Una nutrita delegazione della Coldiretti astigiana, capitanata dal vice Presidente Andrea Rabino e dal Direttore Giovanni Rosso, ieri pomeriggio ha concorso alla massiccia presenza di agricoltori piemontesi in presidio a Torino, con sit-in presso la sede del Consiglio Regionale del Piemonte, per rimarcare che “l’agricoltura non deve pagare per tutti”.
In discussione, il Piano regionale di Qualità dell’Aria che, fino a prima del sit-in con i vertici regionali di Agricoltura e Ambiente, rischiava di mettere in grave difficoltà molte aziende agricole. Tra lo sventolare di centinaia di bandiere Coldiretti, altrettanti cartelli sono stati elevati per ribadire: “Vogliamo regole uguali per tutti: non siamo noi ad inquinare”, “Senza di noi l’allevamento muore”, “L’agricoltura vuole vivere”, “Lasciateci lavorare: poche regole ma buone”.
Senza la deroga del Piano, ottenuta nei termini e nei contenuti del Piano durante il sit-in promosso dalla Coldiretti regionale in occasione del Consiglio Regionale, in Piemonte sarebbero state oltre 10 mila le stalle a rischio di chiusura, così come denunciato dalla stessa Coldiretti di concerto a tutti i presidenti e i direttori delle federazioni. Tra i punti all’ordine del giorno, infatti, l’aggiornamento del Piano regionale di Qualità dell’Aria, le cui misure inizialmente previste, rispetto al mondo agricolo, avrebbero gravato notevolmente sugli allevamenti e sulle imprese piemontesi.
Proficui sono, dunque, risultati il presidio e l’incontro con il presidente del Consiglio regionale Davide Nicco, l’assessore regionale all’Agricoltura Paolo Bongioanni e l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati, i quali, hanno personalmente comunicato agli agricoltori, in presidio sotto Palazzo Lascarisi, l’esito del sit-it.
In particolare, l’assessore Bongioanni si è impegnato ad introdurre, per quanto riguarda gli abbruciamenti dei residui vegetali, una formula a semaforo, che consenta periodi autorizzati, mentre l’assessore Marnati ha confermato che gli allevatori non saranno costretti alle costose coperture, così come inizialmente previste, poiché sono possibili soluzioni alternative altrettanto efficaci, ma meno impattanti economicamente.
“Il testo originale prevedeva misure che, in particolar modo, sarebbero andate a colpire pesantemente gli allevatori piemontesi” sottolinea il vice Presidente Rabino; “per questa ragione si è resa indispensabile, e non più rinviabile, l’eliminazione dell’obbligo di copertura della concimaia, i cui costi di realizzazione sono elevatissimi e il cui impatto sul paesaggio sarebbe stato notevole. Allo stesso modo, si è reso necessario ampliare l’arco temporale, rispetto alla scadenza del 1° gennaio 2026, per consentire di adempiere alle procedure richieste, introducendo anche formule meno gravose per le imprese. Sempre sulla qualità dell’aria, Coldiretti ha richiesto di attivare il meccanismo del semaforo, per consentire di bruciare i residui vegetali al fine di evitare l’insorgere di fitopatie, anche alla luce dell’arrivo, sempre più frequente, di insetti alieni, quindi, di impiegare formule di concimazione naturale. Con due annate siccitose e una estremamente piovosa alle spalle, i nostri allevamenti stanno già attraversando una stagione oltremodo difficile dal punto di vista economico” ha concluso Rabino; “è quindi impensabile gravare sulle loro casse con spese aggiuntive e investimenti a fondo perduto”.
“Pur nella consapevolezza della necessaria attenzione all’ambiente, il pericolo sarebbe stato quello di far chiudere migliaia di aziende, che costituiscono il tessuto economico del Piemonte” evidenzia il Direttore Rosso. “Sbagliato non utilizzare metodi di coltivazione naturale. Inoltre, occorre ridurre la burocrazia rispetto agli adempimenti da rispettare: i nostri imprenditori non devono diventare dei burocrati, ma devono essere messi nelle condizioni di poter fare il loro lavoro. In questo momento storico, ancor più, è prioritario evitare di aumentare le importazioni dall’estero; per questo, è fondamentale il ruolo dei nostri imprenditori che producono cibo di qualità unica nel mondo, preservano territori altrimenti disabitati, a sostengo delle progettualità di filiera che sono la linfa economica del nostro Piemonte. Auspichiamo che quanto pronunciato dagli assessori, dal palco del nostro sit-it, diventi quanto prima realtà. Nel frattempo, continueremo a monitorare l’operato della Regione perché, oggi più che mai, occorrono risposte concrete e rapide”.