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Ue/ Deficit/pil: pooco sopra 3% può non essere eccessivo
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Ue/ Deficit/pil: pooco sopra 3% può non essere eccessivo

Ue/ Deficit/pil: pooco sopra 3% può non essere eccessivo
Portavoce Bruxelles: Riforme strutturali valgono più di decimali


Bruxelles, 22 apr. (TMNews)
– Il fatto che l’Italia abbia avuto nel 2012 un rapporto disavanzo/pil poco sopra la barra del 3% non pregiudica l’uscita del Paese dalla procedura Ue per deficit eccessivo, che sarà eventualmente raccomandata dall Commissione europea anche in base alle riforme strutturali per la crescita già decise e alla qualità delle misure di risanamento dei conti pubblici. Lo ha precisato oggi a Bruxelles il portavoce della Commissione per le questioni economiche e finanziarie, Olivier Bailly, commentando durante una conferenza stampa i dati su deficit e debito pubblici pubblicati questa mattina da Eurostat, secondo cui l’Italia nel 2012 aveva un rapporto disavanzo/pil del 3,0%.

“Il 3% è un obiettivo nominale chiave per il deficit, iscritto sia nel Trattato Ue che nel Patto di stabilità; è un criterio molto importante e legalmente vincolante. Ma – ha spiegato Bailly – noi abbiamo sviluppato anche altri criteri: non guardiamo solo al valore nominale del deficit ma anche alla qualità dello sforzo compiuto e alle misure di riduzione del disavanzo strutturale, e ora (dopo l’entrata in vigore del pacchetto sulla ‘governance’ economica che ha riformato il Patto di stabilità, ndr) diamo molto più valore al modo in cui viene ridotto il debito”.

Avere un deficit/pil del 3,03 o 3,04%, ha continuato il portavoce “è meno importante di prima. Oggi prendiamo nota delle cifre di Eurostat, con cui alimenteremo le nostre previsioni economiche, che terranno conto anche delle previsioni di ciascuno stato membro e le riforme strutturali e per la crescita che ciascun paese deve fare” seguendo le raccomandazioni specifiche approvate l’anno scorso. “Su queste tre basi vedremo se la situazione migliora, si stabilizza o si degrada”. “Non si tratta solo di una valutazione giuridica, dobbiamo fare un’analisi economica che prende in conto la situazione macroeconomica generale e la sua evoluzione nel tempo”, ha concluso Bailly.

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