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Cronaca
Il caso

Villanova d’Asti: arrestato in Colombia, la famiglia non sa più nulla di lui

Preso all’aeroporto di Cartagena con 3 chili di cocaina. L’appello disperato del fratello.

Mesi di grande apprensione per una famiglia di Villanova quelli vissuti da luglio ad oggi.
Mesi passati a capire come poter far rientrare in Italia un uomo di 57 anni, Oreste Agostinetti che è detenuto dal 27 agosto nel carcere di Cartagena, grande città colombiana a nord del Paese.
La notizia del suo arresto è stata data da alcuni giornali colombiani e parlano di un controllo all’aeroporto finito con la scoperta di una ingente quantità di cocaina.
In particolare, l’uomo stava facendo il check in per partire verso Madrid quando alcuni agenti della Policia National in servizio all’aeroporto di Cartagena, particolarmente addestrati a intercettare comportamenti sospetti, sono stati chiamati a fare un controllo per il peso apparentemente eccessivo del bagaglio a mano che l’italiano stava per imbarcare.
L’uomo è stato fatto accomodare in una saletta appartata dell’aeroporto e qui è stato fatto un controllo accurato della valigia che ha rivelato, al suo interno, due pacchetti di cocaina, accuratamente sigillati, per un peso complessivo di 3 chili.
E’ scattato immediatamente l’arresto e il trasferimento al carcere “La Ternera” della città.
Della vicenda si sta interessando anche la Prefettura di Asti che ha confermato l’impegno nei contatti con il Consolato e la Farnesina.
«Non sappiamo più niente di lui
solo che ha chiesto aiuto»
«Siamo molto preoccupati per Oreste – dice il fratello Giovanni – abbiamo saputo del suo arresto per vie ufficiose quando non avevamo più notizie di lui. Era partito per la Spagna per un lavoro di allestimento fiere. Così ci aveva detto. Come sia finito in Colombia per noi è un mistero. Oreste è una persona semplice. Non stento a credere che sia finito in una cosa più grande di lui, raggirato da qualcuno».
La preoccupazione della famiglia è cresciuta quando ha ricevuto un’email dall’ambasciata italiana che annunciava la possibilità di un rilascio di Agostinetti per un vizio di forma, ma a quella comunicazione non sono seguiti riscontri.
«L’email è firmata da un cancelliere amministrativo dell’ambasciata di Bogotà – aggiunge Giovanni Agostinetti – il funzionario dice di aver parlato in videochiamata con Oreste che chiedeva aiuto in quanto il suo legale gli aveva prospettato questa possibilità. Il rilascio sarebbe dovuto avvenire l’8 aprile. Da quella data Oreste avrebbe avuto 72 ore per lasciare la Colombia e quindi aveva bisogno di aiuto per reperire i soldi del biglietto aereo. Abbiamo cercato di ricontattare l’ambasciata ma non abbiamo avuto nessuna risposta né per email, né al numero telefonico che ci hanno indicato. Ad oggi non sappiamo se il rilascio si è concretizzato e anche se fosse avvenuto, le 72 ore sono passate da un pezzo quindi non sappiamo che fine abbia fatto Oreste». La famiglia si è mossa cercando contatti che potessero supportarli.
Se n’è interessato il consigliere regionale Fabio Isnardi. «Ho saputo che è intervenuta la Prefettura – dice Isnardi – spero che si trovi un canale di comunicazione con la Colombia». Giovanni Agostinetti si rivolge alle istituzioni: «Aspettiamo notizie sulla sorte di Oreste. Se ha sbagliato pagherà, ma speriamo che le nostre autorità riescano almeno ad ottenere che la sua pena venga scontata in Italia, vicino alla sua famiglia».

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