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Sanremo: vince Gabbani con l'animo "ironico/zen"
Cultura e Spettacoli

Sanremo: vince Gabbani con l’animo “ironico/zen”

Vi riproponiamo l’intervista che Francesco Gabbani rilasciò al nostro giornale la scorsa estate ad AstiMusica: la sua voglia di emergere, l’animo zen poi emerso in Occidentali’s Karma, l’ironia e le sue passioni

E’ Francesco Gabbani il trionfatore della 67° edizione del Festival di Sanremo. Simpatico, ironico, già vincitore, nel 2016 con “Amen”, della categoria nuove proposte, Gabbani ha portato sul palco la canzone Occidentali’s Karma, un motivo tanto intelligente nel testo quanto ballabile. Un binomio che, da Daniele Silvestri con la sua “Salirò”, fino ad oggi, è funzionale ad ottenere il favore del pubblico e dei giurati. E, senza dubbio, la canzone funziona.

Il motivo di Francesco Gabbani è già un tormentone, ma il suo animo “zen” era già emerso la scorsa estate ad AstiMusica, quando fu protagonista di un concerto molo applaudito.

Qui di seguito vi riproponiamo l’intervista che la nostra Alessia Conti gli fece in quell’occasione.

 

Immaginate un bambino in un negozio di strumenti musicali.

Se facciamo lo sforzo di recuperare lo sguardo infantile, ci sarà immediatamente chiaro come ogni oggetto di quel negozio sia ammantato di magia.

La storia di Francesco Gabbani, vincitore di Sanremo giovani 2016, inizia proprio nel negozio di strumenti dei suoi genitori, culla della sua passione per la musica.

“Nascere tra gli strumenti è stato un terreno fertile per farmi capire che la mia vita avrebbe avuto a che fare con la musica. A volte la reazione di chi è figlio di musicisti può essere anche opposta, invece proprio come mio padre, ho iniziato con la batteria. A 12 anni ho sentito l’esigenza di scrivere canzoni, di esprimermi, e ho poi capito che era l’aspetto che mi interessava di più della musica, fino a pensare che potesse essere la mia strada.”

Più che “suonare” gli piace dire che “strimpella” diversi strumenti, perché ha sempre preferito l’emozione al virtuosismo tecnico, fare giusto “quelle 2 note che arrivano al cuore”.

Per dirla con parole sue allora, lo strumento che ha studiato davvero è la chitarra, ma si diletta anche con il pianoforte e la batteria, appunto. Ha iniziato a fare musica da giovanissimo.

Francesco Gabbani si accende una sigaretta. Siamo soli in mezzo a tante sedie vuote, il palco è alle nostre spalle e non sono ancora iniziate le prove. Il successo che non arriva

Ha dichiarato che per molto tempo ha scritto per avere successo e che sentiva addosso tutta la frustrazione per questo riconoscimento che non arrivava. Come spesso accade, il successo è arrivato proprio quando ha smesso di cercarlo…

“Sopra i 20 anni ho iniziato a tirare le somme, mi chiedevo: arrivano o non arrivano i risultati? Speravo di passare in radio e di potere guadagnarmi da vivere facendo musica. A 19 anni avevo già un contratto con una band, i Trikobalto, e all’attivo tante esperienze formative, ma i risultati non arrivavano ed ero amareggiato”.

C’è stato dunque un tempo, dice, in cui cercava in maniera ossessiva la canzone giusta per andare in radio, fino a quando non ha parlato con se stesso dicendosi: “Perché ridurre la mia passione per la musica, che dovrebbe essere un privilegio, a una cosa che mi fa stare male? Allora ho ricominciato a scrivere canzoni per il piacere di farlo, senza dovere per forza cercare un risultato. E poi siamo arrivati a questo bel periodo”.

Un colpo di coda che ha segnato il cambiamento Il successo non più così implorato è finalmente arrivato, “Amen”, verrebbe da dire. Solo che il suo “Amen” è tutt’altro che il termine di una storia. Proprio il tono sarcastico del brano “Amen” vince non solo Sanremo categoria giovani, ma anche il premio Sergio Bardotti come miglior testo. Un brano scritto insieme al suo alter ego autoriale, come lo chiama lui, Fabio Ilaqua.

E’ con lui che Francesco Gabbani scrive la maggior parte dei brani del disco “Eternamente ora”.

“Eternamente ora” è anche il titolo di una canzone che nel video ha come protagonisti una coppia non più giovanissima che si ritrova. Dopo avere ballato sulle note di Gabbani, la coppia continua a danzare anche quando la musica è finita.

“Sottolinea ciò che voglio dire con questa canzone, l’importanza del momento. E’ importante vivere il sentimento, di coppia, d’amicizia o di stima, nel presente”.

Mi guarda da dietro gli occhiali da sole e mi dice: “Se vuoi, è un po’ orientale come concetto”.

Il fascino per l’Oriente e la sua inquietudine

Francesco è molto affascinato dalle filosofie orientali a cui si è avvicinato anche se dice di essere consapevole che “nelle culture degli altri saremo sempre turisti. Inevitabilmente ho dentro il modo occidentale di approcciarmi alla vita. Però pensare di vivere il “qui e ora” mi affascina. Noi occidentali siamo molto cervellotici rispetto al futuro. Ciò che stiamo vivendo subisce variazioni in base alla proiezione del futuro, viviamo giudicando noi stessi e quello che potrà essere. Gli orientali cercano di vivere il presente che è difficilissimo”.

Come la mettiamo allora con l’inquietudine che Francesco dice di vivere da sempre? Forse è la stessa che aiuta gli artisti. Gli propongo la mia teoria spicciola e si mette a ridere.

“Guarda, se è vero che l’arte viene dalla sofferenza, io soffro. Non per un motivo particolare, fortunatamente io non ho mai avuto dei grandi dolori. C’è però, questo senso di inquietudine da quando ho memoria di me, anche se cerco di essere gioioso, di prendere l’aspetto bello della vita, ma sono sempre un po’ inquieto.”

Gli domando se immagina come può essere vivergli accanto e lui mi racconta che la sua fidanzata fa un lavoro artistico (tatuatrice ritrattista) e che deve essere questo il segreto del loro stare bene insieme.

Del suo disco, “Eternamente ora” esordisce dicendo: “Io non me la tiro e questo è un disco pop. Scrivo spontaneamente cose pop, il mio modo di esprimermi è questo. La novità di questo disco, per me, è dal punto di vista sonoro perché è quasi completamente elettronico, per me è una novità perché io ho sempre suonato e invece stavolta è stato un modo di lavorare in studio diverso, ma che comunque mi ha divertito. Dal vivo, stiamo mescolando questa parte elettronica con il fatto di suonare live.”

Il vero successo e quel telegramma inatteso A proposito del suonare live, Francesco descrive molto bene la sua sensazione nello stare sul palco. Mi parla di uno scambio di emozioni molto forte tra lui e il pubblico. Che sia questo il vero successo?

“Sì. Il mio successo lo trovo nel continuare a godermi sensazioni forti per le quali mi sono sempre impegnato. Poi questo Sanremo per me ha dato il via a una notorietà che prima non avevo. Le persone mi fermano e mi fanno i complimenti. Ma io, nei complimenti degli altri, scopro qualcosa in più di me, perché mi vedo con gli occhi degli altri. Improvvisamente, nel complimento, è come se prendesse senso quello che faccio. Ecco, questo è il successo.”

Francesco ha condiviso l’emozione di Sanremo con l’astigiana Chiara Dello Iacovo e mi dice che con lei c’è una grande stima reciproca, anche se non si sono più incontrati, o meglio, incrociati tra gli impegni dell’uno e quelli dell’altra.

“L’atmosfera di Sanremo ha fatto da collante, un’atmosfera di stima e condivisione vera.”

Al ritorno da Sanremo, insieme all’accoglienza degli amici e dei fan, ad aspettare Francesco nel negozio di strumenti dei suoi genitori, c’era anche un telegramma. Non un telegramma qualunque, a inviarlo era stata infatti la sua prof. di latino. “Complimenti, bravo, 10+”.

Francesco, che voti ti dava prima?

“Tendenzialmente 4 o 5, ma non perché non mi piacesse il latino. Ero distratto, avevo già la testa nella musica!”

Dicono tutti così.

Alessia Conti

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