Fondi editoria/ Lavitola ottiene gli arresti domiciliari
Ma resta in cella per via di un altro processo
Napoli, 3 mag. (TMNews) – Arresti domiciliari per Valter
Lavitola nell’ambito del procedimento per la gestione dei
finanziamenti al quotidiano l’Avanti. Lo ha stabilito il giudice
Francesco Cananzi del tribunale di Napoli accogliendo l’istanza presentata dall’avvocato Gaetano Balice. Lavitola, però, non lascerà la cella: resta recluso nel carcere di Secondigliano per via di un’altra vicenda giudiziaria. L’ex direttore, infatti, risulta coinvolto nel procedimento per tentata estorsione ai danni di Silvio Berlusconi per cui è stato condannato in primo grado a tre anni e otto mesi con rito abbreviato.
E’ indagato, inoltre, nell’inchiesta sulla presunta compravendita di senatori in cui sono indagati anche l’ex premier Berlusconi e l’ex senatore Sergio De Gregorio. L’attenuazione della misura cautelare per la truffa sui fondi destinati all’editoria alleggerisce tuttavia la posizione di Lavitola. Il giudice ha ridimensionato la misura cautelare e ha concesso i domiciliari con l’applicazione del bracialetto elettronico per l’ex direttore dell’Avanti nella sua abitazione di Roma.
Il provvedimento è stato emesso a conclusione di un complesso iter procedimentale che ha richiesto l’interrogatorio di Lavitola sui profili cautelari e un serrato confronto tra la difesa e la Procura che per due volte aveva espresso parere negativo sulla attenuazione della misura. “Finalmente uno spiraglio di luce in una vicenda giudiziaria senza precedenti (5 misure cautelari in 18 mesi) che vede il Lavitola detenuto dal 16 aprile 2012 – afferma l’avvocato Balice – . Cominciano a vedersi i riscontri al leale percorso giurisdizionale assunto (patteggiamento per la vicenda “Avanti” e rito abbreviato per il tentativo di estorsione in danno di Silvio Berlusconi) dal Lavitola rientrato in Italia per affrontare i giudizi e cominciare una nuova vita. Si confida che presto ottenga la scarcerazione anche per il processo giudicato con rito abbreviato per cui resta in carcere”.