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Jobs Act: ammortizzatori sociali in forse. Paura tra le aziende Astigiane
Economia

Jobs Act: ammortizzatori sociali in forse. Paura tra le aziende Astigiane

Sono preoccupati i sindacati per questa riforma del lavoro del Governo Renzi che non convince. Il Jobs Act, la legge delega sul lavoro in fase di approvazione, che prevede di ridurre il perimetro

Sono preoccupati i sindacati per questa riforma del lavoro del Governo Renzi che non convince. Il Jobs Act, la legge delega sul lavoro in fase di approvazione, che prevede di ridurre il perimetro della cassa integrazione e di creare un sussidio universale (allargato anche ai collaboratori e ai contratti atipici) rischia di creare per i sindacati ripercussioni negative anche nella nostra provincia. Una realtà produttiva legata fortemente al settore manifatturiero e che in questi mesi sta pagando lo scotto della crisi economica, con un forte aumento del ricorso all'utilizzo degli ammortizzatori sociali, alcuni dei quali in scadenza il prossimo anno.

La domanda di tutti è quindi la seguente: che cosa succederà nel 2015, considerato che dall'approvazione del Jobs Act dipenderà il futuro di centinaia di lavoratori astigiani ora in cassa integrazione? Su questo non sembrano esserci risposte certe. La normativa appare al quanto fumosa e i sindacati chiedono innanzitutto maggiore chiarezza al Governo. «Il punto della riforma che ci preoccupa maggiormente è quello relativo alla cassa integrazione in deroga e quello per cessata attività, due ammortizzatori sociali che rischiano di essere eliminati» spiegano Armando Dagna e Giovanni Prezioso, rispettivamente Segretari generali provinciali di UIL e CGIL.

La CIG in deroga veniva normalmente concessa alle aziende che non hanno i requisiti per accedere a quella ordinaria, ossia alle piccole e micro imprese, alle attività commerciali e artigianali ma anche a quelle realtà produttive che avendo esaurito gli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari potevano contare su altri due anni di copertura. «Senza questo strumento c'è una buona fetta di lavoratori che rischia di passare subito in mobilità o addirittura in disoccupazione in un momento storico in cui collocarsi è tutt'altro che semplice» spiega Dagna. Un bel problema per un territorio come il nostro, il cui tessuto produttivo è costituito in prevalenza da piccole attività, legate al settore edile e metalmeccanico, mentre le grandi aziende che arrancano per la crisi hanno quasi ultimato gli ammortizzatori sociali disponibili.

Per non parlare del punto sulla mobilità, altro ammortizzatore sociale riformato e che dal prossimo anno vedrà passare gli anni di copertura da tre a due per gli over 50. «E' una situazione preoccupante -? commenta Filippo Rubulotta (CGIL) ?- al momento ci sono trattative aperte con alcune aziende e la Regione per chiedere la CIG in deroga. Senza questo strumento i lavoratori rischiano una fuoriuscita immediata dal mondo del lavoro. Per non parlare della mobilità. Paradossalmente ci troviamo nella condizioni di dover sollecitare gli imprenditori che paventano la chiusura di fare domanda di mobilità entro il 31 dicembre come alla Mamo Legnami di Tonco, i cui 60 dipendenti sono per ora in CIG straordinaria».

Oltretutto, in questo scenario va segnalato come secondo la riforma Fornero, l'istituto della mobilità verrà soppresso a partire dal 2017. L'impressione dei sindacati, a questo punto, è che il Governo voglia sottrarre le risorse previste per la CIG in deroga e per la mobilità per coprire maggiormente l'ASPI, il nuovo ammortizzatore per chi si trova in stato di disoccupazione e rivolto ad una categoria più ampia di lavoratori. «Sicuramente è positivo aumentare la copertura della disoccupazione. Il problema è che dopo sette anni di crisi, la situazione non sembra migliorare e allo stesso tempo mancano le risorse per finanziare le politiche attive del lavoro» commenta Dagna (UIL).

Si teme quindi per l'Askoll, grande azienda metalmeccanica di Castell'Alfero che ha già paventato la chiusura in agosto. Se le proposte contenute nel Jobs Act passeranno, questi lavoratori rischiano di passare automaticamente in mobilità, perdendo un anno di CIG in deroga. «Al Governo chiediamo di pensarci bene perché se non si inserisce uno strumento di copertura alternativo a quelli che si intendono cancellare, nel 2015 si rischia di mettere in ginocchio molti lavoratori – commenta Stefano Calella (CISL) ? e non solo nell'industria».

Ad Asti infatti anche il settore socio-assistenziale e del terziario comincia a boccheggiare. «Stiamo aprendo procedure di CIG in deroga e riduzione dell'orario in diverse case di riposo per infermieri e OSS, figure professionali che fino a due anni fa non avevano difficoltà a trovare collocazione» commenta Calella. Brutte notizie anche per le aziende di call-center e i centri di elaborazione dati. Nell'Astigiano sono presenti realtà imprenditoriali di questo tipo, alcune delle quali hanno dato segno di difficoltà. «In alcuni call center sono stati segnalati esuberi e per questo è stato bloccato il turn over mentre un'azienda ha già dichiarato di voler chiudere la sede astigiana, lasciando a casa 15 dipendenti».

La crisi quindi è lungi dall'essere conclusa. Per i sindacati, oggi come non mai, sono necessari tutti gli strumenti utili per salvaguardare i redditi delle famiglie e la dignità delle persone.

Lucia Pignari

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