Crisi marò/ Terzi: Giusto lo strappo, non mi dimetto
“Non rischiano pena di morte, andava protetto anche ambasciatore”
Roma, 22 mar. (TMNews) – L’Italia non sta mandando i suoi due marò “allo sbaraglio, incontro a un destino ignoto; non rischiano la pena di morte”. E’ quanto afferma il ministro degli Esteri Giulio Terzi, in un’intervista a Repubblica, dopo la decisione di consentire il rientro in India di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di omicidio dalle autorità indiane in relazione alla morte di due pescatori locali nel febbraio 2012.
“Senza lo strappo non avremmo potuto contrattare con il governo indiano le condizioni attuali, che prevedono per loro condizioni di vivibilità quotidiana e la garanzia che non verrà applicata la pena massima prevista per il reato di cui sono accusati”, ha spiegato il ministro, dicendosi convinto che “la mossa di riportarli in Italia e comunicare che non sarebebro rientrati abbia avuto l’effetto che ci aspettavamo, clamore a parte”.
Con l’India, ha proseguito Terzi, si è riaperto “un canale di comunicazione diplomatica e giuridica che si basa sul mutuo rispetto, come ha chiesto l’Onu più volte. Ora non ci sono più “le preoccupazioni che avevamo in precedenza”.
E a ai tanti che invocano le sue dimissioni, Terzi ha risposto: “non ne vedo il motivo. In questi mesi abbiamo lavorato con impegno, cercando sponde diplomatiche e giuridiche per risolvere la situazione”. “Dimettermi? Io faccio parte di un governo dimissionario. E le dimissioni, se è per questo, me le chiedono sin da quando la nave Enrica Lexie è attraccata nel porto di Cochi, con polemiche e strumentalizzazioni che ritengo del tutto ingiustificate”, ha concluso.