diventa ostaggio dei detenuti, solo contro tutti. E basterebbe proprio poco per spostare quella porta e garantire la sicurezza a chi è di guardia».
Altra proposta avanzata da Delmastro Delle Vedove che riguardano anche la struttura astigiana è quella di una completa videosorveglianza da remoto. Da aggiungere alla possibilità di dotare anche la polizia penitenziaria del taser per sedare le risse. Anzi, in carcere è più utile che altrove viste le occasioni di scontro fisico costanti.
Alla luce delle rivolte durante il periodo Covid che sono risultate “pilotate” dall’esterno, l’onorevole ha proposto condanne più pesanti per il reato di sorvolo con droni delle carceri e per l’introduzione illecita di cellulari e altri dispositivi digitali.

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