«Le esercitazioni di protezione civile sono utili, ma quando ci si trova nell’emergenza si verificano eventi imponderabili che rendono la situazione molto più complessa».
A sottolinearlo l’architetto Angelo Tollemeto, che nei tragici giorni dell’alluvione, di cui ricorre il trentesimo anniversario (per approfndire, clicca qui), era assessore ai Lavori pubblici e alla Protezione civile, oltre a contare diverse altre deleghe. Sfogliando il libro dei ricordi, rivive la concitazione e la preoccupazione di quei momenti.
«Parliamo di anni – precisa – in cui non esisteva un piano di protezione civile: a disposizione avevo soltanto l’elenco delle ditte edili e degli hotel che avrebbero potuto ospitare eventuali sfollati. Fortunatamente nei mesi precedenti, grazie anche alle numerose deleghe che mi erano state assegnate, avevo potuto conoscere strutture e personale a disposizione, che avevo abituato a lavorare anche fuori dagli orari ordinari in caso di emergenza. Come successo in occasione della voragine che si era aperta in corso Dante a settembre, fatto che mi aveva consentito di saggiare le tempistiche della risposta comunale».
L’emergenza
Una risposta garantita in una situazione decisamente peggiore. «Le previsioni meteo per il fine settimana diramate dalla Regione Piemonte parlavano di maltempo – ricorda – senza segnalare particolari criticità. Ma, considerando la pioggia battente che avevo incontrato il sabato pomeriggio uscendo da un convegno a Palazzo Mazzetti, non mi sentivo tranquillo. Avevo così deciso di raggiungere gli uffici comunali, dove cominciavano ad arrivare richieste di aiuto da alcune case isolate nelle frazioni, anche se sembravano essere legate più che altro a situazioni di dissesto idrogeologico, e avevo saputo che era necessario spostare i Rom troppo vicini al Tanaro che si stava ingrossando».
«Già da quel momento, però – continua – avevo timore di non avere la situazione sotto controllo, dato che non disponevamo di telefoni cellulari. Allora mi sono recato alla caserma dei Vigili del Fuoco, che cominciavano a ricevere chiamate di emergenza. Lì sono stato per tre giorni senza mangiare né dormire. Dopo essermi raccolto in preghiera affidando la città al Signore, ho coordinato il personale comunale e dato numerose disposizioni, sfruttando la possibilità di ascoltare le telefonate e conoscere i luoghi di intervento delle squadre. Ricordo, ad esempio, che da quella sala ho stabilito di riunire gli sfollati sotto i Portici della Prefettura, telefonando all’Asp per mandare i pullman a caricarli. E ancora, ho contattato la parrocchia Don Bosco per chiedere di mettere a disposizione della gente rimasta senza casa gli spazi del convitto, e ho fatto aprire, con l’aiuto di tecnici e personale comunale, scuole e palestre allo stesso scopo. Intanto c’erano il comando di Polizia municipale allagato e l’emergenza sanitaria da dichiarare per la presenza di carcasse di animali, che ho dato disposizione di bruciare nell’inceneritore comunale».
«A questo proposito – sottolinea – mi preme ricordare il prezioso aiuto fornitomi dai Vigili del Fuoco, che si sono dimostrati encomiabili, dimostrando efficienza e abnegazione, e dall’on. Sebastiano Fogliato, che da Roma ci ha sostenuto in vari modi».
La solidarietà
Sfogliando i documenti e gli appunti di quelle giornate concitate e difficili, conservati con cura, Tollemeto ricorda con commozione anche la solidarietà espressa nei confronti della città. «Avevo avuto la notizia – racconta – che al casello autostradale Asti Ovest si era formata una coda di tir mandati da numerose aziende per portare aiuti. Essendo il Comune di Asti, ai tempi, socio dell’autostrada Torino – Piacenza, ho quindi chiesto fermamente alla società di farli passare senza pagare il pedaggio».
«Intanto – aggiunge – numerosi agricoltori dai paesi della provincia stavano arrivando con trattori e pale, rispondendo all’appello che avevo fatto in occasione di una intervista al Tg2. Non solo: mi aveva fatto molto piacere la mobilitazione dei numerosi volontari, dai comuni cittadini agli Alpini, fino a numerose Amministrazioni comunali. Una risposta tangibile ad una proposta che avevo avanzato, un mese prima, ad un convegno dell’Anci svoltosi a Roma, in cui avevo proposto, in caso di emergenza, di attivare un meccanismo di aiuto reciproco tra le Amministrazioni».
Nessuna vittima
«Il tutto – conclude – mentre ero costantemente angosciato dal fatto che non sapevo se fossero tutti in salvo. Mi ricordo perfettamente del momento in cui si era diffusa la notizia che 50 persone mancavano all’appello: fortunatamente si erano solo perse le loro tracce, tanto che Asti è stata l’unica città senza vittime dovute all’alluvione».