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Valerio Pesce
Cronaca
Tribunale di Asti

Canelli, iniziato il processo all’uomo che ha ucciso il figlio a coltellate

Presente in aula, ha ottenuto un breve colloquio con l’anziana madre. Gli è contestato l’omicidio volontario premeditato

Mancano poche settimane al primo anniversario di uno dei fatti di cronaca più tragici dei Canelli: l’accoltellamento, da parte di un padre, del figlio. Nel sonno. E poi quelle ore passate con il corpo ormai senza vita del ragazzo e il tentativo di suicidio, non riuscito. Solo in mattinata l’uomo ha chiamato i carabinieri per costituirsi e raccontare l’accaduto.

E’ iniziato oggi, in Tribunale ad Asti, il processo in Corte d’Assise a carico di Piero Pesce, 62 anni, reo confesso della morte del figlio Valerio, 28enne, avvenuta il 23 novembre dell’anno scorso nel loro alloggio di viale Indipendenza.

L’imputato,   detenuto al carcere di Biella dal giorno delle dimissioni dall’ospedale di Asti dove era stato curato per il tentativo di suicidio, era presente in aula accanto al suo difensore, l’avvocato Carla Montarolo.

Di fronte a lui, schierata la Corte d’Assise, presieduta dal giudice Chinaglia con la collega Dunn a latere e i giudici popolari. La pubblica accusa è sostenuta dal pm Cotti che gli ha contestato non solo l’omicidio volontario, ma anche la premeditazione.

Nell’udienza di stamattina si è discusso di qualche eccezione preliminare ed è stato fissato il calendario delle udienze, alla prima delle quali, ad inizio novembre, saranno sentiti i carabinieri intervenuti per primi nell’alloggio e i medici che si occuparono di Piero Pesce nell’immediatezza.

L’udienza successiva sarà invece cruciale, perchè vedrà le deposizione del consulente del pm e di quello della difesa (annunciato il deposito di una consulenza di parte) circa la capacità di intendere e di volere di Pesce al momento dell’omicidio.

Mentre non ci sono dubbi, per ammissione della stessa difesa, sulla sua capacità di presenziare al processo, è invece intorno alle sue condizioni mentali il giorno dell’omicidio che si gioca il processo. O, meglio, la sentenza.

Piero Pesce da tempo soffre di una grave depressione ulteriormente peggiorata dopo la malattia e la morte della moglie e del padre, qualche anno fa. A questa condizione di sofferenza si erano aggiunti i problemi del suo unico figlio nella gestione della tabaccheria di Alba, la sua ludopatia e la sua alcoldipendenza.

Tutti argomenti che la difesa sicuramente proporrà per la valutazione finale dei giudici che potrebbero anche decidere per una perizias psichiatrica super partes.

Stamattina Pesce, al termine dell’udienza, ha ottenuto di poter parlare nella saletta degli imputati con l’anziana madre. In aula, nella parte riservata al pubblico, anche un nutrito gruppo di amici e parenti presenti per sostenere moralmente l’uomo che, in questo anno, ha   continuato a ricevere la loro vicinanza al netto delle regole della detenzione carceraria.

 

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