Sarà posta giovedì l'ultima parola sull'accordo che scongiura, almeno per un anno, la cessazione dell'attività della Askoll, l'azienda di Castell'Alfero che produce motori per
Sarà posta giovedì l'ultima parola sull'accordo che scongiura, almeno per un anno, la cessazione dell'attività della Askoll, l'azienda di Castell'Alfero che produce motori per lavatrici. L'accordo tra sindacati e azienda, raggiunto venerdì all'alba all'Unione industriale dopo 17 ore di discussione, sarà infatti sottoposto al vaglio del Ministero del Lavoro, dopo che ieri (lunedì) è stato illustrato in Prefettura alla presenza di sindacalisti, lavoratori e Istituzioni (tra cui il Prefetto Pierluigi Faloni). Un accordo accolto con soddisfazione, frutto di un lavoro di squadra e che consente di tirare un sospiro di sollievo dopo che la proprietà dello stabilimento, il Gruppo Askoll di Vicenza, aveva comunicato nei mesi scorsi di voler chiudere lo stabilimento a giugno a causa della crisi economica generale, e del settore elettrodomestici in particolare, che non rendevano più sostenibile a livello economico la produzione.
«Nessuno avrebbe immaginato, nelle scorse settimane, un epilogo così favorevole», afferma "a caldo" Silvano Uppo (segretario provinciale Uilm Uil). «Un risultato frutto dell'impegno di tutti, dei sindacati (Fim Cisl, Uilm Uil e Fiom Cgil in maniera unitaria), delle Istituzioni e ovviamente dei lavoratori, che hanno svolto per 60 giorni, 24 ore su 24, lo sciopero per il 50% del turno e, soprattutto, il presidio davanti ai cancelli dello stabilimento per bloccare le merci in entrata e in uscita». Ma cosa prevede questo accordo? Innanzitutto bisogna precisare che riguarda i 150 lavoratori attualmente attivi, mentre esclude i circa 70 addetti in cassa integrazione per cessazione di attività dallo scorso agosto. Da quando, cioè, il gruppo Askoll aveva deciso di trasferire in Slovacchia la produzione del cosiddetto "motore universale", tecnologicamente meno impegnativo, mantenendo a Castell'Alfero quella relativa al cosiddetto "Askoll motor". Il loro destino, infatti, era già segnato, per cui da giugno dovrebbe cominciare la mobilità secondo le vecchie "regole" pre riforma Fornero: tre anni per i dipendenti oltre i 50 anni di età, due per chi ha più di 40 anni, e uno per chi ha meno di 40 anni.
«A meno che – precisa Uppo – non si possa garantire anche a loro un periodo di cassa integrazione in deroga, opportunità che conosceremo nelle prossime settimane». Riguardo agli altri 150, invece, bisogna operare un ulteriore "distinguo". L'accordo prevede infatti che per 27 sia aperta la mobilità volontaria tra l'8 giugno e il 31 luglio, con un incentivo di 23mila euro più un preavviso pagato che, a seconda della qualifica del lavoratore, va da due a quattro mesi di stipendio. «Alle 9.30 di stamattina (ieri per chi legge, ndr) – commenta Uppo – avevamo raccolto già 24 adesioni, soprattutto tra i tecnici e gli impiegati. Infatti molti dipendenti con queste qualifiche hanno manifestato in passato la volontà di lasciare l'azienda. Anzi, si aspettavano addirittura più "posti" per la mobilità. Parliamo di quelle figure che, sfruttando l'incentivo, si metteranno subito a cercare un altro posto di lavoro, forti della loro qualifica e della loro disponibilità ad accettare opportunità fuori provincia». Cosa succederà, invece, per i 123 addetti che rimarranno "in forza" alla Askoll? Dall'8 giugno, data in cui sarebbe dovuta cessare l'attività, e, indicativamente, fino al 31 agosto, dovrebbero godere della cassa integrazione in deroga.
Ma siccome la certezza su questo punto non c'è, l'alternativa sarebbe quella di sfruttare ferie e permessi. Dopodiché si partirebbe con i contratti di solidarietà, che sono una tipologia di ammortizzatore sociale. I "contratti" rimarranno attivi per un anno, previo appuntamento a maggio 2015 tra azienda e sindacati per verificare l'andamento dello stabilimento. «La verifica – commenta Uppo – servirà per capire se il bilancio dello stabilimento, che nel frattempo avvierà la produzione di un nuovo motore tecnologicamente più evoluto, l'Askoll Evo, non sarà più "in rosso" o se, comunque, le perdite saranno limitate. In questo caso i contratti di solidarietà verranno prorogati fino al 31 agosto 2016, e la produzione continuerà. In caso contrario, invece, l'azienda avrà la possibilità di chiudere e trasferire la produzione all'estero, avviando le procedure di mobilità per i dipendenti». Infine Uppo sottolinea anche un'altra clausola a margine dell'accordo.
«Abbiamo inserito un punto – spiega – in cui si afferma che qualora, dopo la verifica di maggio 2015, la proprietà decidesse per la chiusura, il Gruppo, di concerto anche con le Istituzioni, si renderà disponibile a valutare opportunità di riconversione industriale dello stabilimento da attuare in modo condiviso con imprenditori e operatori che manifestassero interesse verso questo sito». La ragione è evitare che, in caso di chiusura, lo stabilimento diventi una "cattedrale nel deserto", considerato anche che si tratta di uno stabilimento in buono stato. Sul tema dell'accordo interviene anche il deputato Pd Massimo Fiorio. «Rispetto al punto di partenza, con la prospettiva di chiudere l'azienda – afferma – il ricorso ai contratti di solidarietà costituisce un importante passo in avanti. Decisiva è stata la disponibilità del Ministero del Lavoro a incontrare le parti già la prossima settimana, giovedì 17 aprile». A questo proposito Fiorio ricorda anche che il suo intervento, nei giorni scorsi con il Ministero, «ha posto le premesse che hanno consentito di giungere alla soluzione delineata venerdì all'alba all'Unione Industriale».
Elisa Ferrando