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Case popolari e residenza pluriennale, il principio “piemontese” «è stato bocciato dalla Corte di Cassazione»

Malandrone (Ambiente Asti): «Accolgo con favore questa sentenza, che riafferma i principi di uguaglianza e giustizia sociale sanciti dalla nostra Costituzione»

Desidero esprimere la posizione di Ambiente Asti riguardo alla recente decisione della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la legge regionale del Piemonte che prevedeva un criterio di residenza pluriannuale per l’assegnazione delle case popolari e norme restrittive sul possesso del lavoro da parte dei cittadini non europei. La decisione della Corte Costituzionale del 25 luglio è un segnale chiaro e inequivocabile: il diritto alla casa deve essere garantito a tutti i cittadini sulla base del reale bisogno e non di criteri di residenza che possono risultare discriminatori. Come rappresentante di Ambiente Asti, accolgo con favore questa sentenza, che riafferma i principi di uguaglianza e giustizia sociale sanciti dalla nostra Costituzione.

Il principio “prima i piemontesi”, che è l’emblema propagandistico della legge regionale introdotta nel 2024, è stato giustamente bocciato sia dal tribunale di Torino che dalla Suprema Corte. Questi criteri, che richiedevano una residenza e un’attività lavorativa esclusiva o principale da almeno cinque anni, violavano i diritti fondamentali di tanti cittadini che, pur trovandosi in condizioni di estrema necessità, venivano esclusi dall’accesso alle case popolari. La Corte Costituzionale ha precisato sulla legge che in primo luogo è irragionevole perché prevede requisiti non correlati con la funzione dell’edilizia sociale che è un servizio in primis destinato a soggetti economicamente più deboli.

In secondo luogo perché determina una diversità di trattamento ingiustificata tra persone che si trovano nelle stesse condizioni di fragilità (andando contro l’art. 3 della Costituzione) e infine perché tradisce il dovere della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ogni ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Altro valore fondante della nostra comunità. La Corte ha ribadito che l’edilizia sociale deve essere un servizio destinato ai soggetti economicamente più deboli, indipendentemente dal loro tempo di residenza. Questo è un principio fondamentale per garantire equità e per rispondere ai bisogni reali delle famiglie in difficoltà. È ora necessario che la Regione Piemonte riveda le proprie normative in materia di edilizia popolare, eliminando qualsiasi requisito di residenza che possa creare discriminazioni ingiustificate.

Come rappresentante di Ambiente Asti, mi impegnerò affinché il Comune di Asti si attivi per usare criteri di assegnazione delle case popolari basati esclusivamente sulla situazione economica e sociale delle famiglie, in linea con i principi sanciti dalla Corte Costituzionale e chiederò che il Comune si attivi per chiedere la variazione di tale legge regionale. Altro tema quello del lavoro: per i non appartenenti alla Comunità Europea sarà necessario dimostrare di avere un lavoro regolare, dato che dall’assegnazione all’effettiva disponibilità di un alloggio di edilizia popolare passano dai 12 ai 24 mesi, in caso di perdita del lavoro in quel periodo si perde anche il diritto alla casa assegnata, perché è requisito l’avere un contratto di lavoro in essere (condizione che esclude pensionati, vedove con reversibilità oppure, appunto, chi si ritrova disoccupato).

Questa sentenza ci ricorda l’importanza di rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impedendo il pieno sviluppo della persona umana. Continueremo a lottare per una società più giusta e inclusiva, dove il diritto alla casa sia garantito a tutti, senza discriminazioni. È fondamentale che la Regione Piemonte recepisca il messaggio della Corte Costituzionale e adegui le sue normative in modo da rispondere alle esigenze di chi è realmente in difficoltà. Il criterio di residenza, così come formulato, non solo discrimina ma tradisce lo spirito della nostra Costituzione che promuove.

Un piano casa nazionale non c’è, un piano casa regionale nemmeno. Siamo il fanalino di coda della percentuale di case di edilizia residenziale pubblica in Europa. Di fatto dal piano casa fatto da Fanfani l’edilizia popolare si è sempre più indebolita. In questo caos chi ha problemi sociali e di salario passa attraverso sfratti, dorme in luoghi di fortuna, nei dormitori in alcuni casi arriva a occupare case e se va bene sono case pubbliche sfitte o inutilizzate, in taluni casi case popolari non recuperate (il patrimonio edilizio pubblico inutilizzato è molto), nei casi peggiori e che creano disparita case popolari pronte per assegnazione.

Il vero tema che la Regione Piemonte e il governo non affrontano è quello degli alloggi disponibili, non si investe sull’edilizia residenziale pubblica, non si recuperano alloggi. Nella sola Asti alloggi popolari nuovi non ce ne sono da anni. In Piemonte su 52.000 alloggi di edilizia pubblica, 5.000 non sono a disposizione per problemi di manutenzione. In questa assenza di politiche sociali sulla casa, la regione ha introdotto “Prima i piemontesi”, che di fatto impediva di occuparsi del tema della casa e di chi si trova in emergenza o che potrebbe accedere attraverso graduatoria. Un tentativo politico chiaramente discriminatorio, che strizza l’occhio alla disillusione, guerra tra poveri e anche razzismo dovuto a questi fattori. Ho militato per anni nei movimenti per la casa e il mio osservatorio mi dice che tale legge demagogica non fa che peggiorare la situazione sociale dei più deboli italiani e non. La Regione e il Governo farebbero meglio a pensare a alzare la quota di alloggi di edilizia residenziale pubblica, a non alienare e a mettere a disposizione i patrimoni pubblici inutilizzati.

Quindi mi appello ai Consiglieri Regionali eletti affinchè avviino una proposta che metta in discussione questa Legge Regionale.

Mario Malandrone consigliere comunale di Ambiente Asti

 

[nella foto di repertorio la sede dell’Atc di Asti]

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