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Fumata grigia al Gal Basso Monferrato: rinviata l’elezione di Angela Motta

La componente che sostiene il presidente uscente Mario Sacco ottiene il rinvio della convalida del Cda. Motta: “Non accettano le regole della cdemocrazia”

Fumata grigia: l’assemblea che doveva approvare l’elezione del nuovo Cda del Gal Basso Monferrato ha deciso di non decidere, o meglio di rinviare. Quando sembrava tutto fatto per l’elezione a presidente di Angela Motta, al posto di Mario Sacco alla guida dell’ente da 29 anni, l’assemblea si è praticamente spaccata a metà: in 50 hanno votato per il rinvio di ogni decisione, 45 contrari e 5 astenuti.

Sul Gal, ente sconosciuto ai più, si è consumata una battaglia con risvolti probabilmente più personalistici o politici che non di merito.  Raggruppa 103 Comuni tra Asti, Alessandria e Torino e 21 soci privati tra cui associazioni di categoria e culturali, la  Banca di Asti e l’Unpli, l’unione delle Pro Loco. Nell’ultimo triennio ha gestito  oltre 360 progetti per un investimento pubblico-privato che ha superato i 12 milioni di euro. Ma dietro allo scontro odierno c’è chi ci vede un prolungamento della guerra in corso ad Asti dove il sindaco Rasero nella sucessione a Sacco alla presidenza della Fondazione CrAsti aveva punatto sull’imprenditore Livio Negro (poi eletto) invece che sull’ex presidente della Banca di Asti Aldo Pia. E dietro al voto del Gal ci sarebbe anche una curiosa ridefinizione delle alleanze politiche, con Angela Motta sostenuta da una area vasta che va dalla Lega al Pd passando per Forza Italia, mentre per Sacco si sarebbe mosso solo Fratelli d’Italia, con l’assessore regionale Riboldi che, secondo alcuni sindaci, sarebbe stato particolarmente attivo.

Nelle settimane scorse si è votato per il rinnovo delle cariche: a sorpresa, tra gli 8 rappresentanti della parte privata non sono stati confermati il rappresentante di Confcooprative (Mario Sacco) nè quello di Confcommercio. Gli eletti sono risultati:  Angela Motta (Banca di Asti), Luigi Franco (Coldiretti), Maria Grazia Baravalle (Confagricoltura), Franco Piana (Cia), Roberto Dellavalle (Confartigianato), Andrea Cerrato (Consorzio operatori turistici), Massimo Barbero (Casa degli Alfieri), Luigi Dezzani (Consorzio turistico Cocconato). Per la parte pubblica, ovvero i sindaci, questi gli eletti: Umberto Musso (Castelnuovo don Bosco), Daniele Bssso (Tigliole),  Lino Pettazzi (Fubine), Roberto Palma (Maretto), Luigi Ferrero (Frinco), Maurizio Deevasis (Cella Monte), Angelo Ferro (Villadeati).

Mercoledì sera l’assemblea doveva ratificare la nuova composizione del Cda che, secondo gli accordi, doveva poi eleggere presidente Angela Motta, già consigliera regionale del Pd, oggi esponente di Italia Viva.

Ma durante la seduta piuttosto accesa, c’è chi ha messo in discussione la nuova composizione del Cda, come Confcooperative che attraverso il suo direttore Cavallero, ha fatto notare l’assenza della sua  associazione “che ha un fatturato di 1,9 miliardi di euro”; sulla necessità di un “reiquilibrio” tra componente pubblica e privata si sono espressi alcuni sindaci (tra cui Murgia di Povà Massaia e alcuni alessandrini come Oliviero di Odalengo Grande). Dalla parte opposta altri sindaci, come quello di Portacomaro che ha rilevato come “Confcooperative non è nel Cda perché non ha preso i voti necessari per esserci” o come Roberto Caranzano, assessore delegato dal sindaco di Tigliole (che è nel Cda) Basso: “Sono sconcertato che non si accettino le regole della democrazia: si è votato, non risultano irregolarità nelle votazioni il cui esito è stato certificato dal presidente Sacco, e c’è chi lo vuole stravolgere perché non è andato come si aspettava”. Tra l’altro, si fa notare, la maggioranza dei componenti alla parte privata è stabilita dalla legge Madia.

Ora che succede? Angela Motta spiega che “tocca a chi ha voluto il rinvio fare il primo passo, ben sapendo che l’esito delle votazioni non può essere stravolto. L’impressione è che si sia scelto di rinviare solo per poter rimanere ancora un po’ al comando dell’ente”. Mario Sacco getta acqua sul fuoco: “Un rinvio necessario per trovare una soluzione condivisa, tenuto presente della storia di questo ente. Purtroppo mi pare che ci sia stato un tentativo di politicizzazione del Gal, che invece è sempre stato e deve continuare ad essere un ente al servizio del territorio, dei Comuni e delle imprese”.

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