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Se l'iniezione diventa un'odisseaLa storia incredibile di Emanuele
Cronaca

Se l'iniezione diventa un'odissea
La storia incredibile di Emanuele

Sette ore e mezza e un bel po’ di chilometri a piedi per un’iniezione di antibiotico. E’ la mezza odissea di un astigiano che non avrebbe mai pensato come fosse difficile trovare qualcuno, di domenica pomeriggio, che potesse fargli una banale puntura di cui aveva bisogno. Lui è Emanuele S. abitante nella zona di viale Pilone e che, alla domanda sulla sua professione riferisce candidamente “vittima della Fornero, sono un esodato delle Ferrovie…

Sette ore e mezza e un bel po’ di chilometri a piedi per un’iniezione di antibiotico. E’ la mezza odissea di un astigiano che non avrebbe mai pensato come fosse difficile trovare qualcuno, di domenica pomeriggio, che potesse fargli una banale puntura di cui aveva bisogno. Lui è Emanuele S. abitante nella zona di viale Pilone e che, alla domanda sulla sua professione riferisce candidamente “vittima della Fornero, sono un esodato delle Ferrovie”. Uno di quelli sospesi in quel limbo fra l’attività lavorativa ormai persa e quella pensione ancora lontana da venire che lo fa vivere in ristrettezze economiche tanto da aver rinunciato all’automobile per tagliare un po’ le spese di casa.

Emanuele, conosciuto in città per il suo straordinario e commovente legame con il cagnolino Cucciolo che lo segue ovunque con uno spirito e un’intelligenza più umani che canini, nei giorni scorsi ha avuto una ricaduta di una brutta bronchite e il suo medico di base gli ha prescritto un ciclo di iniezioni a base di antibiotico e cortisone. «Nei giorni feriali sono andato dalla mia dottoressa, sopra la farmacia Garello e lì ho sempre trovato l’infermiera che in pochi minuti mi faceva l’iniezione senza tanti problemi -racconta Emanuele- però nel weekend l’ambulatorio ovviamente è chiuso».

Per godere al massimo dell’effetto di copertura antibiotica, l’uomo doveva fare l’iniezione intorno alle 18. Domenica, poco prima di quell’ora, è andato in cerca di qualcuno che potesse fargliela. «Il primo posto al quale mi sono rivolto è stato la sede della Croce Verde -racconta- vicino a casa mia- considerando che hanno il servizio 118 ho pensato che avrei trovato un medico o un infermiere disposti a farmi l’iniezione. Tenendo conto che io mi ero portato dietro la prescrizione della dottoressa, la fiala di medicinale e la siringa. In Croce Verde mi hanno detto che loro non fanno questo tipo di servizio e mi hanno mandato in cima a corso Dante dove, secondo loro, c’erano ambulatori dell’Asl che me l’avrebbero fatta. Così, a piedi, ho attraversato la città e sono arrivato all’indirizzo che mi hanno dato ma ho trovato tutto sbarrato. A quel punto, già che ero arrivato fin lì, ho pensato di andare al Pronto Soccorso dell’ospedale».

Il signor Emanuele ha pensato che, avendo tutto già dietro, quello era il posto giusto per trovare un’infermiera che, in pochi istanti, le avrebbe fatto la sua benedetta iniezione. «E invece non è andata così -racconta- Mi hanno dato il numero per l’attesa come gli altri e, come si può leggere dal referto, sono entrato alle 20.15 e l’iniezione mi è stata fatta all’1.21. A quell’ora, poi, sono tornato a casa a piedi, nel buio, dall’ospedale fino a viale Pilone. Sono senza parole».

E, in più, si è visto compilare un ticket da 25 euro per prestazioni non urgenti. «Il medico ha scritto sul referto che mi aveva visitato mentre invece non mi ha neppure guardato, ha solo consultato il computer. Quando, finalmente, all’1 passata mi hanno fatto entrare, ha detto all’infermiere di farmi la puntura e tutto è finito lì: e io dovrei pagare 25 euro per questo? Non ci penso nemmeno. E, comunque, che mettano un “listino prezzi” fuori dal Pronto Soccorso per queste cose qui. Se avesse consultato bene il suo computer, il medico avrebbe scoperto che sono esodato e quindi ho l’esonero del ticket per motivi di reddito».

Daniela Peira

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