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Femminicidi/ Boldrini: Tutelare le vittime, basta omissioni
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Femminicidi/ Boldrini: Tutelare le vittime, basta omissioni

Femminicidi/ Boldrini: Tutelare le vittime, basta omissioni
Non parlare di “emergenza” o “raptus”; finanziare le case rifugio


Roma, 16 mag. (TMNews)
– Sette donne su dieci fra quelle vittime
di femminicidi avevano già chiesto aiuto, eppure sono morte.”Il
più delle volte sarebbe meglio parlare di assassinii premeditati e di omissioni da parte di chi avrebbe potuto e dovuto tutelare le vittime”. Usa parole dure la presidente della Camera Laura Boldrini in un pezzo su La Repubblica (si tratta dell’intervento che Boldrini terrà oggi a Roma nell’incontro organizzato dall’Unione forense per i diritti umani e da Earth-Nip)
“Ci sono almeno due concetti che potrebbero essere evitate nelle cronache ormai quotidiane sulla violenza contro le donne” scrive Boldrini. Il primo è quello di “emergenza”, il secondo quello di “raptus”. I mezzi di comunicazione si accorgono ora che un fenomeno specifico di violenza contro le donne esiste, ma attenzione, “nel bollettino quotidiano dell’orrore contro moglie, fidanzate o amanti c’è una violenza stratificata e con radici profonde”, un problema dunque di ordine culturale.

Quanto al “raptus” che spesso figura nei titoli dei giornali, “quando si va a leggere il pezzo si capisce che d’improvviso non c’è stato proprio nulla” anzi che il ‘raptus’ era ampiamente annunciato; e la Presidente della Camera ricorda i casi di Rosaria Aprea, ventenne casertana ridotta in fin di vita, e già due anni prima spedita in ospedale dal medesimo compagno; o Maria Immacolata Rumi, morta in ospedale dopo trent’anni di botte prese dal marito. “Sette donne su dieci, prima di essere uccise, avevano denunciato una violenza o avevano chiamato il 118. E allora perché non sono state protette?” chiede Boldrini.

La priorità che indica Boldrini è quella delle case rifugio quasi inesistenti in larghe parte d’Italia: “Si parla di un posto ogni diecimila abitanti. Non c’è più tempo da perdere: i soldi per rifinanziare i centri antiviolenza devono essere trovati”. Quanto all’aspetto penale, c’è chi pensa a un’aggravante per i casi di femminicidio e c’è chi dice che bastano le leggi esistenti ma “se è così, allora bisogna capire dove e perché si inceppa il meccanismo dell’attuale legislazione. Si potrebbe dunque immaginare una sorta di monitoraggio dell’applicazione delle norme in materia di violenza alle donne”, tema di compenza della Commissione Giustizia.

Altre due notazioni riguardano la violenza via web (tema che ha scatenato infinite polemiche sui social network) e “l’utilizzo del corpo della donna nella pubblicità e nella comunicazione”.

Sul primo, Boldrini osserva: “ciò che mi sta a cuore è che si eviti l’equazione secondo cui se le minacce e gli insulti sessisti avvenfono sulla rete sono menogravi. La rete invece amplifica e pensare di minimizzare vuol dire non aver capito la portata del danno che dal web può derivare sulla vita reale delle donne. Questo non significa, lo ripeto, invocare un bavaglio. Semplicemente far sì che le norme già esistenti possano trovare effettiva applicazione anche per la rete. Oggi invece false identità o server collocati all’altro capo del mondo offrono un comodo riparo”.

E sul corpo delle donne: “L’Italia è tappezzata di manifesti di donne discinte ed ammiccanti” usate per vendere di tutto dai dentifrici allo yogurt. In tv i modelli femminili che vengono proposti in prevalenza sono la casalinga e la donna-oggetto, possibilmente muta e seminuda. Da lì alla violenza il passo è breve”.

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