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Tremila alloggi vuoti ad Asti
Economia

Tremila alloggi vuoti ad Asti

Anche Luciano Mascarino (gruppo costruttori edili dell'Unione Industriali) sposa la battaglie per lo stop alla cementificazione: «Per smaltire questo surplus di produzione non bisogna più consumare territorio». Nel settore edile, si sono persi oltre 20mila posti di lavoro negli ultimi quattro anni in Piemonte

«Se l’edilizia non si riprende, l’economia del territorio non si riprenderà mai». Ad affermarlo il geometra Luciano Mascarino, dallo scorso giugno a capo del gruppo costruttori edili dell’Unione industriale di Asti appartenente all’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), che analizza la difficile situazione del settore.
«Analizzando la situazione provinciale – spiega Mascarino – riscontriamo una evidente sovrapproduzione di costruzioni rispetto alla richiesta di mercato: si stima siano complessivamente 3000 gli edifici vuoti o inutilizzati sia di tipo residenziale che commerciale. Dovendo smaltire questo surplus di produzione non bisogna più consumare il territorio provinciale ma piuttosto si deve recuperare l’esistente patrimonio immobiliare e riqualificarlo adeguatamente sfruttando nuove tecnologie, fonti di energia rinnovabili e materiali ecocompatibili.

Consideriamo poi che in provincia di Asti si sono persi negli ultimi anni una montagna di ditte e posti di lavoro. Sappiamo che se l’edilizia non si riprende l’economia del territorio non si riprenderà mai. A tal proposito, e visto che l’attuale momento di crisi deve trasformarsi in un’opportunità per trovare vie d’uscita nuove, qualche giorno come Ance, insieme a Cna e Confartigianato, abbiamo sottoscritto un accordo che impegna Comune e Provincia a privilegiare nella legalità le imprese della Provincia di Asti, sia nel settore industriale che in quello artigiano».

C’è poi la questione Imu: «E’ un altro tasto dolente – prosegue Mascarino – anche se il sindaco Brignolo è stato oculato nel rimodulare quest’imposta rispetto alla prima casa. Il grande problema è che quando realizzo una costruzione ma non riesco a venderla, pagherò ugualmente l’Imu anche sull’invenduto: una regola molto pesante. Altro grande problema è la tassazione elevata in capo alle imprese e il costo del lavoro. Oggi un operaio guadagna poco, ma all’azienda costa due volte a mezzo il suo stipendio».
Intanto a livello regionale Giuseppe Provvisiero, presidente piemontese Ance – insieme a Pier Luigi Guerrini, Piero Donnola e Lucio Reggiori (rispettivamente segretari Feneal – Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil) – è stato ricevuto dal presidente della Regione Roberto Cota e dal vice Ugo Cavallera. Per favorire la ripresa di un settore in forte sofferenza (negli ultimi quattro anni in Piemonte si sono persi oltre 20mila posti di lavoro) la delegazione ha presentato un documento congiunto in cui si individuano i problemi più scottanti.

In primo luogo la necessità di sostenere le imprese con provvedimenti finalizzati a risolvere il problema dei ritardati pagamenti e, in seconda battuta, l’esigenza di instaurare un’adeguata fiscalità.
Il presidente Cota ha quindi accolto la proposta delle Organizzazioni regionali di istituire la consulta permanente delle costruzioni. Quest’organismo, coordinato da Ugo Cavallera, sarà composto dalle rappresentanze del settore edile, dai tre sindacati regionali e dalle Direzioni generali regionali coinvolte. In questo ambito verranno approfondite le tematiche e le dinamiche del comparto, tra cui: ritardati pagamenti e Patto di stabilità interno; sicurezza sul lavoro, piano di piccole opere infrastrutturali.
Inoltre proprio in questi giorni il presidente regionale Ance Provvisiero ha inviato una lettera aperta a tutti i candidati alle imminenti elezioni politiche a nome delle 1.500 imprese edili associate del Piemonte e Valle d’Aosta (che impiegano un totale di 25mila lavoratori).

«Bisogna ricostruire insieme l’Italia», si legge nell’appello. «Le nostre richieste non sono soltanto un grido d’allarme a difesa del settore edile piemontese, ma una vera e propria proposta di iniziative volte a rilanciare il ruolo strategico dell’industria delle costruzioni come motore di sviluppo del nostro Paese, un ruolo sottovalutato o addirittura completamente ignorato dalle passate legislature». Si tratta di un documento di oltre venti pagine che si concentra su alcuni punti essenziali come il pagamento da parte delle Pubblica Amministrazione dei lavori eseguiti; la garanzia dell’accesso al bene casa attraverso la promozione di strumenti finanziari utili per riattivare il credito alle imprese e alle famiglie; l’eliminazione dell’Imu sulle rimanenze a magazzino delle imprese edili; il rilancio del mercato degli affitti attraverso l’eliminazione dell’Imu sugli immobili affittati a canone concordato; nuovi investimenti sulla sicurezza del territorio, delle scuole e delle infrastrutture; ristabilire una sana concorrenza nei lavori pubblici. Infine la promozione di un piano per la riqualificazione delle città.

Bartolo Gabbio

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