Ritrovato a Viale dopo una notte all’addiaccio
E’ la domanda che si sono fatti tutti subito dopo aver tirato un sospiro di sollievo al ritrovamento in un bosco a Viale del signor Paolino Belvedere infreddolito ma vivo: come ha fatto, un uomo alla soglia dei 90 anni, vestito leggero a resistere per 16 ore all’aperto passando una notte nel bosco a -5 gradi?
Lo chiediamo al dottor Gianluca Novellone, neurologo e medico legale astigiano.
«L’uomo, come qualsiasi animale omeotermico, ha notevoli capacità di termoregolazione che gli permettono di mantenere costante la propria temperatura. Il corpo umano – prosegue il dottor Novellone – lasciato all’esposizione di un ambiente freddo, perde la sua capacità di autoregolazione termica quando la temperatura corporea scende al di sotto dei 30 gradi per quanto ci siano dei casi di ibernazione in cui si può sperare in un recupero anche con temperature che arrivano a 25 gradi».
Ma nessun esperimento o statistica potrà riprodurre fedelmente il comportamento del corpo umano in una situazione così estrema, come ha dimostrato il caso del signor Paolino.

«Il corpo umano non è un oggetto inerte che cede calore all’esterno passivamente ma possiede un metabolismo attivo autorigenerante che non segue le regole della termodinamica. Esistono fattori estrinseci che determinano il raffreddamento del corpo umano e cioè la ventilazione, l’umidità, l’esposizione all’aria, la pressione atmosferica ma anche dei fattori intrinseci legati alla persona quali la vestizione, l’adattamento al freddo, la presenza di malattie, sesso, razza. A questo si aggiunge la possibilità di movimento in quanto è totalmente differente una situazione in cui un corpo rimanga immobile bloccato in una posizione o viceversa possa muoversi e pertanto riscaldarsi.
Appare quindi possibile (anche se in rari casi) che un corpo umano possa sopravvivere a basse temperature per diverse ore» conclude il dottor Novellone.
d.p.