Emergenza Coronavirus: Astigiano ultimo per tamponi nelle Rsa
E’ l’Astigiano il fanalino di coda sui tamponi effettuati nelle case di riposo del Piemonte (in data 14 aprile). Appena 303 tamponi rispetto ai 2.164 nell’Alessandrino, ai 672 nel Biellese, ai 2095 tra le due Asl della provincia di Cuneo, ai 3.180 del Novarese, ai 316 del Vercellese (che si posiziona poco sopra) e ai 1479 tamponi fatti sul territorio dell’Asl di Verbano Cusio Ossola. Discorso a parte quello sul numero dei tamponi effettuati nelle Rsa del torinese: 1093 (Città di Torino), 890 (TO3), 1022 (TO4) e 726 (TO5). In totale nelle case di riposo del Piemonte sono stati effettuati 13.940 tamponi di cui 3610 risultati positivi, 5753 negativi e 4577 di cui si attende il riscontro.
Ma se nell’Astigiano anche i minori tamponi effettuati, rispetto alla media piemontese, indicano come il virus sia entrato in molte strutture, i numeri potrebbero cambiare già nelle prossime ore e non si sa se mediamente in meglio o in peggio. Al 14 aprile dei 303 tamponi effettuati nelle Rsa astigiane 127 sono risultati positivi, 74 negativi e 102 in attesa di esito.
A chi sono stati effettuati i tamponi?
Mercoledì pomeriggio, durante una conferenza stampa on line tenutasi nell’Unità di Crisi della Regione, alla presenza degli assessori alle Politiche sociali e alla Sanità, Chiara Caucino e Luigi Icardi, ma non solo, sono stati resi noti i dati di cui sopra, con i dettagli sul campionamento nelle case di riposo che, nell’Astigiano, contano 2829 posti letto. All’interno lavorano 151 infermieri e 912 addetti per l’assistenza.
Tramite i dati diffusi durante la conferenza stampa sono emersi i dettagli sui tamponi effettuati: all’8 aprile 50 sono stati fatti sul personale di cui 25 risultati positivi e 24 negativi; 91 sugli ospiti di cui 57 positivi e 13 negativi. Al 14 aprile i tamponi effettuati sono saliti a 303 (tra personale e degenti), di cui 127 positivi e 74 negativi (102 in attesa di riscontro).
L’Unità di Crisi ha poi diffuso i dati sui decessi nelle Rsa comparando i primi tre mesi del 2020 ai primi del 2019: nell’Astigiano furono 169 i decessi tra gennaio, febbraio e marzo del 2019, mentre se ne contano 119 nel rimo trimestre di quest’anno (5 Covid accertati).
“Abbiamo affrontato di petto i tre problemi evidenziati nelle Rsa”
Buona parte della conferenza stampa di mercoledì pomeriggio è stata l’occasione per gli assessori e gli esperti dell’Unità di Crisi per ribattere a molte delle recenti accuse sui presunti ritardi nell’affrontare l’emergenza nelle strutture per anziani e su altre criticità, tra cui il basso numero dei tamponi effettuati.
Critiche rimandate al mittente perché i vertici regionali hanno ribadito di aver operato con scrupolo e cognizione di causa.
“Abbiamo affrontato di petto – ha affermato l’assessore alle politiche sociali Chiara Caucino – i tre problemi evidenziati per le Rsa: personale, dispositivi di protezione e tamponi. Sul fronte del personale, la delibera del 20 marzo, di cui vado molto fiera, sta salvando molte vite: prevede che gli assenti possano essere sostituiti in deroga, per un tempo limitato alla fase emergenziale, e che una parte del monte ore previsto in capo a una persona assente possa essere assegnato ad altre con gli stessi requisiti o con qualifiche simili. Grazie a questo sono state assunti 755 nuovi operatori, di cui 645 con mansioni assistenziali e 110 in qualità di personale infermieristico. Inoltre, abbiamo pubblicato un bando per mettere a disposizione personale raccogliendo 110 manifestazioni di interesse: l’elenco aggiornato è già stato inviato. Per i tamponi – ha aggiunto – abbiamo messo in campo un’unità mobile del Fondo assistenza benessere per supportare le Asl. Il mezzo ha già fatto gli esami in tre strutture al completo, ospiti e personale, incluso anche quello che è a casa, in modo da poter rimettere in pista queste risorse. Presto a questa si affiancherà un’altra unità mobile, mancano ancora un paio di infermieri ma il mezzo è già pronto. Riguardo ai dispositivi di protezione abbiamo effettuato tre consegne di mascherine: 30.000 la prima volta, 40,000 la seconda e poi ancora 70.000″.
L’assessore Icardi: “Nessuna intempestività”
Anche l’assessore regionale alla sanità, Luigi Icardi, ha difeso l’operato della Regione elencando tutta una serie di delibere e circolari emanate dall’inizio dell’emergenza per tutelare gli ospiti delle case di riposo.
“Non c’è stata nessuna intempestività della Regione – ha replicato Icardi – Già il 23 febbraio con il presidente Cirio abbiamo predisposto l’ordinanza concordata con il ministro della Salute in cui si diceva che le Rsa devono limitare l’accesso agli ospiti e che il personale si deve attenere all’applicazione delle misure per la sanificazione degli ambienti e ai protocolli anti-contagio. E il 90% l’ha fatto. Poi non sta all’Unità di Crisi dire se il restante 10% ha presentato criticità legate all’inosservanza delle linee guida o ad altre ragioni. La nostra capacità di produzione di tamponi non superava all’inizio i 400 al giorno, oggi siamo a 5.000, negli ultimi giorni fortemente indirizzati verso le Rsa, con 20 laboratori che lavorano al massimo delle loro potenzialità. Abbiamo creato una task force di aiuto per le case di riposo, e non è mai accaduto che pazienti positivi dagli ospedali siano stati trasferiti nelle Rsa. La nostra delibera del 20 marzo credo sia stata fortemente travisata, poiché cercava edifici o reparti vuoti per pazienti Covid, non certo strutture in uso con ospiti anziani all’interno. Quanto alla tardiva pubblicazione del documento, purtroppo in questo periodo può accadere”.
Il 7 aprile l’Unità di Crisi ha predisposto una circolare straordinaria per far fronte alle carenze riscontrate nelle strutture residenziali socio-sanitarie. Le Asl del Piemonte hanno così incrementato l’assistenza infermieristica domiciliare, per i prossimi quattro mesi, in misura minima di almeno un operatore ogni 20.000 abitanti. Tale misura, che ha messo a disposizione delle Rsa piemontesi decine di infermieri, ha evitato la sospensione dei servizi infermieristici in alcune strutture.
Il caso di Grana e della sua Rsa
Se la Regione ha insistito più volte ad affermare di aver fatto tutto ciò che era necessario e utile per arginare la presenza del virus nelle case di riposo, alcune affermazioni di amministratori locali lasciano intendere che la situazione non sia così tranquilla e si teme che possa peggiorare da qui a qualche giorno.
Pochi giorni fa il sindaco di Grana, Cristiano Gavazza, ha chiesto alla Regione di istituire una zona rossa nel Comune e di chiudere tutto a causa dell’esplosione dei contagi in paese. A Grana ben 26 i degenti della casa di riposo trovati positivi al virus (su 28 tamponi effettuati) a dimostrazione di come certe Rsa, pur isolate dal resto del mondo da oltre un mese (i parenti degli anziani non possono entrare per nessuna ragione), non sono riuscite a tenere il Covid-19 fuori dalla porta. E’ chiaro che gli occhi sono puntati sul personale, ma il “caso” di Grana è isolato o più diffuso di quanto sembri? L’abbiamo chiesto all’Unità di Crisi che ha risposto così:
“Sicuramente è un caso emblematico, isolato e non la norma. Arrivare all’estremo come invitato dal sindaco (istituire una zona rossa ndr) ci pare un eccesso di cautela. Il fatto che ci siano statti tanti positivi non implica che ci sia una particolare criticità. Il personale ritenuto positivo dev’essere isolato a casa, in quarantena, oppure restare all’interno della struttura. Ci sono delle strutture che hanno accolto gli operatori al loro interno. Non è che in caso di riscontro di positività ci sia questo pericolo di disseminazione particolare del virus. Per quanto riguarda un elevato numero di ospiti positivi bisognerebbe che venissero concentrati o in un’ala specifica della struttura, se possibile, o trasferiti in un’altra Rsa interamente dedicata ai pazienti positivi”.