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L’invito della Fiab: corsie, rastrelliere, mappe, ma soprattutto bisogna investire sulla cultura della bici

Il referente astigiano Clemente Elis Aceto commenta le ultime decisioni del Comune sulle piste ciclabili e invita l’amministrazione a sostenere una “rivoluzione culturale” della bicicletta

«Se crei infrastrutture per la ciclabilità, ma non diffondi la cultura di spostarsi in bici è come un cane che si morde la coda». Così il referente astigiano della Fiab Asti-Monferrato, Clemente Elis Aceto, sprona l’amministrazione Rasero a investire sulla “cultura della bicicletta” che prevede la creazione di spazi per i ciclisti, ma anche promozione e informazione adeguate. Fiab, che incentiva all’uso della bici nella mobilità di tutti i giorni, è favorevole all’estensione della rete ciclabile creando corsie ciclabili anche al posto delle piste, «perché sono più economiche, sono sicure e questo dà la possibilità di farne di più».

«Poi – precisa Aceto – quando ci saranno più soldi nulla vieta di trasformarle in vere piste ciclabili». Se sulla costruzione della pista di corso Gramsci Fiab non contesta l’utilità del raccordo per congiungere le corsie già esistenti, con punto di interconnessione alla stazione, chiede però che si investa per le altre strutture necessarie a sostenere la mobilità green. «Servirebbe che il Comune facesse sapere a cittadini e turisti quali percorsi siano già presenti, tra piste e ciclopedonali, come il raccordo dietro la Saclà che collega piazza Amendola a viale Don Bianco, pressoché sconosciuto. Bisognerebbe creare una sezione del sito del Comune con una mappa da scaricare, nulla di costoso. Per quanto riguarda la nuova pista di corso Gramsci crediamo che ci siano poche interazioni con le altre strade e di certo bisognerà chiudere al traffico il sottopasso ferroviario perché così è pericoloso». Una riconversione ciclopedonale che avverrà in occasione dell’apertura della pista, fra pochi giorni. «Alla stazione manca un vero parcheggio per le bici – continua Aceto – Noi, come Fiab, avevamo proposto di crearlo con dei box chiusi, come esiste già alla stazione di Chieri. Servono rastrelliere in centro, vicino agli uffici comunali e ai luoghi turistici, tipo quelle che ci sono in piazza San Secondo e che non rovinino i raggi e le ruote delle bici».

Ma è sulla cultura in favore delle bici – e dei monopattini – che secondo la Fiab bisogna puntare per cambiare l’approccio dei cittadini alla mobilità urbana, anche ad Asti. «Ad esempio incentivando gli studenti delle scuole superiori a usare la bici, magari mettendo loro a disposizione delle rastrelliere nei cortili degli istituti scolastici». Rispetto ad esperienze di bike sharing, Aceto suggerisce l’attivazione del “free floating”, una flotta di bici a uso pubblico che si sbloccano con un’app dello smartphone e che si trovano per strada o si lasciano ovunque una volta finito di adoperarle. «La bici diventerà un mezzo perfetto per la mobilità urbana quando si smetterà di pensare che le strade siano fatte solo per le auto considerando tutti gli altri mezzi come degli intrusi».

+++ LEGGI E GUARDA LA NOSTRA INCHIESTA SULLA RETE CICLOPEDONALE DI ASTI +++

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