Cerca
Close this search box.
DSCN1164
Cronaca
Galleria 
Nord Astigiano

Grandinata nel nord astigiano, si contano i danni: vendemmia cancellata

A dieci giorni dal disastro gli agricoltori fanno ragionamenti a mente fredda. E tutto appare ancora più grave

A bocce ferme, o meglio, a bocce asciutte, gli agricoltori ragionano sui danni provocati dalla violentissima grandinata di dieci giorni fa nel Nord Astigiano che aumentano di giorno in giorno e seminano forti preoccupazioni fra chi della coltivazione della terra vive.

A rischio c’è la sopravvivenza di molte famiglie di agricoltori, soprattutto di chi coltiva fra Castelnuovo Don Bosco, Moncucco, Albugnano, Berzano, Pino e Passerano.

E non è un’esagerazione, perché molti di loro parlano con molta chiarezza del 100% del raccolto perso, soprattutto di uva (ma non mancano seminativi e orti distrutti e frutteti e noccioleti “tritati” dai chicchi di grandine grossi come pesche).

A fare un giro per le vigne colpite dalla grandinata del Freisa, della Malvasia e di quello straordinario Nebbiolo che in cantina si trasforma nella giovanissima ma altrettanto grintosa e importante doc dell’Albugnano, si capisce il perché della disperazione dei viticoltori.

Sembra di essere ritornati al mese di febbraio, quando ancora il periodo vegetativo era “congelato” dall’inverno: la bianchissima e tufacea terra dilavata  e i filari spogli, senza foglie, in cui si spiccano nitidamente i pali e i fili di ferro della vigna. Basta spostarsi di qualche chilometro e incontrare vigne scampate al disastro per rendersi conto della differenza: filari verdissimi con foglie a coprire tutto e a riparare dal sole per consentire da qui alla vendemmia la maturazione degli acini.

E pensare che era anche un’annata straordinariamente generosa.

Di quelle vigne prese a schiaffi dalla grandine, i soli a rimanere sono stati   i grappoli più resistenti che ora, a dieci giorni, senza protezione dal sole e con gli acini colpiti, stanno inesorabilmente marcendo. Anche se ancora piccoli e aspri.

«Mi fa male ogni volta che esco di casa e vedo le vigne conciate in questo modo – dice Simone Binello che con il fratello Matteo e il resto delle loro famiglie conduce l’avviata azienda agricola e agrituristica  di Pianfiorito ad Albugnano – Noi abbiamo più attività nella nostra azienda, ma le vigne ne sono il cuore e i danni provocati dalla grandine sono enormi. C’è l’assicurazione che ci darà qualche ristoro, ma non basta a coprire i danni reali subiti dalle vigne e dai legni. Ricordo solo un altro disastro simile, la grandinata del 2012 che ci distrusse anche gran parte dei tetti in coppi».

C’è chi, negli anni, ha scelto di diversificare il posizionamento dei vigneti proprio per poter far fronte ad eventuali eventi calamitosi così localizzati. E’ la Cascina Baina, altra azienda vinicola di “peso” sulla salita per Albugnano. «Abbiamo 25 ettari di vigneti fra Castelnuovo Don Bosco, Pino e Albugnano e con quei dieci minuti di grandine abbiamo perso il 100% della vendemmia» dice senza girarci troppo intorno Pierluigi Savio della Cascina Baina.

«E’ la nostra unica fonte di reddito, perché noi non alleviamo bovini, non facciamo agriturismo, non coltiviamo seminativi o altre colture. Non siamo neppure vinificatori. Tutta la nostra azienda è organizzata e attrezzata per coltivare la vite e conferire le uve alla Cantina Sociale Terre dei Santi. E adesso non abbiamo più nulla da vendemmiare. Nulla».

Nebbiolo, Freisa, Malvasia, Barbera d’Asti, Sauvignon, Arneis: alla Baina ogni anno vendemmiano circa 2200 quintali di uva e le stime per settembre erano molto buone, superiori a quella quantità.

«Si tenga conto che potevamo rifarci del raccolto dell’anno scorso, già dimezzato oltre alla nostra media a causa della siccità – prosegue Savio – Invece abbiamo perso tutto e ci ritroviamo delle vigne che hanno perso la loro struttura, con una prospettiva, per il prossimo anno, di arrivare, se va bene, al 30% di quei 2200 quintali di uva che rappresentano il nostro punto di sostenibilità».

Anche in questo caso l’azienda è assicurata, ma i risarcimenti non coprono il danno economico reale che è fatto anche di costi fissi dei mezzi, carburanti, trattamenti ai vigneti, oneri fiscali e previdenziali. Senza contare le ore di lavoro e l’angoscia per il futuro.

Ora il problema è ripulire le vigne e capire quale tecnica di potatura adottare per salvare le poche gemme sopravvissute alla grandine per la vendemmia del prossimo anno.  Il legno è stato picchiettato, disastrato, battuto e rovinato dai chicchi di ghiaccio che lo hanno ferito e servirà tempo alla vigna per “guarire”.

Non solo vigna, ma anche gli orti nella disperazione dei coltivatori. Come quello di Marta Peira, a Schierano, frazione di Passerano Marmorito. Un’attività agricola giovane in casa del sindaco di Passerano, Davide Massaglia, dimostrazione di un profondo attaccamento al territorio e la sconfinata fiducia nel fatto che possa diventare una fonte di reddito.

«Abbiamo perso tutto: le piante di zucchini “pelate”, le zucche che stavano iniziando a maturare tutte bucate dai chicchi di grandine così come le angurie e i meloni – dice lo stesso Massaglia – i peperoni, colpiti, stanno marcendo prima di maturare e i pomodori stanno facendo la stessa fine. Per aziende piccole come questa, che non possono strutturate neppure per poter entrare nel mondo delle assicurazioni (carissime) da eventi calamitosi, significa finire qui la stagione».

 

 

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Scopri inoltre:

Edizione digitale