E' andata come doveva andare. O meglio, come era già stato deciso andasse all'inizio di questa estate. Parliamo della fine della vicenda Santoro, quella che ha visto l'ex direttore
E' andata come doveva andare. O meglio, come era già stato deciso andasse all'inizio di questa estate. Parliamo della fine della vicenda Santoro, quella che ha visto l'ex direttore dell'Atc unico imputato per un maxi ammanco che si avvicina ai dieci milioni di euro. Tutti sottratti dalle casse dell'ente nei dieci anni presi in considerazione dall'inchiesta della Guardia di Finanza su delega della Procura della Repubblica.
Nonostante siano state numerose le associazioni, le istituzioni, i cittadini, i sindacati a chiedere un processo ordinario (quindi pubblico), il gip Giannone ha ratificato il patteggiamento concordato fra il Procuratore Vitari e il difensore di Santoro, l'avvocato Mirate. La partita si è dunque chiusa con una condanna a 4 anni e due mesi per peculato. La sentenza è stata preceduta da un'assemblea cittadina e da una fiaccolata per cercare di ottenere dal giudice una decisione diversa.
Lo stesso giudice, però, nelle motivazioni che aveva già pronte alla sentenza, ha spiegato che, non solo vi erano i requisiti per il patteggiamento e che la pena proposta era equa e congrua rispetto al reato contestato, ma che un eventuale processo ordinario, considerato il lungo periodo di peculato preso in considerazione e i tempi della giustizia italiana su un'inchiesta così complessa dal punto di vista tecnico-contabile e testimoniale, avrebbe fortemente rischiato di "scivolare" verso la prescrizione. A rimanere in piedi è ancora l'altro filone di accertamenti di responsabilità, quello amministrativo, in mano alla Corte dei Conti che vuole vederci chiaro su chi aveva il compito di controllare l'operato di Pierino Santoro e non si è invece mai accorto degli ammanchi di un'elevatissima entità.