Maria non ha mai conosciuto il nome della donna che l’ha messa al mondo. Ora una vecchia foto riapre la storia della famiglia
Fino a quando non si fa pace con il proprio passato la vita di un figlio adottivo è fatta di un’attesa incombente e malinconica nutrita dalla speranza di incontrare la propria madre biologica e di scoprire le proprie radici. Lo sa bene Maria Cellino, 74 anni, di Isallo, piccola frazione di Magliolo sopra il comune di Pietra Ligure in provincia di Savona.
Maria non ha mai conosciuto il nome della donna che l’ha messa al mondo il 15 aprile 1942, in uno stabile al numero 3 di via Paolo Cappa a Savona. Il giorno dopo la sua nascita è stata affidata alle cure del brefotrofio provinciale di Savona per poi passare in un istituto di Ceriale dove è stata adottata all’età di 3 anni. La famiglia adottiva l’ha ricoperta di amore e attenzioni ma il vuoto lasciato dall’abbandono della madre biologica non è mai stato colmato.
Vista la difficoltà nel reperire i documenti ufficiali che permetterebbero di rintracciare la madre, Maria, che nel frattempo si è sposata e ha avuto tre figli, non ha mai cercato le sue origini. Solo la figlia, Cristina Nario, da una decina d’anni si è decisa a presentare domanda al Tribunale dei Minori di Genova per poter accedere alla documentazione ma fin’ora, a meno che non cambi la legge sul parto in anonimato, la donna ha trovato solo porte chiuse.
L’unica speranza è arrivata inaspettatamente qualche mese fa dal fidanzato di Cristina che un giorno, per caso, le ha mostrato una vecchia foto di famiglia in bianco e nero in cui compariva una zia con le compagne di scuola. Tra le ragazze ce n’era una che ha subito attirato l’attenzione dei famigliari di Cristina: una ragazzina con il vestito bianco nella cui fisionomia si sono rivisti Maria Cellino e i suoi figli.
La fotografia risale al 1911/1912 e data la somiglianza la ragazza potrebbe essere una parente di Maria. «Della fotografia sappiamo solo che potrebbe essere stata scattata a Nizza Monferrato o a Bubbio – spiega Cristina – per questo stiamo diffondendo la fotografia sulle pagine di Facebook nella speranza che qualcuno si riconosca in questa storia e ci contatti».
Cristina dipana la storia della sua famiglia con un tono dolce ma determinato: «Non intendiamo stravolgere la vita a nessuno. Desideriamo solo conoscere le nostre origini. Capire il perché la mia nonna biologica fu costretta a quella scelta. Sappiamo che sono passati troppi anni e lei potrebbe essere morta. Ci basterebbe anche solo sapere dove portare un fiore». Per Cristina e soprattutto per Maria il tormento è che la donna possa aver abbandonato la sua creatura non consapevolmente.
«E’ uno dei tanti dubbi che abbiamo – continua Cristina – In passato è capitato spesso che si mentisse alla madre dicendo che il figlio era morto. Le ragioni potevano essere varie, come il rifiuto dei famigliari ad accogliere un bambino illegittimo. In questo modo però si condannava al tormento due persone. Ancora oggi mia madre si sente in attesa come quando in orfanotrofio aspettava che la sua mamma la venisse a prendere».
Della storia di Maria si sa solo che al momento della nascita era presente un’ostetrica Rosa Alessandria e due testimoni, Catterina Gallo e Alfonso Geppetti. Il cognome Cellino è fittizio. L’appello di Maria e di sua figlia è ora rivolto agli astigiani, in particolare delle zone di Nizza, Canelli e Bubbio. Se qualcuno si riconoscesse in questa storia e avesse informazioni utili per rintracciare la madre biologica è pregato di segnalarle presso la redazione del nostro giornale chiamando il numero 0141/532186 o via e-mail: info@lanuovaprovincia.it.
Lucia Pignari