Una svolta epocale destinata a far cambiare pelle allo spumante dolce per eccellenza
L’Asti secco, o Dry che dir si voglia, adesso ha il proprio disciplinare di produzione. Lo ha approvato la commissione tecnica del Ministero dell’Agricoltura con il via libera alla doc “Asti tipologia Secco”. Una svolta epocale destinata a far cambiare pelle allo spumante dolce per eccellenza. In declino le vendite, per arrestare l’inesorabile flessione e assicurare il futuro a oltre 4 mila produttori, quella che pareva una frontiera tabù è stata abbattuta nell’arco di una vendemmia.
Le avvisaglie del cambio di passo erano arrivate a pochi mesi dal raccolto 2016, quando le prime bottiglie della versione Dry erano state stappate in occasione di una convention di vignerons. Era parso chiaro che quella “provocazione” sarebbe stata la nuova frontiera. Dibattiti e confronti anche serrati tra puristi e innovatori hanno riempito un inverno scarno di neve ma ricco di spunti. Sino alla richiesta del nuovo disciplinare al quale ha creduto da subito la Regione Piemonte. L’Assessorato all’Agricoltura, guidato da Giorgio Ferrero, è stato uno dei motori della nuova doc attraverso un percorso che, in un tempo insolitamente breve, ha portato a raggiungere l’obiettivo.
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Giovanni Vassallo