Non giriamoci intorno. Ci sono incontri che, rispetto ad altri, hanno inevitabilmente un impatto diverso su di noi. Capaci di sovvertire l’ovvio, muovono pedine sensibili sulla nostra personale scacchiera
Non giriamoci intorno. Ci sono incontri che, rispetto ad altri, hanno inevitabilmente un impatto diverso su di noi. Capaci di sovvertire l’ovvio, muovono pedine sensibili sulla nostra personale scacchiera. Il caffè di oggi è uno di questi. Alto, severo, serio e degno di stima. Potrei riassumere così l’idea che avevamo noi studenti di Scienze della Comunicazione di Mimmo Càndito durante gli anni dell’Università. Il professore dalla “a” accentata, era di quelli che avevano “vissuto guerre e visto cose”, per questo escluso da qualunque gioco di irriverente goliardia studentesca. 55 vasche è il titolo del suo libro. “55 vasche per recuperare l’identità di quella forza dentro.” Mimmo Càndito mi racconta che si trovava a Miami per condurre un’inchiesta sui cubani fuggiti dall’Isola e approdati in Florida, e là andò a fare dei controlli medici. “Mi sentii dire da un medico americano che avevo un tumore al polmone con speranze di sopravvivenza quasi pari a zero. Dopo che me lo disse, mi strinse la mano e se ne andò.” Deflagrazione. Questa notizia non ha forse lo stesso effetto?
Il “Caffé con” Mimmo Candito su La Nuova Provincia in edicola domani, giovedì 31 marzo