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Supermercati e acquisti onlinefanno chiudere la Durando
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Supermercati e acquisti online
fanno chiudere la Durando

Con il prossimo 14 agosto se ne andrà un altro pezzetto della Asti di un tempo, un negozio che fra cinque anni avrebbe compiuto un secolo di attività. Si tratta della storica drogheria Durando,

Con il prossimo 14 agosto se ne andrà un altro pezzetto della Asti di un tempo, un negozio che fra cinque anni avrebbe compiuto un secolo di attività. Si tratta della storica drogheria Durando, aperta nel 1919 in corso Alfieri, proprio davanti all'imbocco di corso Dante e a due passi dal bar "Cocchi", altra storica realtà astigiana. Iniziatore dell'attività fu Luigi Durando, che insieme alla vendita dei tradizionali prodotti di drogheria, divenne ben presto assai conosciuto per la torrefazione del caffè, venduto in negozio ma anche a moltissimi bar e rivendite della provincia.

Saliti i tre gradini che separavano il piano del negozio da quello di corso Alfieri si era investiti dal profumo di caffè, intenso ed amaro, che riempiva il locale e si spandeva dalla macchina che nel retrobottega tostava i chicchi verdi, versati da sacchi su cui erano stampigliati in nero nomi di paesi lontani, quasi fantastici in un periodo che non conosceva internet ed i voli low cost. Forse per la posizione centrale, la drogheria Durando era un negozio quasi aristocratico nel suo genere ed aveva spezie particolari e sempre fresche, pupazzetti di zucchero, caramelle di gelatina, bon bon morbidi e coloratissimi, cioccolatini "Majani", "Fiat" e "Caffarel", autentiche prelibatezze in anni in cui il cioccolato si tagliava da forme simili al pane a cassetta, in fette a quadretti bianco e neri; per la verità c'era anche la "Nutella", che però si vendeva sfusa, avvolta in un cartoccio di carta oleata.

Nelle altre drogherie si trovavano i "senateur" (o "boton da previ"), i "sukaj" e le "pastiglie Valda", ma Durando era un altro mondo: per Natale le mamme entravano a cercare Babbi Natale di cioccolato da appendere all'albero, qualche caramella speciale, un panettone "Galup" e due etti di caffè per un regalo importante. Le commesse esaudivano le richieste attingendo a grandi vasi di vetro, che poi richiudevano con cura, come oggetti preziosi. In vetrina campeggiavano scatole di lamiera con biscotti e cioccolatini di gran marca, accanto a teiere orientali e strani misurini per il the. Tutto questo durò sino al 2004, quando il negozio si spostò da corso Alfieri in via Hope: nel frattempo la gestione era passata nelle mani di Carla Arri, che aveva rilevato l'attività dalle nipoti di Luigi Durando.

Nel 2010 la drogheria fu ceduta all'attuale proprietaria, Sabrina Crivelli, che spostò il negozio in corso Alfieri, quasi davanti al Liceo Classico. Pur cambiato, il locale conserva ancora molto fascino; sugli scaffali campeggiano sempre le scatole metalliche ed i vasi di vetro, insieme a più di un centinaio di varietà di the proveniente da mezzo mondo, con nomi strani come "bancha", "kuchika", "lapsang souchong", "pu erh" ed in mille aromatizzazioni, alla violetta, alla pesca alla liquirizia, alla cannella e così via. Ci sono the bianchi, infusi come il "roiboos", fiori di the (li fanno i cinesi e sono palline di foglie che si aprono in acqua formando un fiore), un the nero pressato che sembra un libro e si consuma spezzettandolo un po' alla volta con un coltellino.

Dietro il banco, con non consueta gentilezza, ci sono Sabrina Crivelli e Camilla Viotti e non si può non chiedere perché il negozio chiuderà: «Le ragioni sono diverse, ma essenzialmente perché la concorrenza della grossa distribuzione uccide ogni attività come la nostra. Cioccolato e caramelle che un tempo avevamo solo noi oggi sono nei supermercati e via internet si possono comprare spezie e the di ogni genere. In questo momento di crisi il prezzo è determinante e la qualità ha comunque costi superiori. Ci spiace lasciare i nostri clienti, che sono tanti ed affezionati; alcuni acquistano il nostro caffè sin da quando il negozio era nella vecchia sede di Palazzo Anfossi».

Che cosa ricorderà di questa esperienza? «Io sono sempre stata appassionata di the e caffè -? dice Sabrina Crivelli -? e qui ho imparato molte cose e conosciuto persone interessanti, per cui senza dubbio la chiusura mi causa grande tristezza». Non avete pensato a spostare la vostra attività in altra zona? «Il problema è che ad Asti, soprattutto nelle zone di maggior passaggio, gli affitti sono proibitivi e, sommati a tutte le altre spese, non si riesce ad andare avanti. Se ci sarà possibile, manterremo la tostatura del caffè, che ad Asti è sempre stata particolarmente apprezzata». In questi giorni, sino a metà agosto, i prezzi sono scontati, per sbaraccare i locali: sarà anche conveniente, ma che tristezza portarsi a casa un pezzetto di tradizione a metà prezzo!

Renato Romagnoli

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