Durante l’ultimo Consiglio comunale le minoranze unite avevano lamentato irregolarità nella corresponsione delle indennità. La questione, anziché trovare soluzione, si è arricchita di nuovi attriti. «La nostra onestà intellettuale ci ha portato a sottoporre la questione ad esperti e a confrontarci con gli amministratori di altri Comuni dalle caratteristiche simili: Ovada, Nizza, Borgo San Dalmazzo ed altri. La risposta è sempre la stessa – lamenta dall’opposizione Annalisa Conti – Invece del 10%, previsto dal Decreto n. 119 del 2000, le ultime due amministrazioni canellesi hanno liquidato al Presidente del Consiglio comunale il 45% del compenso corrisposto al sindaco, al pari di un assessore. Abbiamo denunciato l’errore in Consiglio ma l’amministrazione, interpretando erroneamente una tabella, persevera».
Nei giorni scorsi, sui social e sui giornali, il Presidente aveva rivendicato, con toni accesi e compiegando documenti, la regolarità del suo stipendio. «Alessandro Negro ha considerato un attacco personale una questione che non lo è – continua la Conti – Abbiamo tirato in ballo anche l’amministrazione precedente. Chi ha commesso l’errore? Non vogliamo puntare il dito contro nessuno; sappiamo bene che “solo chi lavora sbaglia”. Non accettiamo però le uscite di Negro che attacca l’opposizione con interventi inappropriati per un Presidente che dovrebbe essere imparziale e garante delle minoranze. Per questo chiediamo le sue dimissioni».
«Abbiamo presentato una variazione di bilancio che era una provocazione – aggiunge il consigliere Alessandro Rosso – L’amministrazione ha fatto dell’ironia sulla distribuzione di 4 euro ai nuclei familiari ma non era quello il nostro obiettivo. Volevamo puntare il focus su due questioni importanti: il commercio, ormai abbandonato a sé stesso e l’indennità del Presidente del Consiglio, erroneamente sovrastimata. Abbiamo preferito affrontare quest’ultimo tema in un contesto politico di confronto invece che segnalare subito alla Corte dei Conti. Possibile che l’amministrazione, invece di confrontarsi con qualcuno, si sia preoccupata di “contrattaccare” subito?».
L’avvertimento della Conti è chiaro: «Se dovessero continuare a perseverare in una interpretazione che riteniamo errata (su risorse devolute dallo Stato) e causa danno erariale, faremo il nostro dovere di opposizione: adiremo la Corte dei Conti».