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Dibattito

Palazzo a forma di grappolo: c’è chi dice sì e chi dice no

Fa discutere la proposta lanciata dal Gruppo costruttori sull’area dell’ex ospedale

Fa duscutere l’idea, lanciata dal Gruppo costruttori dell’Unione industriale, di realizzare un edificio a forma di grappolo al posto della palazzina dell’ex ospedale su viale alla Vittoria.

L’assessore Riboldi: “Abbiamo gli strumenti normativi per intervenire “

Tra i primi ad intervenire l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi: “E’ giusto intervenire per trovare una soluzione, anche tenendo conto dei costi di manutenzione e di gestione del vecchio immobile che sono a carico dell’Asl.
La proposta dell’Ance e dell’Unione Industriale di Asti  merita attenzione. D’altra parte il tema del recupero delle aree urbane che ospitano strutture ospedaliere non più utilizzate è di grande attualità. Riguarda Torino con l’area delle Molinette ma anche Novara, Alessandria e Cuneo e tutte le città che sono coinvolte nel grande piano di edilizia sanitaria della Regione che prevede investimenti per quasi 5 miliardi.
Abbiamo gli strumenti normativi per intervenire come stiamo facendo peraltro nel caso di Biella e di Novara. Esiste anche la possibilità di conferire l’immobile nel fondo Invimit e su questo stiamo ragionando con l’assessore al Patrimonio Gianluca Vignale”.
L’essenziale è che vi sia la massima collaborazione tra tutte le istituzioni, dal Comune all’Asl alla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, ad UniAstiss, ai consiglieri regionali e ai parlamentari del territorio.

Quagliotti (Cgil): “Operazione immobiliare poco utile alla città”

“L’idea di riqualificare il vecchio ospedale non è nuova e, a nostro avviso, sempre lodevole. Riteniamo però che, prima di fare delle scelte così “costose” sia necessario definire la destinazione d’uso e la riqualificazione dell’intero immobile, non solo di una parte di esso.
Durante le discussioni che animarono il Tavolo dello Sviluppo proponemmo, unitamente a CISL e UIL, di trasformare l’ex ospedale in polo culturale della nostra città nel quale far confluireuna serie di realtà: non solo la Biblioteca Astense e l’ISRAT, che hanno un forte bisogno di nuovi spazi, ma anche l’Università, le cui necessità riguardano non solo nuovi spazi ma anche, ci permettiamo di dire, un nuovo modello che permetta ad ASTISS di fare un salto di qualità, candidandola di fatto al rango di Ateneo, come quello di Vercelli, ad esempio.
Ritenevamo infatti che nel vecchio ospedale potessero trovare spazio aule studio, un’aula magna “importante”, la foresteria, alloggi per gli studenti e tutti i servizi collegati e collegabili all’Università, comprese attività commerciali legate alla ristorazione e ai bar.
Nel cortile della parte monumentale del vecchio ospedale – che,ricordiamo, fa parte dell’ex area conventuale – si dovrebbe recuperare il giardino, nel quale gli studenti potrebbero andare a studiare nelle belle giornate: a Friburgo e in molti altri posti è così. Anche a Vercelli.
L’ala di viale alla Vittoria – la parte “nuova” del vecchio ospedale – dovrebbe, ad avviso di chi scrive, essere abbattuta, recuperandol’affaccio sul Parco della Resistenza e creando così una continuità tra ex convento e parco.
Qualcuno potrebbe obbiettare chiedendo a chi spetterebbe il pagamento di interventi di questo genere. Agli stessi che pagherebbero per un edificio – il “Grappolo” – che nulla ha a che fare con quella zona della Città, di cui non si conosce la reale destinazione d’uso, che riqualificherebbe solo una parte dell’immobile e che sarebbe utile solo a chi lo vuole costruire.
Troviamo peraltro curioso che chi ha lanciato il progetto in questa operazione non metta un euro ma, al contrario, impegni il pubblico prima a reperire le risorse economiche per costruirlo, poi a trovare chi dovrà occuparlo – peraltro suggerendo un impegno dell’Università e di altri soggetti pubblici come affittuari dell’immobile – e infine, attraverso una società mista pubblico privato, incassando anche i soldi delle manutenzioni e degli affitti.

Ci sembra evidente che, al di là della suggestione, non siamo di fronte a investimenti di quella natura e portata.
Siamo, invece, davanti a una mera operazione immobiliare poco utile allo sviluppo della città e, come spesso capita ad Asti, priva di visione e contenuto.

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