Come si dice in questi casi, ho letto con sincero interesse l'intervento dell'amico Ottavio Coffano dal titolo "Quando il ?fattore Dio' fa muovere la storia dei popoli",
Come si dice in questi casi, ho letto con sincero interesse l'intervento dell'amico Ottavio Coffano dal titolo "Quando il ?fattore Dio' fa muovere la storia dei popoli", contenuto dentro la rubrica "Punto di vista" dello scorso 30 giugno. Senz'altro interessante è la tesi secondo cui "l'Occidente del benessere, prima o poi, convertirà anche i fondamentalisti islamici al consumismo" e questa asserzione è suffragata dalla notizia che proprio "in questi giorni, in Nigeria, Boko Haram è stato debellato da una compagine di mercenari sudafricani che combattevano per soldi". Coffano prosegue mettendo in relazione il Dio del denaro con il Dio del martirio, dichiarandosi convinto che, "come sempre, vincerà il primo".
Affermazione intrigante, dicevo, probabilmente vera nel lungo periodo. Certo di tesi se ne potrebbero proporre altre, non ultima quella, per certi versi antitetica, della famosa riscoperta delle radici cristiane della civiltà occidentale; utilizzo, sia detto subito, questa espressione a malincuore, poiché l'uso e l'abuso l'hanno resa banale, riducendola ad un luogo comune. Cerco di spiegarmi: penso che con l'Islam, con i musulmani che vivono qui, anche vicino a noi, il dialogo sia auspicabile ed utile; questo può però verificarsi se il confronto avviene fra due identità, fra due sistemi di valori. Ora, da un lato c'è un interlocutore fortemente identitario, ma dall'altro? La nostra cifra, spesso, non è forse quella, o per lo meno così appare, del relativismo, se non del nichilismo, quando non addirittura del sarcasmo, dell'irrisione verso tutto e verso tutti?
Può essere utile ricordare che, a partire già dall'Umanesimo e dal Rinascimento, quanto meno nelle loro componenti più immanentistiche, per passare alla Riforma, fino all'Illuminismo e alla Rivoluzione francese, è stato tutto un percorso che ha portato alla secolarizzazione, alla mondanizzazione, alla laicizzazione. D'altra parte le ideologie del Liberalismo, del Socialismo, del Fascismo hanno delineato un orizzonte, quello della modernità, da cui il sacro è stato estromesso. Certamente farebbe sorridere il rimpianto del trono e dell'altare, né avrebbe senso il vagheggiamento di una "respublica christiana" di medievale memoria e neppure il riprendere il "Sillabo" con cui, a metà Ottocento, Pio IX, condannandoli, raccoglieva in un Catalogo gli errori del mondo moderno.
Basterebbe però ripensare quella vulgata illuminista, che poneva al centro la convinzione che il Cristianesimo fosse stato culla di oscurantismo e lesivo di qualsivoglia libertà di pensiero e mi piace, a questo proposito, ricordare le parole di Francois-René De Chateubriand, scrittore romantico ed esponente del pensiero controrivoluzionario, il quale nell'opera "Genio del Cristianesimo", pubblicata in Francia nel 1802, dichiara che la religione cristiana è invece "favorevole alla libertà, alle arti e alle lettere; che il mondo moderno le deve tutto, dai ricoveri per i bisognosi fino ai templi progettati da Michelangelo e affrescati da Raffaello". Continua sottolineando che "essa favorisce il genio, sviluppa le passioni virtuose, dona vigore al pensiero, offre forme nobili allo scrittore e stampi perfetti all'artista". Concludo confessando che, come si è visto, subisco ormai il fascino delle suggestioni reazionarie del Tradizionalismo cattolico, ma, al di là di questo vezzo, credo che qualche revisione del modo di pensare sia utile e per noi e per quel dialogo fra religioni e civiltà di cui si diceva prima.
Ferruccio Zanchettin
Insegnante di Letteratura italiana e Storia all'Itis "A. Artom" di Asti. Docente di Storia contemporanea all'Utea