E' partita la mobilitazione di FP-CGIL e UIL-FPL in difesa delle Province. Oggi, venerdì, in tutta Italia si è deciso per l'occupazione simbolica degli enti provinciali per dire no agli
E' partita la mobilitazione di FP-CGIL e UIL-FPL in difesa delle Province. Oggi, venerdì, in tutta Italia si è deciso per l'occupazione simbolica degli enti provinciali per dire no agli esuberi di 20 mila dipendenti in tutto il Paese, 1.769 in Piemonte e 166 solo ad Asti su un totale di 311 dipendenti.
A indisporre i sindacati e questi lavoratori pubblici, la chiusura del Governo a discutere sui provvedimenti in corso di approvazione in merito al destino delle funzioni in capo alle Province e dei tagli alla spesa di personale. «La situazione è grave -? commenta Serena Moriondo, Segretario FP-CGIL Asti ?- con l'ultimo emendamento alla Legge di Stabilità presentato dal Governo la spesa del personale per le Città Metropolitane e le Province si riduce rispettivamente del 30% e del 50%. Se questa legge dovesse essere approvata, i tagli saranno effettivi già dal 1° gennaio 2015 ma allo stesso tempo non si sa in che modo potranno essere ricollocati i dipendenti in esubero, se esiste la possibilità di ricorrere ai prepensionamenti anche per il 2017-2018 o alla mobilità. Ci dicono che i dipendenti verranno ricollocati. Ma dove?».
Una domanda per la quale non sembrano esserci risposte precise. Il dubbio è che se anche questi lavoratori ben venissero assegnati ad altri enti, mancherebbe lo stesso la copertura finanziaria per pagare gli stipendi. «Al momento non esiste ancora una mappatura dei reali fabbisogni degli enti locali nè atti che definiscono l'assegnazione delle ex funzioni provinciali tra Regione e Comuni, a cui si aggiungono i vincoli di spesa del personale e del Patto di Stabilità interno. Oltretutto non si considera che alcuni Comuni sono in condizione di dissesto o pre-dissesto e che difficilmente potranno farsi carico di ulteriori dipendenti. Per non parlare delle Camere di Commercio, i cui dipendenti rischiano a loro volta di dover trovare un'altra collocazione. Temiamo che qualcuno possa rischiare seriamente di rimanere a casa».
Stesse preoccupazioni in casa UIL. «Con la mobilitazione nazionale di venerdì chiediamo al Governo di togliere il taglio del 50% della spesa di personale per gli enti provinciali dalla Legge di Stabilità. Inoltre, proponiamo la possibilità di ricorrere al prepensionamento ma con i criteri della legge antecedente alla riforma Fornero, meno rigida sui parametri di anzianità di servizio. Serve poi una mappatura urgente del fabbisogno della pubblica amministrazione a livello di personale così da capire se gli esuberi restanti possono essere collocati presso i tribunali, le Unioni di Comuni o gli uffici dell'INPS, giusto per fare degli esempi» spiega Sergio Cerrato Rsu della UIL-FPL.
Sull'emendamento che permetteva di aprire la finestra dei prepensionamenti fino al 2018, e che risulterebbe cancellato dalla legge di Stabilità, i sindacati promettono battaglia. D'altronde con questo espediente, tra il 2015 e il 2016, 30 dipendenti della Provincia di Asti sono stati collocati in pre-pensionamento e se la finestra venisse ampliata al biennio 2017-2018 altri 30-40 dipendenti potrebbero agganciarsi alla pensione. Interpellata in merito, Livia Scuncio, Segretario generale della Provincia di Asti commenta: «Sicuramente la situazione è molto grave perché non si sta decidendo. Ancora non è stato chiarito quali funzioni passeranno alle Regioni e quali saranno assegnate ai Comuni. Allo stesso tempo la Provincia continua però ad erogare i soliti servizi, con lo stesso numero di personale ma la copertura finanziaria per questa voce di spesa dal prossimo anno sarà ridotta della metà».
In ogni caso Livia Scuncio assicura: «Mi sento di tranquillizzare i dipendenti della Provincia di Asti. E' difficile che la pubblica amministrazione lasci a casa qualcuno o che i dipendenti rimangano senza stipendio. E' vero che lo Stato, le Regioni e gli enti locali stanno vivendo gravi difficoltà finanziarie ma nessuno perderà il lavoro, questa eventualità tendo ad escluderla». Un'ipotesi in cui sperano anche i sindacati perché in caso contrario gli ammortizzatori sociali sarebbero esigui: «E' la prima volta che avviene una riforma di questa portata, con ripercussioni che minacciano di essere importanti sull'occupazione e sui servizi erogati ai cittadini – commenta la Moriondo -? bisogna considerare che non stiamo parlando di lavoratori del settore privato. In caso di licenziamento non è prevista alcuna forma di cassa integrazione ma passerebbero in mobilità. Per due anni lavorerebbero all'80% dello stipendio ma poi resterebbero a casa».
Insomma, la partita è importante e si attendono chiarimenti dal governo centrale. Inoltre, la FP-CGIL in accordo con la UIL-FPL sta valutando la possibilità di dichiarare lo stato di agitazione dei dipendenti della Provincia di Asti e aprire presso la Prefettura il tentativo preventivo di conciliazione, così come previsto dalla normativa in vigore. Le richieste sono intuibili: al Governo si chiede di ritirare l'emendamento sui tagli all'organico, ridimensioni i tagli e vengano adeguatamente finanziate le attuali funzioni proprio che le Province del Piemonte e la Città Metropolitana di Torino mantengano le attuali funzioni. In caso di trasferimento ad altri enti di funzioni non assegnate della legge, si propone che vengano trasferiti anche le lavoratrici e i lavoratori interessati con la salvaguardia della professionalità acquisita.
«Temiamo che se i lavoratori vengono collocati presso altri enti o assegnati ad altre mansioni si corra il rischio di un demansionamento, con conseguente riduzione dello stipendio -? commentano i sindacati ?- questo dobbiamo impedirlo, i dipendenti pubblici hanno superato un concorso per ottenere il posto grazie ai titoli e a specifiche competenze». Intanto, tra gli uffici del Palazzo della Provincia di piazza Alfieri nonostante le indiscrezioni, le ipotesi e le voci sul futuro dell'ente e dei loro posti di lavoro, si spera di salutare con una buona notizia il nuovo anno.
Lucia Pignari