Omicidio Rea/ Parolisi chiuso in se stesso, non esce da cella
Il giorno dopo la sentenza che lo ha condannato all’ergastolo
Teramo, 27 ott. (TMNews) – Ieri sera, mentre gli agenti della penitenziaria lo riportavano con il cellulare in carcere a Teramo, dopo la sentenza che lo ha condannato all’ergastolo, Salvatore Parolisi è scoppiato a piangere, ha ripetuto: “sono innocente”. Poi – a quanto apprende TmNews – quando lo hanno fatto rientrare nella sua cella nel carcere di Castrogno, all’agente della polizia carceraria che lo accompagnava ha detto: “non è finita qui, io non mi arrendo, combatterò soprattutto per mia figlia”. Stamattina, chiuso in se stesso, ha preferito stare solo. Non è la prima volta che accade che Parolisi preferisca starsene in disparte. È molto “riservato, sembra vivere in un mondo distaccato”. Ma comunque con un comportamento sempre “rispettoso e corretto”. Stesso quando è tornato dalle udienze, o quando alcuni parlamentari sono venuti a fargli visita, ha avuto degli “sfoghi”, “scoppi di pianto”, ma poi poco dopo si è sempre “ripreso, tornando a quel suo modo di fare distaccato”. E “finora sembrava che il carcere non lo scalfisse più di tanto”.
In carcere legge, soprattutto i gialli, sta molto da solo, restando in cella, nel reparto ‘protetto’, di detenuti ex militari come lui, o ex appartenenti alle forze dell’ordine, non esce spesso dalla cella, approfitta solo quando c’è l’ora della palestra. Un solitario, che però riceve molte lettere, molte dal mittente col nome femminile, e scrive molto, rispondendo alle missive. Ma scrive anche su un diario, un piccolo quaderno che ha con sé. Forse da ieri dopo la sentenza che lo ha condannato all’ergastolo i suoi pensieri saranno diversi. Sembra infatti “un po’ più triste”, e ieri sera gli agenti della penitenziaria hanno rafforzato, in modo discreto, la sorveglianza, guardandolo “un po’ più a vista”.