Il re è nudo ma a dirlo non è il bambino della favola di Hans Christian Andersen. Lo dice invece, con una posizione messa nero su bianco, Paolo Lanfranco, sindaco di Valfenera e presidente della Provincia, scagliandosi contro l’ennesima trincea scavata da Mario Sacco per difendere la sua presidenza del CdA del GAL Basso Monferrato Astigiano, una carica che ricopre senza soluzione di continuità dal 1997.
L’intervento pubblico di Lanfranco era rivolto ai soci dell’ente – ne fanno parte 69 Comuni astigiani e alessandrini – durante l’ultima riunione, tenutasi il 26 maggio scorso, per rimarcare come non sia stato rispettato l’iter per introdurre nuove disposizioni statutarie per dare più peso ai Comuni all’interno del vertice amministrativo e per non escludere a priori i sindaci dalla possibilità di presiedere il CdA, tesi sostenuta dall’attuale presidente invocando presunte incompatibilità che non troverebbero fondamento nella normativa.
«E’ possibile in questa sede ricordare solo in estrema sintesi – ha detto Lanfranco all’assemblea dei soci del GAL – come inizialmente fosse emersa l’istanza dei rappresentanti dei soci pubblici, i Comuni, di non vedersi esclusi dalla possibilità di affidare l’incarico di presidente del GAL ad un sindaco: nel luglio 2020 venne dato mandato al sottoscritto di riferire tale indirizzo al presidente uscente Mario Sacco. Il presidente Sacco mi chiese allora di favorire la conclusione del suo percorso attraverso un accompagnamento non traumatico, e garantendomi al tempo stesso che si sarebbe ritirato rispettando l’indirizzo emerso nell’incontro dei sindaci, dopo un ultimo mandato della durata di un solo esercizio. Mandato che gli venne così accordato nell’Assemblea del 23 luglio 2020 “con l’impegno del consiglio a predisporre i conseguenti eventuali regolamenti ed i patti parasociali, acquisendo i necessari pareri e consulenze di merito”. Devo rimarcare come, dopo due anni, ancora non sia stata data una riposta chiara e definitiva in ordine all’impossibilità per un sindaco di ricoprire la carica di presidente; il tema è servito solo per enfatizzare in modo volutamente confuso i danni che ne sarebbero conseguiti ed i pericoli paventati per tutti i soci. Il parere verbale di 50 minuti (!) esposto da remoto dall’avvocato Giuseppe Rossetto nell’Assemblea del giugno 2021 e la richiesta di parere all’ANAC di cui non è stata resa nota l’eventuale risposta (invero neppure la domanda), hanno consentito di sostenere una tesi, quella utile al presidente uscente».
Lanfranco ha evidenziato, ove ce ne fosse bisogno, il comportamento: «A dir poco scorretto con cui, nell’impossibilità di ottenere un nuovo mandato, il presidente non ha più convocato e, di fatto, impedito il rinnovo degli organi, stabilendo, senza votazione alcuna, di proseguire nel presiedere l’uscente CdA, che infatti ancora oggi opera in regime di prorogatio. La questione è chiara: non avendo la certezza di raccogliere in quel frangente la maggioranza non convocò le elezioni per il rinnovo degli organi».
La questione assume contorni più chiari se si pensa che i soci pubblici, che all’interno della compagine associativa hanno il “peso specifico” più corposo, con oltre il 17% delle quote, hanno sostenuto la candidatura alla presidenza del CdA proprio di Paolo Lanfranco, avanzata nella riunione del 26 aprile 2022 dall’Associazione Basso Monferrato Astigiano, altro socio influente con il 16,83% di “azioni” all’interno del GAL. Una candidatura forte, quella di Lanfranco, che avrebbe facilmente messo in difficoltà la continuazione del potere di Mario Sacco, espressione del sistema astigiano di soci privati.
Per superare l’impasse è bastato che l’attuale presidente, verbalizzante per la presentazione dei candidati al rinnovo del CdA, applicasse una facile azione dilatoria, considerata la scadenza di mandato del sindaco Lanfranco il 12 giugno, introducendo nuovi soci e ridisegnando le quote associative, impedendo di fatto il voto immediato e mancando alla presentazione del verbale sui criteri adottati sulla formazione della lista dei soci eleggibili.
«Non ho molto altro da aggiungere – conclude Lanfranco – se non rivendicare una sconfitta in una vicenda che seguo da oltre tre anni e per la quale c’è voluta molta costanza e molta pazienza per far venire i nodi al pettine e smascherare i metodi che rimarcano il fastidio per le regole democratiche nella gestione degli interessi pubblici. Sono andato incontro a questa sconfitta consapevolmente per portare a termine un percorso faticoso che, semplicemente, credevo giusto. In questo posso rivendicare una grande vittoria: quella della coerenza e del contributo disinteressato alla costruzione di un futuro diverso per l’Astigiano».