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Cronaca
I profili

Incidente mortale di Nizza, chi integrato da anni, chi qui solo per lavoro stagionale: la storia delle vittime

Vivevano tutti fra il Nicese e l’Astigiano e tutti lavoravano. Qualcuno, come il giovane muratore e portiere di calcio, era nato in Italia

Chi erano le quattro giovani vittime dello schianto avvenuto la sera della domenica di Pasqua alla curva de “La Barca” ai confini fra Nizza e San Marzano Oliveto?
Ayoub Ech Chennouf, residente ad Asti, era nato in Italia 22 anni fa da una famiglia marocchina. Era il conducente della Sharon contro la quale si è schiantata la Bmw.
Ayoub lavorava nel mondo dell’edilizia, come muratore anche se aveva ambizioni più alte e aveva da poco terminato un corso di formazione. Da fine ottobre militava come secondo portiere del Don Bosco Asti di prima categoria dove in pochissimo tempo si era fatto benvolere da tutti i compagni di squadra.

«Un ragazzo buono, mite, gentile, rispettoso, molto bene inserito ed educato – lo ricorda commosso Marco Patti, allenatore del Don Bosco – La squadra è stata travolta dalla notizia della sua morte e ancora non ci può credere. Il legame che si instaura negli spogliatoi, fra compagni, è tale da rendere insopportabile una perdita come questa».
In attesa del nullaosta per i funerali, il mister Patti e il resto della prima squadra gialloblu hanno deciso di dimostrare il cordoglio verso la famiglia di Ayoub attivando una raccolta fondi da devolverle. E’ possibile partecipare alla sottoscrizione facendo versamenti sul conto della società all’Iban It71s0608510305000000029577 oppure con donazioni dirette presso il campo da gioco di Refrancore domenica 16 e 30 aprile, quando si terranno gli incontri in casa.
«Abbiamo già ricevuto moltissime telefonate e innumerevoli messaggi di persone che conoscevano Ayoub e vogliono manifestare la loro vicinanza alla famiglia – dice Patti – Se qualcuno ha bisogno di informazioni ulteriori può rivolgersi direttamente alla società»

Il ragazzo lascia i genitori, due sorelline e un fratellino più piccoli di lui.
Le altre tre vittime erano tutte di origine macedoni e viaggiavano sulla Bmw bianca che, secondo le prime ricostruzioni, ha invaso la corsia opposta di marcia “tagliando” troppo la curva ad alta velocità.
Alla guida Zlatko Stoilovski 33 anni, residente a Fontanile. Un ragazzo a posto, lavoratore, con il sogno nel cassetto di acquistarsi finalmente una casa. Questo il ritratto affettuoso, e molto addolorato per via delle tragiche circostanze, che dà di lui la prima cittadina di Fontanile, Sandra Balbo. Risiedeva infatti in paese da circa 4 anni. «Era venuto ad abitare negli alloggi comunali – racconta la sindaca – Con lui vivevano alcuni altri componenti della sua famiglia». Di nazionalità macedone, era impiegato in ambito agricolo presso alcune realtà del territorio. Con il tempo, il proprio rapporto con il paese era andato crescendo e sembra stesse valutando di trovare una propria casa di proprietà. «Sappiamo che lavorava molto e che si trovava bene a Fontanile – prosegue Balbo – Aveva saputo farsi voler bene. Quello che è accaduto è davvero terribile».
In macchina anche Iliev Vlatko, 36 anni, che nella giornata di Pasqua era ospite di Stoilovski. Padre di due figli ancora piccoli, era un lavoratore stagionale ed era arrivato in Italia due settimane fa. Nato e cresciuto nel villaggio vinicolo di Pekljani, era molto ricercato per la sua professionalità nella cura delle vigne. L’uomo aveva avuto un’infanzia difficile perché era rimasto orfano da piccolo ed era cresciuto con le sue due sorelle.

La terza vittima macedone è Andrej Kitanovski, 31 anni, pienamente integrato nella comunità astigiana e da anni operaio alla ditta Robur di Montegrosso che si occupa di asfalti e cantieri stradali. Grande la sua passione per i motori.
Una parte della sua famiglia vive fra Astigiano e Albese e proprio il cugino e gli zii sono stati fra i primi ad accorrere sul luogo dell’incidente, domenica sera. Figlio unico, padre e madre sono rimasti in Macedonia e avevano già sofferto la decisione di Andrej di trasferirsi in Italia per lavorare. Con i primi stipendi, il ragazzo aveva provveduto a ristrutturare la casa in cui vivevano i genitori.

«Un bravissimo ragazzo, mai una discussione con qualcuno nei nove anni che ha lavorato con noi. Aveva vent’anni quando è arrivato; è cresciuto con noi e per me era un secondo figlio. Intraprendente, sempre disponibile per l’azienda e puntualissimo, educato, rispettoso: tutto quel che di bene si può dire di un ragazzo. Per noi è un momento tristissimo». È il ricordo di Andrej di Danilo Roero, titolare della Robur di Montegrosso. Abitava da solo a Montegrosso, con parenti ad Asti, ed era ben inserito in paese. Tanti gli amici che lo piangono, tra i colleghi di lavoro e quanti lo conoscevano a Montegrosso e nei paesi della zona.
Ieri sera si è già tenuto un rosario in memoria dei tre macedoni nella chiesa ortodossa di Neive in attesa dei funerali e del trasferimento delle salme nella loro terra d’origine.

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