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Piccole imprese:chi investe nel webcresce, chi no no
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Piccole imprese:
chi investe nel web
cresce, chi no no

Sapete qual è la differenza? 6 punti % di fatturato in più negli ultimi 3 anni. La differenza tra chi innova e chi no. Parliamo di piccole imprese in questi anni di crisi economica. Di quelle che

Sapete qual è la differenza? 6 punti % di fatturato in più negli ultimi 3 anni. La differenza tra chi innova e chi no. Parliamo di piccole imprese in questi anni di crisi economica. Di quelle che nello specifico hanno investito nel web, mettendo significativamente internet al centro del business, e quelle che non lo hanno fatto.

Marc Vos, partner & managing director di BCG –  allo Iab Forum di Milano – presenta le conclusioni di una ricerca effettuata su 2000 piccole imprese italiane e divide tra high web e low web. I benefici di internet si misurano sensibilmente sul mercato estero: le imprese che usano internet hanno il 15% del fatturato all'estero, chi non usa internet si ferma al 4%.
Circa il comparto complessivo c'è il dato ancora più perentorio di De Felice, Intesa San Paolo, che misura l'intera produttività di tutte le imprese italiane: chi non ha investito sul web ha registrato -10%, chi ha investito +9.5%.

Eppure in Italia si innova poco. Un rapporto della Banca d'Italia misura l'incidenza diretta sulla diminuzione di produttività e di conseguente competitività: negli ultimi dieci anni la produttività per ora lavorata in Italia è cresciuta dell’1,4% appena, contro una media UE dell’11,4 e un dato tedesco del 13,6%. Nei convegni si parla di dimensione aziendale, fattore generazionale (il rapporto con le tecnologie di chi comanda), mancanza di infrastrutture digitali (banda larga), difficoltà di rapportarsi alla P.A. e di condizioni non favorevoli all'impresa.  

Alcuni osservatori segnalano anche una resistenza culturale. Vos, che è olandese non se lo spiega proprio. "In Olanda non si fanno questi convegni: l'innovazione si fa e basta, non si ha paura del cambiamento". Anche Carlo Ratti, architetto e ingegnere astigiano che insegna e lavora a Boston ed è tra i più autorevoli italiani in materia di innovazione, conferma: "Il vero problema? In America davanti a una nuova idea si dice: fantastico! E si prova a realizzarla, magari poi si cambia se non funziona. In Italia non si crede al cambiamento".

Chissà se anche le aziende locali registrano questi trend. E quante hanno messo le nuove tecnologie al centro del proprio business, se son più o meno di quelle di altri territori italiani, quali risultati hanno ottenuto.
Gli imprenditori astigiani credono al cambiamento?

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