Al parco del Borbore volano gli insulti contro chi si prende cura del verde
Che la riconoscenza sia merce rara, è noto, ma essere pesantemente insultati quando si passano diverse ore al giorno, anche in estate quando fa caldo, a curare uno dei parchi più belli della città, facendo ciò che il servizio pubblico non potrebbe sostenere economicamente, è inaccettabile.
Succede al parco del Borbore, intestato ad Emanuele Pastrone, una delle aree verdi più belle e meglio tenute di Asti. Vicino al Borbore, infatti, il parco è curato da tre volontari, tra cui un richiedente asilo, che, gratuitamente, svuotano i cestini tutti i giorni, tagliano l’erba, curano i giochi dei bambini, raccolgono l’immondizia e, quando serve, invitano gli utenti a tenere puliti gli spazi nel rispetto di tutti gli utilizzatori.
Ed è proprio questo ruolo che non piace ad alcune persone, piccoli gruppi di prepotenti, che da un po’ di tempo prendono possesso del parco come se fossero i padroni e non si fanno problemi ad insultare i volontari, tra cui una donna di oltre 70 anni, trattandoli come se fossero dei servi.
Nessuna manutenzione fino a quando non saranno tutelati
Insulti, minacce e comportamenti irrispettosi che hanno convinto i volontari ad “entrare in sciopero”, predisponendo alcuni cartelli che spiegano i motivi della loro decisione: “Non andremo più in quel parco fino a quando queste persone continueranno a insultarci o a tenere comportamenti inaccettabili verso ciò che facciamo nell’interesse della collettività” spiega uno di loro, raggiunto al telefono, che fino a ieri si occupava di tagliare l’erba a sue spese.
A dirla tutta, non sono solo loro ad essere vittime dell’inciviltà di questi soggetti. Anche i volontari dell’A.E.O.P, Associazione Europea Operatori Polizia, incaricati di controllare che le persone nelle aree verdi mantengano il distanziamento sociale anti Covid, che non ci siano assembramenti (come le partite di calcio o di basket) e che vicino alle aree gioco si indossino le mascherine, dai 6 anni in su, sono vittime di bulli e non solo al parco del Borbore.
Una giovane volontaria dell’A.E.O.P, di appena 23 anni, ha sperimentato di persona cosa succede a intromettersi. E’ accaduto proprio al parco Pastrone dove la ragazza ha chiesto a un gruppo di persone di mantenere le distanze di sicurezza e indossare la mascherina se si fossero avvicinati per parlare. In cambio ha ricevuto pesanti insulti, tra cui l’appellativo di “puttana” e che “deve farsi gli affari suoi”. Un fatto inquietante, ma non il solo.
Parla la volontaria dell’A.E.O.P. insultata al Borbore
“Gli insulti volano un po’ ovunque – racconta la ragazza – e spesso anche da parte di mamme, davanti ai figli, perché diciamo loro che devono rispettare le norme anti Covid. Purtroppo le persone educate sono poche e molte ti rispondono che non sei nessuno per dire cosa devono fare quando, invece, abbiamo un incarico regolarmente riconosciuto dal Comune. Al parco del Tanaro siamo intervenuti per fermare dei ragazzi che giocavano a palla, creando un assembramento, e anche lì siamo stati minacciati mentre alcuni di loro hanno detto che sarebbero tornati di notte per spaccare tutto. Qualche giorno fa ho dovuto richiamare una mamma dicendo che il figlio doveva indossare la mascherina sui giochi, avendo più di 6 anni, e lei si è messa a urlare davanti a tutti accusandomi di aver rovinato il pomeriggio di suo figlio. Sono episodi che capitano spesso”.
A raccontare cosa succede ai volontari dall’A.E.O.P. è anche la presidente del sodalizio Simona Nobile: “Purtroppo ci sono persone che ci dicono di andare via, di andare a vedere cosa capita in via Guerra o in corso Alfieri anziché rompere le scatole a loro, che sono stufi delle mascherine e che il peggio è passato o che il virus non c’è più. Ma il nostro compito è quello di garantire la sicurezza nelle aree verdi nel rispetto del DPCM che vieta gli assembramenti. Molti non sanno che svolgiamo un pubblico servizio riconosciuto da un protocollo con il Comune di Asti”.
L’A.E.O.P. ha un mandato ufficiale da parte del Comune
Gli incaricati dell’A.E.O.P. hanno titolo a intervenire davanti a una violazione dei DPCM e, se occorre, possono chiedere supporto alle forze dell’ordine. E’ ovvio che non dovrebbero essere insultati a prescindere dal loro ruolo, come meriterebbero rispetto i volontari del parco del Borbore che chiedono più controlli della polizia municipale affinché i prepotenti siano messi nelle condizioni di non nuocere più.
“Recentemente siamo intervenuti durante una festa di classe e una festa di compleanno – continua Simona Nobile – è anche in quel caso c’erano assembramenti con le mamme che si mettevano la mascherina quando eravamo loro vicini, salvo toglierla appena giravamo le spalle, prendendoci anche in giro”.
In più al parco del Borbore c’è chi lascia i cani liberi di scavare buche che poi non vengono ricoperte, creando insidie per gli altri utenti. Anche questo è l’ennesima riprova che manca il rispetto dei beni comuni e l’educazione civica.
“Non sapevano di tutti questi problemi, ma è chiaro che questi soggetti non si devono permettere di insultare i volontari nei parchi – commenta l’assessore alla sicurezza Marco Bona – Interverremo subito affinché i volontari non siano più vittime di queste persone, né al Borbore, né altrove”.
3 risposte
E se questi se ne stessero a casa loro, invece di andare in giro a guardare cosa fa la gente? A casa loro nessuno li insulta.
Mantenere le mascherine in un parco pubblico che in questa stagione è una fornace è solo per forma e non certo per sostanza. Anzi, più che altro ci può farci solo male.
Se la finissimo con queste idiozie senza alcun senso che non sia quello di inginocchiarsi al potere che ci impone rituali di imbavagliamento di massa sarebbe meglio per tutti.
Ecco due splendidi esempi di “Faccio quello che mi pare,dove mi pare e quando mi pare” e di “Io so tutto e la gente si ammala solo per compiacere i potenti” . Magari state a casa voi, così fate come vi pare e, forse, nessuno vi dirà niente se non disturbate nessuno.